2025-05-21
Caccia, arriva la tanto attesa riforma
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Il governo pronto ad aggiornare una legge vecchia 30 anni. In Consiglio dei ministri approda un pacchetto di 18 articoli destinato a stravolgere la 157 del 1992: più poteri alle Regioni, liberalizzazione dei richiami vivi ai roccoli, contenimento dei cinghiali affidato agli agricoltori e possibilità di cacciare in nuovi territori. Animalisti e opposizioni già sul piede di guerra.Il nuovo disegno di legge promosso dal ministro Francesco Lollobrigida ha messo in allarme tutto il fronte animalista e ambientalista, che denuncia l’apertura a un «radicalismo venatorio» senza precedenti. E avverte: «Il Paese deve dire no».La riforma della legge 157 del 1992, che il governo Meloni si appresta a presentare come collegato ambientale alla Legge di Bilancio, ha già fatto scattare le reazioni scomposte delle principali associazioni animaliste e di certa stampa. È bastata la diffusione di una bozza ancora ufficiosa, pubblicata dal Fatto quotidiano, per scatenare la tempesta e il consueto dibattito su base ideologica, a proposito di un tema scientifico che di ideologico dovrebbe avere ben poco.Il provvedimento viene descritto come «l’ennesimo favore alla lobby del mondo venatorio e a quella degli armieri». Nel mirino sono finiti, come sempre, alcuni passaggi della bozza che, in realtà, rispondono a esigenze concrete: si parla dell’ampliamento delle aree cacciabili anche su territori demaniali, della possibilità di cacciare anche in orari serali e in condizioni finora vietate (come sulla neve, in caso di ungulati), della riapertura dei roccoli, dell’eliminazione del tetto agli appostamenti fissi e dell’estensione delle specie cacciabili e di quelle impiegabili come richiami vivi. In discussione anche l’alleggerimento del ruolo dell’Ispra nei calendari venatori a favore del Comitato tecnico faunistico-venatorio.In base a quanto segnalato da chi ha visionato la bozza, ci sarebbe un passaggio significativo che rientra nella riforma della legge 157/92: entro dodici mesi, le Regioni dovranno accertare che le aree protette non superino il 30% del territorio agrosilvopastorale, ovvero quelle strade o terreni che attraversanovaree montane e collinari, che sono a servizio di boschi, pascoli e alpeggi e destinate allo svolgimento di attività in campo agricolo e forestale. In caso contrario, interverrà il ministero con poteri sostitutivi. Si tratta di una misura di riequilibrio che, al netto della propaganda, mira a evitare che una percentuale sproporzionata del territorio venga sottratta alla gestione attiva. E sullo sfondo, resta anche il nodo aperto della sentenza del Tar Lombardia, che ha vietato la caccia su tutti i 475 valichi montani interessati dalle rotte migratorie, mettendo in crisi interi comparti locali.Ma la vera questione, che gli oppositori evitano di affrontare, è che il mondo faunistico, agricolo e ambientale del 2025 è radicalmente diverso da quello del 1992. Oggi l’Italia è alle prese con una crescita incontrollata della fauna selvatica, in particolare dei cinghiali, con gravi ripercussioni sull’agricoltura, la sicurezza stradale e la salute pubblica. Allo stesso tempo, si assiste a un preoccupante declino della piccola fauna stanziale, spesso legato a cause come l’intensificazione dell’agricoltura e la perdita di habitat.Il governo - e in particolare il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida - intende agire per tempo: la riforma dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri entro l’estate, con l’obiettivo di entrare in vigore per la prossima stagione venatoria. Non per «liberalizzare la caccia», come urlano i detrattori, ma per restituire senso e funzionalità a una normativa obsoleta. Non va dimenticato, infine, che il comparto venatorio in Italia vale oltre 3 miliardi di euro l’anno, genera decine di migliaia di posti di lavoro e rappresenta un presidio fondamentale per la manutenzione del territorio. Il turismo venatorio, anche grazie a norme più moderne, potrebbe attirare nuovi flussi, anche dall’estero, con benefici economici e ambientali.Aggiornare la 157/92, insomma, non è un «favore alle lobby» come vuol far credere qualcuno, ma un atto dovuto per affrontare la realtà con strumenti adeguati. Chi urla allo scandalo lo fa perché teme il confronto con i numeri e con la verità dei fatti. E come sempre, preferisce bloccare tutto, anche a costo di lasciare il Paese senza una gestione efficace della fauna e del territorio.Le reazioni al disegno di legge non si sono fatte attendere, con una levata di scudi compatta da parte del fronte ambientalista e animalista, supportata da alcune forze politiche d'opposizione. Le associazioni Enpa, Lac, Lav, Lipu e Wwf Italia hanno definito il testo «intriso di ideologia ed estremismo filo-venatorio», denunciando il tentativo di «regalare ai cacciatori la fauna selvatica e le aree naturali che la Costituzione riconosce come patrimonio di tutti e delle future generazioni». Il provvedimento viene bollato come incostituzionale e contrario alle direttive europee, oltre che come un attacco senza precedenti alla biodiversità e alla sicurezza pubblica, aprendo di fatto alla caccia notturna, sulle spiagge e nei parchi. Un giudizio severo condiviso da esponenti del Movimento 5 stelle e di Alleanza Verdi-Sinistra, che parlano apertamente di «legge Far West» e di un «sopruso contro i cittadini».Polemiche che Lollobrigida ha provato a smorzare invitando alla cautela attraverso un post su Facebook: «Prima di dare giudizi di merito - scrive - è bene attendere che il governo esamini il disegno di legge e lo presenti ufficialmente al Parlamento». Il ministro dell'Agricoltura ha ribadito la necessità dell’intervento, definendo l’attuale legge 157 del 1992 «oggettivamente datata» e «incongruente» rispetto al quadro normativo odierno, nazionale e internazionale. E ha promesso inoltre che, in fase di audizioni parlamentari, verranno ascoltate tutte le voci: ambientalisti, animalisti, agricoltori, cacciatori e tutti i soggetti interessati alla tutela del patrimonio faunistico. Rassicurazioni che tuttavia non sono bastate a placare le critiche. Alessandro Caramiello, deputato M5s, ha attaccato: «È vero o no che si potranno usare richiami vivi? Che si estendono le aree cacciabili, anche alle spiagge? Che si apre alla caccia nei periodi di nidificazione o di notte?». E davanti al post del ministro ha rilanciato: «Se commenta il testo, vuol dire che lo ha letto. Allora lo mostri».
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