2024-11-15
Caltagirone torna nel Monte dopo 12 anni
Francesco Gaetano Caltagirone (Imagoeconomica)
Il costruttore romano si muove per acquisire (con Delfin) una partecipazione importante (il 7%) di Mps. Insieme a Bpm e Anima, che hanno una quota del 9%, si forma un asse bancario che potrebbe essere decisivo per lo scontro con Mediobanca.«Il Monte dei Paschi per la sua storia secolare poteva essere solo banca aggregante e non aggregata». Così parlava Francesco Gaetano Caltagirone, al tempo azionista di peso nonché vicepresidente della banca senese, in un’intervista del dicembre 2007. Ovvero pochi mesi dopo l’acquisto miliardario di Antonveneta da parte di Mps. Poi, all’inizio del 2012, l’imprenditore romano vendette le sue quote, poco prima che scoppiasse la bufera giudiziaria sugli ex vertici del Monte, per spostare il suo investimento su Unicredit. «Abbiamo preso la pioggia ma siamo usciti prima che grandinasse», commentò due anni dopo con i soci di Caltagirone Editore, in assemblea di bilancio.Oggi, dopo dodici anni, torna nel capitale del Monte con una quota del 3,5 per cento. L’editore del Messaggero è infatti tra gli investitori privati, tutti italiani, che hanno rilevato le quote messe sul mercato mercoledì dal Mef liberandosi di un altro 15% e scendendo così all’11,7% per un incasso di 1,1 miliardi. Di questo pacchetto, un 5% è stato comprato dal Banco Bpm per circa 370 milioni, un 3,5% da Caltagirone e un altro 3,5% da Delfin, la cassaforte della famiglia Del Vecchio, e un 3% da Anima (che, sommata all’1% già in suo possesso, ha portato la sua partecipazione nell’istituto di Rocca Salimbeni al 4%).In Borsa ieri il titolo Mps ha chiuso con un balzo dell’11,6% a 6,15 euro. Il mercato sembra dunque scommettere sulla nascita del terzo polo bancario, con un ruolo di pivot del Banco Bpm, anche se i tempi non saranno brevi considerando che piazza Meda deve prima portare a termine l’Opa su Anima dopo la quale il Banco non solo avrà il 9% del Monte (aggiungendo anche la quota oggi posseduta dall’sgr) ma anche accesso alle oltre 1.300 filiali di Mps che è già il primo distributore dei prodotti della stessa Anima. Di cui è azionista anche Caltagirone (con il 3,5%), il quale è anche socio del Banco Bpm (con oltre l’1%).«Un’operazione di sistema», l’ha definita il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Di «sistema» per il futuro del Monte, è la scommessa della Borsa che guarda al terzo polo. Ma strategica anche per un’altra partita: quella che vede coinvolte Mediobanca e le Generali. Nella primavera del 2025 si terrà l’assemblea sul rinnovo del cda delle Generali. In quell’occasione l’amministratore delegato del Leone, Philippe Donnet cercherà il rinnovo, nonostante l’opposizione dei due grandi azionisti Delfin (al 19,81%) e Caltagirone (al 7,66%) ma forte però dell’appoggio del management di Mediobanca (azionista della compagnia triestina con circa il 13%) e anche di parte degli investitori istituzionali. Lo scorso 28 ottobre l’assemblea di Piazzetta Cuccia ha approvato a maggioranza bulgara bilancio, dividendo e politica di remunerazione, ma sono mancati all’appello proprio la holding dei Del Vecchio (azionista con il 9,9%) e l’imprenditore romano (ha il 6,9% del Leone). All’assemblea delle Generali fissata per inizio maggio, Delfin e Caltagirone tenteranno nuovamente di cambiare la governance della compagnia assicurativa e questa volta, secondo molti osservatori, avranno una carta in più come l’appoggio del governo.Sullo sfondo, ci sono le regole del gioco stabilite dal diritto societario: con la nuova legge Capitali, il cda uscente non può più presentare la lista dei manager, auto perpetuandosi praticamente in eterno, se ci sono dei grandi soci nel capitale. Tuttavia, in sede di revisione del Testo unico della finanza (Tuf) potrebbe esserci un nuovo intervento del legislatore sulla governance dei grandi gruppi, che avverrebbe entro fine marzo 2025 e dunque entro l’assemblea di Trieste. L’ultima parola spetterà comunque al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: la legge non può tornare in Aula, però se dal Quirinale verranno mossi dei rilievi, è prassi consolidata che vengano recepiti. Nel frattempo, lo shopping delle quote Mps cedute dal Tesoro ha stroncando sul nascere le possibili ambizioni del gruppo francese Crédit Agricole (azionista col 9% del BancoBpm) e di Unipol-Bper con Carlo Cimbri che nelle scorse settimane, pur mettendo le mani avanti di non essere interessato, non ha nascosto la possibilità di entrare a far parte della partita sul Monte, che avrebbe senso industriale dal momento che i prodotti assicurativi di Unipol troverebbero sbocco anche presso tutte le filiali di Mps.Dal sindacato dei bancari arriva, intanto, la voce del segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, secondo il quale «si è creato un nocciolo duro di azionisti, tutti italiani, che potrebbero in futuro interessarsi a Mps. In ogni caso, vigileremo e continueremo a essere presenti per tutelare al meglio, in qualunque scenario, le lavoratrici e i lavoratori di Banco Bpm e Monte dei Paschi». Dalla politica è invece intervenuto il vicepremier Matteo Salvini: «La sinistra era quasi riuscita a distruggere un patrimonio enorme come quello di Mps che oggi invece diventa, grazie all’azione dello Stato e a una gestione ordinata, un polo attrattivo per grandi investitori italiani».
Matteo Salvini e Giorgia Meloni (Ansa)