2023-10-20
Ma tra giudici e leggi cacciare i jihadisti è ancora un’impresa
Ursula von der Leyen (Getty Images)
Per evitare che gli allontanamenti siano sabotati dai magistrati, si approvi la norma che punisce la propaganda islamista online.Il numero uno della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, a 48 ore dall’attentato di Bruxelles, chiede un cambio di passo nell’approccio all’immigrazione e soprattutto nella gestione delle espulsioni. Il riferimento è agli immigrati che arrivano su suolo europeo e si radicalizzano, diventando aspiranti o veri e propri terroristi. Parole sacrosante, quelle della presidente, a meno che non si rivelino esclusivamente un anticipo della prossima campagna elettorale. La Von der Leyen dovrebbe infatti sapere che dal dire al fare c’è di mezzo una serie lunghissima di problematiche e di ostacoli che frenano la posizione di buon senso e di tutela della sicurezza nazionale. È vero, l’Italia ha espulso dal 2015 a oggi poco più di 700 persone non gradite e pericolose, ma nel complesso resta un’impresa ardua. A fare da stop e ostacolo ci sono le sentenze contro il recente decreto immigrazione varato dal governo lo scorso maggio. I casi del tribunale di Catania, legati al nome del giudice Iolanda Apostolico, hanno tenuto banco per giorni. Ma le sentenze di stop alle espulsioni si possono tracciare in numerosi altri tribunali. Roma e Bologna, in testa. Senza contare il caso estremo che ha contraddistinto una sentenza a Firenze. Due settimane fa, una toga del capoluogo toscano ha annullato l’espulsione di un cittadino tunisino con le seguenti motivazioni: «La grave crisi socioeconomica, nonché la crisi politica in atto» in Tunisia «sono tali da rendere obsoleta la valutazione di sicurezza compiuta a marzo dal governo italiano». Nessuna norma consente a un giudice di valutare se una nazione sia da considerarsi sicura o meno, si tratta di una lista che compete ad altri poteri dello Stato. Insomma, tali complessità e soggettività, dopo la riesplosione del conflitto arabo-palestinese, diventano un problema plastico per la gestione della sicurezza. Per questo si aprono due fronti. Il primo è di natura politica. E di fatto riguarda il coordinamento con gli altri Paesi europei. Il secondo è di natura legislativa. E qui potrebbero tornare buoni una relazione del Copasir e alcuni emendamenti bipartisan. Nella scorsa legislatura, era stata presentata alla Camera una proposta di legge, firmata dall’attuale sottosegretario alla Difesa, Matteo Perego Di Cremnago, e da Emanuele Fiano, dal titolo «Misure per la prevenzione dell’estremismo violento o terroristico e della radicalizzazione di matrice jihadista», che tra le altre cose prevedeva di colpire «chiunque consapevolmente si procura o detiene materiale» di propaganda terroristica, punendolo con una pena fino a tre anni di reclusione. Equiparando in buona sostanza il possesso di documenti che inneggiano alla jihad a quello del materiale pedopornografico. La legge però, dopo aver superato tutto l’iter delle commissioni, è rimasta impantanata, a causa della fine anticipata della legislatura. Ripescare il testo potrebbe fornire nel breve tempo strumenti più efficaci agli inquirenti e, inserendo obblighi di espulsione, ridurre l’incognita della magistratura. Contattato telefonicamente, il sottosegretario all’Interno, Emanuele Prisco, ha spiegato che «urge una norma contro la radicalizzazione islamica che consenta di fermare - e quindi espellere - chi detiene materiale che inneggia o istiga alla radicalizzazione. Già nel corso della passata legislatura se ne parlò su input del Copasir ma poi ne se ne fece niente, sebbene avesse raggiunto un consenso abbastanza trasversale». «Il testo del recente decreto immigrazione in fase di conversione, le norme del Tulps (Testo unico legge di pubblica sicurezza, ndr) e con l’aggiunta di una norma che ricomprenda questa fattispecie avremmo uno strumento che consentirebbe di arrestare e espellere soggetti pericolosi», ha aggiunto il sottosegretario, «fornendo così strumenti aggiornati ed efficaci nel contrasto al terrorismo».Vale la pena tenere presente che se fino a una decina di anni fa i luoghi di incontro e di affiliazione erano prossimi alle moschee o alle madrasse, adesso si fa quasi tutto da remoto, come dimostra l’arresto a Milano di Alaa Refai e Gharib Nosair , due lupi solitari affiliati all’Isis e apparentemente integrati. «L’adesione al jihadismo continua a vedere un terreno fertile nel Web, principale luogo di proselitismo, dove vengono condivisi articoli, video e materiale di tipo più strettamente propagandistico e dove circola una “manualistica” sulla produzione di ordigni o contenente le istruzioni per procedere con attentati di vario genere», si legge nella relazione del Copasir, firmata nel 2021 da Adolfo Urso, relazione che ha contribuito all’iter di lavorazione degli emendamenti bipartisan contro la radicalizzazione. Tradotto, gli inquirenti meneghini da tempo controllavano i due lupi solitari, ma hanno potuto procedere all’arresto solo due giorni fa quando sono scattate prove concrete di proselitismo e finanziamento. Il rischio è di arrivare tardi, far passare gli anni e assistere di nuovo a drammi come quelli di Bruxelles che si sono originati da sbarchi clandestini più di un decennio fa. Il suggerimento normativo di Prisco rischia di essere l’uovo di Colombo. Va raccolto.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.