2023-12-18
Caccia, è sempre caos sui calendari
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Dopo i pasticci di settembre che avevano fatto posticipare l'apertura della stagione venatoria a ottobre, i Tar di alcune Regioni hanno rigettato i ricorsi animalisti, facendo di fatto perdere ai cacciatori 3 mesi di attività. E in Lombardia si sta aspettando ancora la decisione sulle chiusure di gennaio.Fin quando non ci sarà una netta modifica alla normativa che regola l'apertura della stagione venatoria e il rispetto dei relativi calendari in tutte le Regioni, il mondo della caccia italiana vivrà nel caos più totale. E a rimetterci sarà tutta la filiera, in un settore che occupa circa 43.000 persone con un indotto che arriva a 94.000 lavoratori e che genera un impatto sull'economia del Paese di 7,9 miliardi di euro, pari a più di mezzo punto del Pil.A metà dicembre, infatti, in piena stagione inoltrata, che ricordiamo dovrebbe cominciare il 17 settembre (giorno più, giorno meno a seconda della Regione e delle specie) e chiudere il 31 gennaio 2024, esistono alcune realtà ancora appese alle decisioni dei Tar, in cui un cacciatore non conosce ancora quando e come poter esercitare la propria attività, che sia per lavoro o per pura passione. E questo avviene regolarmente ormai da decenni, con i ricorsi presentati dalle associazioni animaliste che, per raggiungere il loro obiettivo di limitare quanto più possibile qualsiasi attività venatoria, seppur legale, sfruttano ogni cavillo burocratico, recando un danno non indifferente a tutto il movimento.Partiamo dal caso più lampante della Lombardia, dove si è ancora in attesa di una pronuncia del Tar in merito a un ricorso presentato la scorsa estate dalla Lac - Lega abolizione caccia - per rivedere il calendario venatorio regionale e in particolare sulle chiusure di gennaio e sulla caccia alla beccaccia negli ambiti territoriali di caccia, il sassello e la cesena tra il 10 e il 20 gennaio e la caccia da appostamento agli acquatici tra il 20 gennaio e il 31 gennaio. Un ricorso a cui l'associazione animalista aveva però rinunciato per motivi aggiunti a ottobre. A meno di un mese dalle date coinvolte, non è ancora arrivata una sentenza. Passiamo alla Sicilia, dove il Tribunale amministrativo regionale ha rigettato il ricorso presentato lo scorso 7 dicembre dalle associazioni animaliste che chiedevano l'annullamento, previa sospensione dell'efficacia, dei decreti relativi al calendario venatorio approvato la scorsa estate. Questo dopo che lo stesso ricorso era stato respinto, con le stesse motivazioni, pochi giorni prima, il 27 novembre. In questo caso, però, va sottolineata l'efficienza del Tar di Palermo, con il presidente della Sezione Terza che ha firmato il provvedimento l'8 dicembre, giorno festivo, e immediatamente pubblicato venerdì 9.Intanto, considerata la realtà appena descritta, qualcosa potrebbe muoversi nei prossimi mesi. Il 1° dicembre a Pistoia, all'evento I grandi ecologisti. Il ruolo di agricoltori, allevatori, cacciatori e pescatori nel legame tra natura e sviluppo, hanno partecipato tra gli altri il ministro dell'Agricoltura e sovranità alimentare Francesco Lollobrigida e il sottosegretario di Stato Patrizio La Pietra. Quest'ultimo, sollecitato dall'onorevole di Fdi e presidente nazionale dell'Associazione per la cultura rurale Sergio Berlato e dal presidente nazionale della Confederazione delle associazioni venatorie italiane Giulia Sottoriva, si è espresso assicurando che a inizio 2024 il Parlamento si impegnerà a discutere le proposte di modifica alla legge statale 157/92.
Era il più veloce di tutti gli altri aeroplani ma anche il più brutto. Il suo segreto? Che era esso stesso un segreto. E lo rimase fino agli anni Settanta