
«Mi dimetto e mi ricandido»: lo chiameremo metodo-Occhiuto, quello che prevede che un presidente di Regione che vuole ricandidarsi, per evitare giri di valzer, vertici, veti, controveti, riflessioni e meditazioni tra alleati, metta tutti di fronte al fatto compiuto.
Si spiega (anche così) la decisione del presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, esponente di spicco di Forza Italia, che l’altra sera ha annunciato attraverso un video sui social le sue dimissioni e conseguente ricandidatura, alla quale hanno già dato il via libera gli alleati di centrodestra. Mancava un solo anno alla scadenza naturale del mandato e Occhiuto, tra l’altro, era pure finito nel tritacarne giudiziario: con lo stesso metodo, un video sui social, lo scorso 11 giugno aveva annunciato di essere indagato dalla Procura di Catanzaro per corruzione. «Ho deciso di dimettermi», ha detto Occhiuto, «ma ho deciso anche di ricandidarmi, di dire ai calabresi: siate voi a scrivere il futuro della Calabria, a dire se la Calabria si deve fermare o se questo lavoro deve proseguire. Tra qualche settimana, quindi, si andrà a votare, e saranno i calabresi a decidere, non altri. Devo considerare quello che sta succedendo nella mia amministrazione. Sta succedendo che nessuno si assume la responsabilità di firmare niente».
Ieri Occhiuto è tornato a esternare: «Ho deciso di sottopormi di nuovo alla volontà dei calabresi», ha detto, «non perché non rispetti il lavoro della magistratura. Governo una Regione complicata, se non c’è sinergia tra chi governa e le Procure, molte cose sarebbero impossibili a farsi. Penso che la magistratura non vada mai delegittimata soprattutto in una Regione complicata come la Calabria ma a volte i tempi della giustizia non sono i tempi del governo. La politica», ha aggiunto, «deve avere la capacità, gli attributi, il coraggio di guidare i processi, nel rispetto della magistratura, nel rispetto delle indagini. Ma deve avere il coraggio di fare scelte che restituiscano agli elettori il dovere, il diritto di scegliere chi li deve governare. E, quindi, ho fatto quello che alcuni forse hanno ritenuto un atto coraggioso. Ma guardate, se uno non ha coraggio, non può governare la Calabria. In Calabria il coraggio è un prerequisito».
Tutto molto bello, avrebbe detto il vate Bruno Pizzul, ma Occhiuto ci consentirà di essere maliziosi e di leggere il suo gesto come un fulmineo contropiede che ha impedito a Fratelli d’Italia di avere un anno di tempo per rivendicare la presidenza della Regione. Non solo: sempre per malizia notiamo come il primo a complimentarsi con Occhiuto per la sua decisione, l’altro ieri sera, sia stato Matteo Salvini. Lo stesso Salvini che ha, poi, «utilizzato» Occhiuto per tentare di blindare la candidatura alla presidenza del Veneto per la Lega: «Il Veneto? La mia speranza e la mia ambizione», ha detto Salvini, «è che squadra che vince non si cambia. Nelle Marche è ricandidato Francesco Acquaroli di Fratelli d’Italia, immagino che in Calabria verrà ricandidato Occhiuto, che è di Forza Italia, con Luca Zaia e la Lega il Veneto è un modello vincente, se squadra che vince non si cambia, immagino che la Lega possa mettere a disposizione un governatore che faccia bene come Zaia in questi anni».
Dunque, la Calabria si aggiunge a Veneto, Campania, Puglia, Toscana e Marche nell’elenco delle Regioni che andranno al voto il prossimo autunno. La mossa di Occhiuto non ha spiazzato solo gli alleati ma, soprattutto, gli avversari: sarà molto difficile per il centrosinistra individuare in poche settimane un candidato in grado di competere con il presidente uscente.






