2018-05-19
Canada, utero in affitto per legge
L'ordinamento dello Stato nordamericano finora ammetteva la maternità surrogata, ma senza passaggio di denaro. Il Parlamento adesso sta pensando di cambiare rotta.Dietrofront. Il Canada sta pensando di rivedere la propria legge sulla cosiddetta gestazione per altri. Un fatto di notevole rilievo perché si tratta di uno dei pochi Paesi al mondo in cui è la maternità surrogata è permessa, mentre l'utero in affitto risulta vietato dal momento che le madri surrogate, formalmente, possono ricevere solo dei rimborsi spese. Non solo: il divieto di compensi, secondo quanto stabilito dalle disposizioni in materia di riproduzione del 2004, vale anche per i donatori di sperma e ovuli e prevede pene pesanti, pari a fino 10 anni di prigione e 500.000 dollari di multa. Allo stesso modo, la legge vieta a terzi di essere remunerati per organizzare procedure di maternità surrogata. L'ordinamento canadese è insomma davvero restrittivo, e proprio per questo viene sovente indicato dai nostrani sostenitori dell'utero in affitto a modello di come la pratica possa essere permessa senz'alcuna forma di sfruttamento. Ora però le cose potrebbero cambiare. Il parlamentare Anthony Housefather ha infatti annunciato che presenterà un disegno di legge per depenalizzare i pagamenti sia nella maternità surrogata sia nella commercializzazione di sperma ed ovuli. Per capire cosa stia spingendo Housefather - che, si è ironizzato, ha il miglior cognome per occuparsi dell'argomento - in questa direzione, occorre fare un passo indietro.Il riferimento anzitutto è al caso di Leia Picard, del Canadian fertility consultants (Cfc), un'agenzia di sostegno alla fertilità con sede a Brighton, Ontario, una città 150 chilometri a est di Toronto. Nel 2014, la Picard è stata accusata e poi condannata a una multa salata, pari a 60.000 dollari, sia per aver pagato con rimborsi «gonfiati» donatrici di ovuli e madri surrogate, sia per aver ricevuto compensi per organizzare conto terzi procedure di utero in affitto. Il caso della Picard, raccontato dettagliatamente in un articolo apparso sul Canadian medical association journal, in realtà non ha danneggiato la sua agenzia, tornata a lavorare come e più di prima, però ha costituito un precedente.Ne è nata una riflessione, alimentata anche dal fatto che in Canada si registra una certa penuria di sperma per l'inseminazione artificiale. Le richieste vengono infatti soddisfatte a malapena e, da questo punto di vista, la presenza di una sola banca del seme in tutto il Paese e il divieto di ricevere compensi di certo non aiutano, col risultato che anche i donatori non sembrano la massima garanzia del «prodotto». «Chi sono costoro che stanno andando alla banca del seme per donazioni senza compenso?», si è chiesta Ellen Trachman del Trachman law center, uno studio di Denver specializzato in leggi sulla riproduzione assistita, «probabilmente non i futuri padri più desiderabili». Tutto ciò fa sì che quanti abbisognano di un donatore di sperma spesso guardino oltre i confini nazionali. Viceversa, a quanti desiderano avere un figlio restando in Canada tocca fronteggiare più di qualche difficoltà. Emblematiche, in proposito, le risultanze di un report del 2016 che ha messo in luce come alla banca del seme non risultassero che una cinquantina di donatori, dunque davvero pochi per un Paese di 35 milioni di abitanti, e senza alcuna garanzia, con questi numeri, di diversità etnica. Di qui la partenza di molti aspiranti genitori canadesi per Stati con un regolamentazione meno rigida. Che è un po' quello che si verifica in Inghilterra, dove da molti anni il Surrogacy arrangements act consente sì la gestazione per altri, ma ne vieta ogni commercializzazione.Peccato che questo spinga un numero molto elevato di coppie inglesi a lasciare temporaneamente la vecchia Albione alla volta di Stati Uniti, India, Ucraina. Tornando al Canada, va comunque rimarcato come quella annunciata da Housefather, per ora, sia solo una proposta di legge. Resta da capire in che termini sarà formalizzata e quale accoglienza politica le sarà riservata. Tuttavia, nel mondo degli affari legato all'utero in affitto si respira un certo ottimismo. La speranza è infatti che il Canada possa subire l'influenza nordamericana, che da una parte ha visto Washington D.C. e lo Stato di Washington prima contrari all'utero in affitto e poi permissivi verso gli accordi di maternità surrogata, e, dall'altra, vede oggi New York e il New Jersey mostrare i primi segnali di apertura.Certo che se così fosse, se cioè davvero l'osannata normativa canadese sulla maternità surrogata venisse rivista, sarebbe un fatto di portata storica; non solo per le implicazioni economiche che questo comporterebbe, ma perché dimostrerebbe come, una volta che una pratica tanto inumana come quella dell'utero in affitto trova spazio nell'ordinamento, poi non ci sono limitazioni che tengano. Perché sì, love is love. Ma money is money.
Nella prima mattinata del 28 ottobre 2025 la Guardia di Finanza e la Polizia di Stato hanno eseguito numerose perquisizioni domiciliari in tutta Italia ed effettuato il sequestro preventivo d’urgenza del portale www.voltaiko.com, con contestuale blocco di 95 conti correnti riconducibili all’omonimo gruppo societario.
Si tratta del risultato di una complessa indagine condotta dal Nucleo Operativo Metropolitano della Guardia di Finanza di Bologna e dal Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica per l’Emilia-Romagna, sotto la direzione del Pubblico Ministero Marco Imperato della Procura della Repubblica di Bologna.
Un’azione coordinata che ha visto impegnate in prima linea anche le Sezioni Operative Sicurezza Cibernetica delle varie Regioni e gli altri reparti territoriali della Fiamme Gialle nelle province di Bologna, Rimini, Modena, Milano, Varese, Arezzo, Frosinone, Teramo, Pescara, Ragusa.
L’operazione ha permesso di ricostruire il modus operandi di un gruppo criminale transnazionale con struttura piramidale tipica del «network marketing multi level» dedito ad un numero indeterminato di truffe, perpetrate a danno anche di persone fragili, secondo il cosiddetto schema Ponzi (modello di truffa che promette forti guadagni ai primi investitori, a discapito di nuovi investitori, a loro volta vittime del meccanismo di vendita).
La proposta green di investimenti nel settore delle energie rinnovabili non prevedeva l’installazione di impianti fisici presso le proprie abitazioni, bensì il noleggio di pannelli fotovoltaici collocati in Paesi ad alta produttività energetica, in realtà inesistenti, con allettanti rendimenti mensili o trimestrali in energy point. Le somme investite erano tuttavia vincolate per tre anni, consentendo così di allargare enormemente la leva finanziaria.
Si stima che siano circa 6.000 le persone offese sul territorio nazionale che venivano persuase dai numerosi procacciatori ad investire sul portale, generando un volume di investimenti stimato in circa 80 milioni di euro.
La Procura della Repubblica di Bologna ha disposto in via d’urgenza il sequestro preventivo del portale www.voltaiko.com e di tutti i rapporti finanziari riconducibili alle società coinvolte e agli indagati, da ritenersi innocenti fino a sentenza definitiva.
Nel corso delle perquisizioni è stato possibile rinvenire e sottoporre a sequestro criptovalute, dispositivi elettronici, beni di lusso, lingotti d’oro e documentazione di rilevante interesse investigativo.
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