2021-05-29
Cambia pure la strategia spaziale
Palazzo Chigi mira a un percorso industriale parallelo a quello condiviso con la Francia. Più nomi italiani all'Esa e con Thierry Breton. Necessario rilanciare l'Asi per sfruttare il Pnrr.Arriva luglio e il Pnrr dovrà, come si dice in gergo tecnico, essere messo a terra. Gli investimenti dedicati allo spazio e all'industria dell'aerospazio sono cospicui. I dettagli si capiranno a settembre, momento nel quale toccherà anche riempire alcune caselle fondamentali nei rapporti con l'Ue e pure con la Francia. Su questo il governo Draghi sembra avere le idee chiare e voler creare un percorso parallelo a quello francese. Si tratta di avanzare le nomine all'Esa. Fino a poche settimane fa ancora circolava il nome di Giuseppe Battiston, nipote di Romano Prodi e fisico già membro dell'Asi. La sua figura divisiva è stata segnata dalla candidatura tra le fila del Pd. Mario Draghi immagina invece un rappresentante italiano che non sia divisivo e magari provenga dal mondo dell'industria. Qualcuno da pescare dalla galassia di Leonardo che possa essere indicato per la direzione industria della Difesa e dello spazio guidata da Thierry Breton. Due sono gli incarichi considerati interessanti. Il C2 dedicato alla navigazione satellitare e il C3 dedicato all'osservazione della terra. C'è inoltre l'incarico di advisor per lo spazio da tempo vacante e occupato ad interim dai finlandesi. Roma mira a sedersi lì non tanto per andare in conflitto con i francesi con cui è partner su numerosi progetti, ma per sottrarre peso ai Paesi del Nord che non vantano un know nemmeno paragonabile al nostro. Prima degli appuntamenti di ottobre, però, il governo è intenzionato a rimettere l'Asi, l'Agenzia spaziale italiana, al centro della scena. In parte si tratta di correggere la strada imboccata nel 2016 dal Mise e soprattutto di riscrivere gran parte delle mosse avviate da Riccardo Fraccaro durante il Conte bis. L'ex sottosegretario ha pesantemente depotenziato l'Asi. Adesso già a partire da luglio l'agenzia dovrà occuparsi dei progetti contenuti nel Recovery plan. Per farlo servirà una spinta politica di indirizzo da un lato ma pure un cambio di passo sul fronte industriale anche da parte di Leonardo in primis. A oggi quasi tutti i progetti sono italo francesi. Che tradotto significa con joint venture miste nelle quali comanda Parigi. Dall'autunno Piazza Montegrappa, ma lo stesso discorso vale per le altre aziende impegnate nel comparto, dovrà cercare progetti di nicchia là dove i francesi sono distratti. Chi si occuperà per esempio dei detriti spaziali? Oppure dell'elettronica? Un tempo, anni fa, l'Italia era all'avanguardia nella radaristica spaziale. Adesso ha ceduto il passo. Mentre potrebbe dedicare denaro ed energie alla quantistica. Tra l'altro i fondi del Pnrr potrebbero anche essere messi a leva. In passato ci sono stati abboccamenti tra Leonardo e Mediobanca in relazione a un fondo d'investimento tutto dedicato allo spazio. Esistono fondi di piccole dimensioni per le start up. Non bastano, ci vorrebbe un veicolo di maxi portata che dialoghi anche con le controllate di Cdp. A quel punto, per fare un esempio, il miliardo inserito nel Pnrr sotto la voce satelliti potrebbe triplicarsi. Allora sì che aziende come Avio, e la stessa Leonardo, potrebbero pensare a importanti passi verso la Luna. Il fatto che gli Stati Uniti abbiano indicato il nostro Paese come riferimento per la questione libica e abbiano chiesto alla Francia di fare un passo indietro non significa che la contropartita sia lo spazio. Non possiamo lasciare tutto in mano ai francesi. Che almeno se lo conquistino.
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson