- Non solo caccia e pesca, ma anche outdoor, nautica e un intero padiglione dedicato alla cinofilia: la seconda edizione di Eos è stata un grande successo che ha visto rappresentati 201 marchi e messo in luce le eccellenze del made in Italy.
- L'eurodeputato di Fdi Sergio Berlato, presidente dell'Associazione per la cultura rurale: «Dobbiamo fare in modo che i cacciatori italiani vengano equiparati nei doveri ma anche nei diritti a tutti gli altri 7,5 milioni di cacciatori europei».
Non solo caccia e pesca, ma anche outdoor, nautica e un intero padiglione dedicato alla cinofilia: la seconda edizione di Eos è stata un grande successo che ha visto rappresentati 201 marchi e messo in luce le eccellenze del made in Italy.L'eurodeputato di Fdi Sergio Berlato, presidente dell'Associazione per la cultura rurale: «Dobbiamo fare in modo che i cacciatori italiani vengano equiparati nei doveri ma anche nei diritti a tutti gli altri 7,5 milioni di cacciatori europei».Lo speciale contiene due articoli.Una conferma, tante novità e un grande successo: è la sintesi della tre giorni di Eos 2023-European outdoor show, la fiera dedicata alla caccia, alla pesca e al tiro sportivo giunta alla seconda edizione. Dopo i buoni numeri dello scorso anno, l'evento ospitato da Veronafiere ha confermato e superato le aspettative registrando migliaia di ingressi, grazie a uno spazio espositivo ben organizzato e allestito nei minimi dettagli per garantire ai visitatori la miglior esperienza possibile tra gli stand.In sintesi, cinque padiglioni, 201 marchi rappresentati, da Beretta, Benelli, Fiocchi, a Bignami, Crispi e molti altri, per un totale che rappresenta il 191% in più rispetto alla passata edizione e un affluenza che ha superato ogni più rosea aspettativa con 13.400 biglietti staccati alle casse nel giorno di apertura, sabato 11 febbraio. Numeri e soddisfazione confermata dalle parole dell'ad di Eos, Patrizio Carotta: «Ci siamo sforzati nel ripagare la fiducia che gli espositori hanno riposto in noi e abbiamo cercato di fare la fiera più bella, più attrattiva e coinvolgente. Abbiamo raddoppiato i biglietti venduti online. Questa fiera vuole essere sempre più rispondente a quanto meritano la produzione del made in Italy e il mercato di riferimento. Qui è fortissima la componente del made in Italy che in questo settore è seconda solo a quella statunitense, il che è motivo di orgoglio e ci spinge ad aspirare a qualcosa di più anche dal punto di vista fieristico». Ed è proprio il valore dell'intero comparto che riguarda il mondo della caccia, della pesca e dell'outdoor che fa guardare al futuro con ottimismo. «Quella passata, infatti» - ha ricordato Carotta - «È stata l'ennesima annata record per la produzione di armi in Italia». Sono state oltre 1.140.000 le armi sportive prodotte dalle nostre aziende, l'87% delle quali sono state esportate in tutto il mondo, con le armi lunghe sportive e da caccia in testa alla classifica. Un comparto che vale complessivamente, tra produzione diretta e attività collegate, 7,5 miliardi di euro, pari a mezzo punto del nostro Pil, e che dà lavoro ogni anno a 19.000 addetti, 80.000 considerando anche i settori correlati. Per quanto riguarda, poi, il settore dell'outdoor, il 2021 è stato un anno da incorniciare con l'incremento del 27% delle vendite in Italia con 986 milioni di prodotti immersi sul mercato, soprattutto di abbigliamento e calzature, con un incremento del 16%. Un trend che sembra confermato anche per l'anno 2022.Eos è stata un'occasione per ricordare, inoltre, come in Italia ci siano circa 2,5 milioni di pescatori sportivi e ricreartivi e oltre 100.000 che praticano questa attività a livello agonistico, per un giro d'affari e un indotto stimabile in quasi 3 miliardi di euro. Un bacino di interesse costituito da innumerevoli appassionati che spendono per il loro aggiornamento tecnologico e per il miglioramento dell'ambiente. E proprio a proposito di ambiente, è importante ribadire il concetto di tutela e salvaguardia della fauna selvatica affidata a chi questo mondo lo frequenta ogni giorno, nel pieno rispetto delle regole. «Giova ricordare» afferma Carotta - «Che siamo noi, cacciatori e pescatori, i veri paladini del territorio come ci ricorda una brillante compagnia di Fondazione Una. Con il nostro impegno, inoltre, stiamo contribuendo all'educazione delle nuove generazioni rivolta alle buone pratiche ecologiche e al rispetto ambientale».Presente alla giornata inaugurale di Eos 2023 anche Francesco Lollobrigida. Il ministro dell'Agricoltura della sovranità alimentare e delle foreste ha tenuto non solo a ringraziare gli espositori e i lavoratori che tengono in piedi questo settore, ma ha anche manifestato il suo pieno appoggio e quello del governo a portare avanti le battaglie su cui occorre lavorare per tutelare questo settore. In primis, quella più attuale, il divieto dell'uso delle munizioni di piombo nelle zone umide voluta dall'Ue, ma prontamente corretta da una circolare firmata dallo stesso Lollobrigida e dal ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, che permetterà di interpretare in modo più opportuno «un regolamento europeo fatto partendo da un presupposto ideologico, che non riesce a declinarsi a causa di compromessi in una lettura idonea a poter tutelare da una parte l’ambiente e dall'altra tutte le attività a esso connesse» ha spiegato Lollobrigida durante il suo intervento a Veronafiere. Il problema alla base di questa norma è di natura interpretativa e nella definizione di «zone umide» che avrebbe generato molta confusione e prodotto una serie di contestazioni. Per far fronte a tutto questo e al danno verso cui stavano andando incontro migliaia di cacciatori e praticanti delle attività sportive relative al tiro, le associazioni venatorie riconosciute come Federcaccia, Arcicaccia, Enalcaccia, Anlc, Italcaccia, Anuu Migratoristi e il Comitato nazionale caccia e natura hanno costituito una cabina di regia per chiedere al governo risposte e contromisure adeguate alle criticità emerse da questo regolamento. Il titolare del ministero di via XX Settembre ha poi sottolineato come questo regolamento «possa diventare per qualcuno uno strumento per vietare delle cose che invece sono legali nel nostro Paese» e ha precisato che «questa circolare interpretativa ridurrà al minimo i disagi di chi frequenta l’ambiente e le attività venatorie, classificando le zone umide nella maniera più specifica possibile, senza lasciare all’interpretazione del singolo soggetto e senza costringere le forze dell’ordine a doverle interpretare in senso restrittivo».Tra le novità più importanti e apprezzate dal pubblico presente a Eos quest'anno, un intero padiglione, il 6, dedicato al mondo dei cani e organizzato in collaborazione con l'Enci, l'Ente nazionale della cinofilia italiana, con la presenza di più di mille cani, da caccia ma anche di affezione. Una grande affluenza c'è stata anche al Trap Concaverde di Lonato, nella limitrofa provincia di Brescia, facilmente raggiungibile dai visitatori di Eos grazie al collegamento organizzato da Veronafiere con le navette. Sulle linee dedicate al Compak sporting e al tiro con le armi rigate e le pistole, predisposte eccezionalmente per questa fiera, 250 appassionati hanno avuto la possibilità di provare tutte le 11 armi messe a disposizione da Beretta e Benelli. C'è poi tutto il mondo appartenente al tiro sportivo, con gli stand della Fitav, la Federazione italiana tiro a volo, della Fitds, la Federazione italiana tiro dinamico sportivo, e quello dell'Unione italiana tiro a segno. Il presidente della Fitav, Luciano Rossi, ha commentato così l'evento e la presenza del ministro Lollobrigida: «La presenza del ministro Lollobrigida va salutata con un grande applauso perché è raro che un ministro dell'Agricoltura riservi meritate attenzioni al nostro mondo, gli siamo grati e apprezziamo molto. Mi complimento con gli organizzatori di questa fiera perché nessuno di noi si aspettava questi dati e invece dobbiamo capacitarci che siamo capaci di sorprendere e di dare fiducia al futuro del nostro mondo, che è il mondo della ruralità, dello sport, delle persone per bene che sono qui riunite».Nello stand