2025-08-13
Il campo sgomberato due volte. Inutilmente
Roulotte e ammassi di immondizia in un campo rom (Imagoeconomica)
L’accampamento di via Selvanesco è un focolaio di degrado. Le roulotte vengono cacciate, ma poi tornano.Pugno durissimo del leader della Lega: «Sgombero e genitori da arrestare». Beppe Sala fa scaricabarile: «Ci deve pensare il governo». Roberto Vannacci: «Anni di illegalità tollerata».Lo speciale contiene due articoliUn campo rom come tanti per una storia che non è come le altre. Via Selvanesco, zona Sud di Milano, selvaggia e silvana in tutto, non solo nel nome. Terra battuta e alberi. E verde, tanto verde tutto attorno. Cercando questa strada sulla mappa, colpisce che più su, a Nord, si trovi l’università Bocconi e poi, alzando ancora lo sguardo, il Duomo. Realtà completamente distanti per vite agli antipodi. Opposte e inconciliabili. È lì, in quel campo illegale, che vivevano i quattro minorenni che hanno investito e ucciso Cecilia De Astis. Ci si arriva attraversando delle mulattiere che, una volta, battevano solamente i pensionati che si ostinano a coltivare quei pochi fazzoletti di terra che si trovano ancora nella periferia a Sud di Milano. Poi sono arrivate le prime macchine e le prime roulotte e, in poco tempo, tutto è cambiato. E, soprattutto, si sono registrati i primi furti. Piccoli oggetti, frutta e verdura. Ma oggi, a guardare il campo, molto di più. Le carcasse di macchine probabilmente rubate e poi date alle fiamme sono molte. Stesso destino degli enormi sacchi che si trovano ai bordi della strada. Immondizia e tutto quello che non si voleva più tenere nel campo. Tutto gettato lì e spesso bruciato. I primi gruppi di rom sono tornati in via Selvanesco lo scorso novembre. Camper e roulotte che sostavano solamente di notte, mentre di giorno si muovevano. Si spostavano lentamente per tornare. Poi hanno deciso di fermarsi nel campo illegale stabilmente. Ancora una volta. L’ultimo sgombero di quest’area era stato fatto nel 2017 e, prima ancora, nel 2013. Le cronache di quei giorni sono le stesse di quelle di oggi: famiglie rom che vivevano in condizioni igieniche precarie, in mezzo a rifiuti pericolosi e roghi continui. Poi l’allontanamento, l’Amsa che demolisce tutto e un po’ di sollievo per gli abitanti della zona, che ormai non ce la facevano più a vivere così. Ma solo per poco. Perché i rom, da quell’area di proprietà di un bosniaco, come riporta l’Adnkronos, vanno e vengono. Nel 2013, il Comune di Milano sgombera il campo - come riporta una nota dell’epoca - «visto che le famiglie rom abitavano in un contesto ambientale malsano, in mezzo a rifiuti pericolosi, con incendi appiccati per smaltire le numerose masserizie abbandonate». Proprio come oggi. Poi però le famiglie rom fanno appello al Tar, che però non accetta, per evitare lo sgombero, data la «totale assenza dei requisiti minimi di vivibilità per le persone insediate nell’area, tra cui diversi minori e la contestuale presenza di rifiuti eterogenei ed organici con probabile infestazione di ratti». Il Comune allontana così le «48 persone del campo, tra cui 33 minori, viene proposta l’ospitalità dei Centri di emergenza sociale, ma nessuno accetta l’offerta», concludeva la nota del 2013. Perché l’integrazione non è possibile. Perché in quel campo i traffici illegali erano e sono ancora oggi tanti e, soprattutto, non sono conciliabili con una vita normale, al fianco della comunità locale. Il Comune all’epoca aveva agito, questa volta no. I rom vanno e vengono da via Selvanesco. Nel 2021, la polizia locale si mette a investigare sul campo, dopo la segnalazione di un residente che, di notte, vede continui roghi non distanti dalle baracche. Le forze dell’ordine indagano e scoprono che, non appena cala il sole, diversi furgoni, di persone che non appartengono al campo, entrano nell’area. Portano con sé rifiuti di ogni tipo: elettrodomestici, materassi, divani e oggetti di metallo. Tutto finisce tra le fiamme per smaltire la parte indifferenziata e, soprattutto, per estrarre il ferro là dove possibile. Perché il traffico all’epoca girava tutto attorno a questo materiale. Due montenegrini, poi allontanati dall’Italia, si adoperavano infatti per mettere da parte il ferro e poi rivenderlo, oltre a smaltire tutti i rifiuti abusivi. L’ennesimo traffico illegale del campo, interrotto anche se solo momentaneamente. Perché il bosniaco che possiede quel terreno ha deciso di offrirlo alla comunità, rendendo di fatto inutile il lavoro delle forze dell’ordine. Dal Viminale fanno sapere che «l’accampamento a Gratosoglio non è mai stato portato dal Comune di Milano all’attenzione del tavolo sui campi nomadi in Prefettura» e che «l’insediamento in questione si trova su un terreno privato e vi risiedono in gran parte donne con figli minori, molti dei quali - dalle prime notizie pervenute - potrebbero essere nati in Italia o con cittadinanza italiana».Si sgombera, ma poi i rom tornano sempre. In genere, pochi adulti e molti giovani, spesso minorenni, che vengono mandati allo sbaraglio perché non punibili. Che non hanno futuro, perché lo rigettano, e che vivono delinquendo, bruciando le proprie vite e, come nel caso di Cecilia De Astis, anche quelle altrui.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/campo-rom-assassini-cecilia-deastis-2673879773.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="salvini-campo-da-radere-al-suolo" data-post-id="2673879773" data-published-at="1755042512" data-use-pagination="False"> Salvini: «Campo da radere al suolo» Rintracciati i quattro ragazzini che hanno investito e ucciso Cecilia De Astis a Milano, si accende il dibattito politico o, meglio, lo scontro Lega-sindaco Beppe Sala. A chiedere di «sgomberare e poi radere al suolo il campo rom» è il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini: «Cecilia è stata travolta e uccisa da un’auto pirata, rubata e guidata, da quattro minorenni rom», scrive Salvini nel post su X, «Campo Rom da sgomberare subito e poi radere al suolo, dopo anni di furti e violenze, pseudo “genitori” da arrestare e patria potestà da annullare. Sindaco Sala e sinistre, ci siete???».Il primo a rispondere al tweet, dalle vacanze in Portogallo, è stato il leader di Azione, Carlo Calenda: «Io sono favorevole allo sgombero di tutti i campi rom. Non ho capito, però, perché lo chiedi al sindaco e non al ministro degli Interni. Mi sembra una presa per i fondelli dei cittadini per ragione di propaganda politica. Il che è fondamentalmente l’unica cosa che fai nella vita». Tirato per la giacchetta, il sindaco Sala attacca stizzito: «Sulla morte di una persona in circostanze così terribili trovo vergognoso speculare, soprattutto da parte di alti rappresentanti del governo. Siamo vicini alla famiglia della donna scomparsa. Non ci sono dubbi che le famiglie dei ragazzi coinvolti devono rendere conto di quanto è successo. E su questo chiediamo la massima intransigenza». Sala chiarisce anche la questione del controllo dei campi rom attorno alla città: «Sulla presenza di insediamenti rom e il loro superamento, il tavolo di coordinamento con le forze dell’ordine è in prefettura, organo periferico del ministero degli Interni», conclude il primo cittadino.Tranchant l’intervento di Silvia Sardone, europarlamentare e vicesegretario del Carroccio: «Mentre una povera signora milanese muore, investita e uccisa da quattro rom minorenni, il sindaco Sala trova il tempo di attaccare la Lega e Salvini. Che ignobile squallore, che patetico buonismo. La sinistra non solo ha sperperato quantità esagerate di fondi nell’integrazione rom che si è dimostrata fallimentare, ma ricordiamo che governa la città