di Fondazione Una, invece, oltre a ricordare l'importanza del progetto «Operazione paladini del territorio» che ripartirà in primavera dal 22 al 30 aprile con l'edizione 2023 con l'obiettivo di promuovere la tutela dell'ambiente e che nella scorsa edizione ha coinvolto più di 3.000 persone e oltre 100 comunità locali che insieme sono riuscite a ripulire i boschi e altre aree naturali in Italia da circa 20 tonnellate di rifiuti depositati illegalmente, i visitatori hanno potuto deliziarsi con una degustazione di gastronomia sostenibile, grazie al prezioso lavoro delle cuoche, blogger e influencer Barbara Benetti e Renata Briano, che è anche presidente del comitato scientifico di Fondazione Una, preparando alcuni piatti a base di carne di selvaggina proveniente dalla filiera promossa dal progetto «Selvatici e buoni».Per chiudere, il presidente di Veronafiere Federico Bricolo ha dichiarato: «Eravamo sicuri del successo, ma così tanta gente non ce l'aspettavamo. Si fa fatica a camminare tra i corridoi, per cui complimenti a tutti gli organizzatori e allo staff di Veronafiere che hanno lavorato per predisporre tutto questo. Questo settore, in generale, è un settore che sta crescendo e ha bisogno di essere sostenuto. Ringrazio per questo la presenza di Lollobrigida, perché un ministro che vuole venire a questa fiera è un segnale importante, un segnale che il governo è collegato a sostenere un settore importante come quello che viene qui rappresentato».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/caccia-pesca-tiro-verona-eos-2659407013.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="chiediamo-regole-certe-per-poter-esercitare-la-nostra-attivita-nel-rispetto-della-legge" data-post-id="2659407013" data-published-at="1676298021" data-use-pagination="False"> «Chiediamo regole certe per poter esercitare la nostra attività nel rispetto della legge» Sergio Berlato Presente a Eos 2023 anche Sergio Berlato, in qualità non solo di eurodeputato di Fratelli d’Italia, ma anche come presidente di Acr, l'Associazione per la cultura rurale che da anni aggrega le diverse categorie sociali, economiche e culturali afferenti al mondo rurale con l'obiettivo di tutelare, valorizzare e difendere il patrimonio inestimabile costituito dal nostro Paese. Berlato che ha già presentato una prima proposta di modifica della legge 157/92 sulla quale cercherà di far convergere la politica e le associazioni venatorie.Onorevole, a che punto è il processo per rinnovare questa norma?«Ormai la legge sulla caccia è inadeguata e obsoleta. Puntiamo a inserire il concetto delle “cacce per periodi e per specie”, definendo archi temporali all’interno dei quali possano essere prelevate le specie considerate in buono stato di conservazione, nel pieno rispetto delle direttive comunitarie, ma anche nel rispetto degli usi, dei costumi e delle tradizioni locali».La presenza del ministro Lollobrigida ha un significato importante. Che cosa chiede il mondo della caccia al governo?«Il nostro è un mondo che non chiede né aiuti da parte dello stato, né contributi. Chiediamo soltanto regole certe e di poter esercitare la nostra attività nel rispetto della legge e delle direttive comunitarie. Noi purtroppo abbiamo in Italia una legge vecchia di oltre 30 anni, che è titolata “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio"».Cosa significa?«Che il legislatore italiano ha messo in primo piano la tutela e la protezione della fauna selvatica e poi, laddove compatibile, anche l'esercizio dell'attività venatoria. In questo senso noi abbiamo la legge più restrittiva di tutta Europa. Io, da deputato italiano al Parlamento europeo, ho modo di compararle e vogliamo fare in modo che i cacciatori italiani siano equiparati nei doveri ma anche nei diritti a tutti gli altri 7,5 milioni di cacciatori europei».Come si può fare?«Vorremmo una revisione, sempre nel rispetto delle due direttive comunitarie, la Uccelli e la Habitat, che ci faccia usufruire di una legge più equilibrata e meno restrittiva. Perché a causa di queste restrizioni, molte persone vanno a esercitare la loro attività venatoria all'estero dove le normative sono più equilibrate facendo perdere ingenti somme all'indotto economico. Tutti questi soldi che vengono spesi all'estero potrebbero essere investiti qui in Italia per integrare il reddito degli agricoltori, per aiutarli a rimanere sul territorio, a contribuire alla tutela dell'ecosistema e questo garantirebbe la permanenza sul territorio degli imprenditori agricoli grazie ai quali si garantisce la manutenzione del territorio che è la condizione necessaria per prevenire dissesti idrogeologici».Come giudica l'intervento del governo per fare chiarezza sul divieto del piombo nelle zone umide imposto dall'Ue?«Questo nuovo regolamento approvato a maggioranza risicata dal Parlamento europeo non ha tenuto conto di specificare quali fossero queste zone umide, perché secondo alcune interpretazioni anche delle zone temporaneamente allagate da un acquazzone oppure bagnate da un rigagnolo d’acqua potrebbero essere definiti tali. Fortunatamente il governo italiano ha chiarito quali sono queste zone umide, zone dentro le quali vengono tutelate le specie in via d’estinzione, evitando interpretazioni soggettive anche da parte delle autorità competenti, creando una serie di contenziosi e un’incertezza normativa».Ha fatto un giro tra i padiglioni di Eos, che impressione ha avuto?«Ottima perché c'è una grande presenza di pubblico, a dimostrazione che c'è un grande interesse e un fermento in questi mondi che rappresentano non solo le attività sportive, o passioni come la caccia e la pesca, ma anche qualcosa di importante dal punto di vista economico e occupazionale. Va sempre ricordato come solo la caccia e l'indotto a essa collegato dia lavoro a circa 200.000 famiglie».Ci sono oltre 200 marchi che rappresentano una grossa fetta del made in Italy e migliaia di appassionati. Che significa?«È la dimostrazione che questo è un ambiente sano. In particolare quello della caccia, un'attività che per esercitarla occorre avere dei requisiti di natura psicofisica che vengono accertati periodicamente dalle autorità competenti e per avere il porto d'armi bisogna avere una condotta ineccepibile, altrimenti viene revocato».Perché in Italia esiste ancora questa demonizzazione nei confronti della caccia e dei cacciatori?«Un approccio ideologico ha portato a considerare queste attività pericolose perché vengono usate delle armi, ma in realtà non è l'arma in sé a essere pericolosa, ma il mondo in cui la si usa. Queste sono persone che per poter usare armi sportive, non da guerra, devono superare un esame di abilitazione e un esame molto complicato per quanto riguarda la conoscenza della fauna selvatica, delle sostanze chimiche, di pronto soccorso. E, inoltre, va sottolineato anche un altro aspetto».Quale?«Il cacciatore, per esercitare queste attività in un arco limitato di tempo, che normalmente va dalla terza domenica di settembre a fine gennaio, paga delle tasse di concessione governativa di 173,16 euro. Oltre a questa tassa governativa ne paga un’altra di concessione regionale stabilità dalle regioni e che può essere di pari importo di quella governativa. Oltre a queste tasse di concessione governativa e regionale, ogni cacciatore paga annualmente una quota di accesso agli Ambiti Territoriali di Caccia o ai Comprensori Alpini che va dai 100 ai 600 euro. Oltre a questo si paga la tassa di concessione per gli appostamenti che si aggira attorno ai 60 euro. Non c'è nessuno che paga così tanto per usufruire per un periodo così limitato di ciò che la natura ci offre gratuitamente».Lei è anche presidente di Acr. Cosa fa la vostra associazione?«L'Associazione per la cultura rurale mette insieme agricoltori, allevatori, cacciatori, pescatori, cercatori di funghi, di tartufi. Abbiamo un dialogo quotidiano con la parte propositiva del mondo ambientalista, cioè quelli che come noi vogliono la tutela dell'ambiente, perché noi siamo i primi a sapere che se non c'è ambiente non c'è fauna, e se non c'è fauna non ci possono essere le attività che esercitiamo. Quindi non per moda, ma per necessità noi tuteliamo l'ambiente e l'ecosistema perché da questo dipende anche il futuro delle nostre attività. Acr unisce le forze di coloro che hanno una radice comune, che è la cultura rurale, per fare i modo di proporsi sia all'opinione pubblica che alle istituzioni in modo tale da far conoscere cosa siamo e cosa rappresentiamo in termini numerici, economici e occupazionali».Quanto conta una corretta comunicazione nel vostro mondo?