praticamente da 15 anni, la maggior parte proprio guida a Sala. Invece l’unica loro garanzia è uscirne puliti con dichiarazioni di facciata, nonostante il sangue sulle nostre strade e le inchieste che inguaiano la giunta di sinistra. C’è ormai ben poco da fare, la città di Milano è fuori controllo a causa di ignavia e pressapochismo del Pd e dei suoi faccendieri. Si chiudano i campi rom e si torni al voto il prima possibile». È intervenuto su Facebook anche il presidente leghista della Regione Lombardia, Attilio Fontana: «È una tragedia che non può rimanere impunita. Non è un “incidente”, è il frutto di una catena di illegalità, arroganza e impunità che parte da lontano e che non può più essere tollerata».«Non è un tragico incidente» per il vicesegretario della Lega, Roberto Vannacci, ma «il risultato di anni di politiche fallimentari, di campi tollerati nonostante degrado e illegalità, di un sistema che rende impuniti anche i responsabili di atti gravissimi solo perché hanno qualche anno in meno. Chi governa Milano e chi ha sostenuto queste scelte ha una responsabilità morale enorme».Ha attaccato frontalmente l’amministrazione milanese anche Riccardo De Corato, deputato di Fdi e già vicesindaco di Milano: «Tutti i campi rom della città vanno controllati H24 e se non si riesce, allora bisogna subito sgomberarli e chiuderli. Con le giunte Albertini e Moratti, noi quei tipi di insediamenti li combattevamo, sgomberandoli e chiudendoli con una certa frequenza».Al sindaco di Milano risponde anche il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara: «L’omicidio della povera Cecilia De Astis insegna una cosa: “vergognoso” è solo non fare nulla lasciando che bambini e ragazzi minorenni crescano nel degrado, nella illegalità, nella assenza di istruzione, nella mancanza di regole. Con il decreto Caivano abbiamo per la prima volta previsto condanne severe per quei genitori che non mandano i figli a scuola». «Salvini chiede lo sgombero dei campi rom. Ma qui da sgomberare ci sono solo le politiche che abbandonano la dimensione sociale e chi le promuove», ha detto la capogruppo di Avs alla Camera, Luana Zanella.
(Totaleu)
Lo ha detto la vicepresidente del Parlamento europeo, Antonella Sberna (FdI), a margine dell'inaugurazione della Half Marathon Città dei Papi.
Silvio Berlusconi e Claudio Lotito al Senato in una foto del 13 ottobre 2022 (Getty Images)
Nel giorno in cui Silvio Berlusconi avrebbe compiuto 89 anni, Claudio Lotito gli dedica una lettera affettuosa: «Il modo in cui hai amato gli italiani continua a sostenerci. Hai realizzato tutti i tuoi sogni, rendendo l’Italia riconoscibile nel mondo».
«Caro Presidente, caro Silvio, auguri. Oggi compi gli anni, e anche se non sei fisicamente presente non è un problema. Potrà sembrare poco ortodosso usare questa espressione, ma il modo e l’intensità con cui hai amato gli italiani, così tanto e così profondamente, continuano a sostenerci anche se tu non ci sei più. È una cosa che è rimasta in ognuno di coloro che hanno capito che il tuo valore, come politico e come uomo, dipendevano anzitutto dalla maniera in cui i tuoi sentimenti, i tuoi pensieri e le tue azioni contribuivano allo sviluppo dell’esistenza degli altri individui. Credo che muoia lentamente chi non vive le proprie passioni, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle ‘i’ piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi. Caro Presidente, caro Silvio, il mondo è nelle mani di coloro che hanno il coraggio di sognare e di correre il rischio di vivere i propri sogni. E tu hai vissuto tutti i tuoi sogni: da imprenditore, da uomo di sport e da politico, tutti realizzati rendendo l’Italia riconoscibile al mondo. Auguri Presidente! Auguri Silvio!». Lo dichiara il senatore Claudio Lotito.
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