«Moltissimo. Abbiamo capito che si vince o si perde nella comunicazione. Possiamo fare le cose più belle del mondo, ma se non si comunicano correttamente, la percezione che avrà l'opinione pubblica e le istituzioni sarà una percezione falsata. Serve dare informazione corretta perché queste attività rappresentano anche storia e cultura, oltre che economia e occupazione. In un mondo che ha sempre portato a disgregarsi in più o meno piccole associazioni che indeboliscono il messaggio che deve essere lanciato, noi creiamo una forte aggregazione per tutelare le nostre attività. L'unico modo per farci rispettare è farci conoscere per quello che siamo e che rappresentiamo».Anche per contrastare una cattiva informazione che vi danneggia?«Da tanto tempo il mondo animale ambientalista ha investito molto nella comunicazione, riuscendo a penetrare quei loro messaggi sia nell'opinione pubblica sia nelle istituzioni. Noi dobbiamo riuscire a dare un messaggio positivo attraverso un piano di comunicazione efficace».A partire dalle nuove generazioni?«Un obiettivo fondamentale per noi è il rapporto con le scuole. Perché nelle scuole passa spesso un messaggio fuorviante che dà al regno animale un approccio alla Walt Disney e cioè il tentativo della umanizzazione degli animali. Se le nuove generazioni crescono con un rapporto falsato con la natura c'è il pericolo che un bambino perda il contatto con la realtà e consideri la gallina o il coniglio degli umani con il pelo o le piume. Un bambino che cresce con questo tipo di cultura falsata come può pensare poi che una gallina può essere portata a maturazione e poi macellata per poterla mangiare sulla tavola? Uno studio condotto nelle scuole primarie ci dà questo dato allarmante: una buona parte di bambini che vivono in città e non hanno alcun contatto con il mondo rurale sono convinti che le bistecche che mangiano vengono prodotte direttamente al supermercato dove i genitori fanno la spesa».Come si fa a invertire la rotta?«Noi dobbiamo portare non un contrapposto integralismo come quello del mondo animale ambientalista, ma riportare la realtà di come stanno le cose, perché è naturale che nel mondo dell'allevamento gli animali vengono utilizzati per fare la lana, le pelli e anche per nutrimento agli esseri umani che sono onnivori. Pur rispettando chi sceglie di essere vegano o vegetariano. Noi non contestiamo o giudichiamo chi fa queste scelte alimentari, ma rivendichiamo il diritto di poterci alimentare come riteniamo più opportuno senza che qualcuno ci dica "voi mangiate animali quindi siete dei mangiacadaveri"».Mangiacadaveri?«Sì è così che ci chiamano. Ma io rispondo scherzosamente che loro sono dei "mangiacontorni". Noi non siamo contrari alle loro scelte alimentari. Il problema nasce quando vogliono imporci le loro».Tornando alla gestione della fauna selvatica, come si risolve il problema dei cinghiali e dei lupi in eccesso?«Va fatta una distinzione tra la caccia e il contenimento faunistico. Gli interventi di contenimento non vengono fatti dai cacciatori, ma da personale che viene adeguatamente formato, valutato idoneo e autorizzato a fare gestione faunistica che deve essere fatta in periodi diversi da quelli previsti per l'attività venatoria e anche in luoghi non consentiti alla caccia».E nelle aree protette? «Se il cinghiale viene gestito solo fuori dalle aree protette, di notte uscirà comunque dalle aree protette e andrà a devastare i campi. Quindi anche nelle aree protette bisogna garantire l'equilibrio. Non attraverso la caccia, ma con interventi che vanno a realizzare piani nazionali di gestione e contenimento che prevedono anche l'abbattimento».
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