2025-03-29
Bruxelles spinge sull’euro digitale e apre un altro fronte con l’America
Valdis Dombrovskis (Getty Images)
Mentre Hadja Lahbib vieta le carte nel kit di sopravvivenza, Valdis Dombrovskis preme per la valuta elettronica: «Assicura autonomia». A ottobre finiranno i test Ue. Ma Luis de Guindos avverte: «La Casa Bianca punta sulle criptovalute».Abbiamo pure dovuto assistere alla messa in onda di un video della commissaria alle Crisi (la Protezione civile dell’Unione?) Hadja Lahbib che ci ha insegnato cosa mettere in borsa per sopravvivere 72 ore. Carte da gioco per passare il tempo in assenza di Netflix, fiammiferi e accendino, medicine e cibo in scatola. Per pagare? Solo contanti perché in caso di guerra o altre catastrofi «la carta di credito diventa un pezzo di plastica». Al di là del fatto che la commissaria belga, già giornalista e presentatrice di show, non ci ha voluto dire se dopo le 72 ore finirà il mondo oppure dovremo consegnarci al nemico, la sterzata sul contante è un bel lapsus freudiano per una presidenza che punta tutto sulla trasformazione digitale e che già a gennaio del 2020 (prima della pandemia) ha stilato un ampio documento secondo il quale entro il 2030 tutti i cittadini Ue dovranno diventare identità digitali e i governi piattaforme smart. Quindi transazioni basate sulle blockchain, euro digitale e wallet con dentro tutti i documenti di identità. Tutto per la massima tracciabilità. Per carità la banalità del video contiene un’altra banale ovvietà. Tutto il castello digitale senza elettricità diventa sabbia spazzata dal vento. A questo punto i dubbi sempre sollevati (su queste colonne) diventano doppiamente validi. Da un lato c’è tutto il tema della tracciabilità e dell’invasività del controllo sui cittadini e l’altro aspetto riguarda gli scopi effettivi dietro alla introduzione della valuta digitale controllata direttamente dalla Bce, che - vale la pena ricordarlo per l’ennesima volta - si basa sugli stessi algoritmi e blockchain usati per lo sviluppo e la messa a terra del green pass del Covid. Ecco che uno degli scopi sarà quello di creare una ulteriore piattaforma di contrasto con gli Stati Uniti. Lo si evince chiaramente dal dialogo che si è tenuto giovedì sera tra il commissario all’Economia, Valdis Dombrovskis, e il vice presidente della Bce, Luis de Guindos. L’occasione è stata l’European Summit dell’Institute of international finance. «Dobbiamo portare la moneta della Banca centrale nel XXI secolo perché l’uso del contante sta calando. Per questo ci serve l’euro digitale, come continuazione della moneta della Banca centrale e anche come strumento per sviluppare soluzioni di pagamento autenticamente europee per assicurare la nostra autonomia strategica», ha detto Dombrovskis. «Vogliamo essere molto chiari che l’euro digitale non deve rimpiazzare il contante, ma complementarlo. E quindi», ha sottolineato, «vogliamo rafforzare anche il corso legale del contante». Una precisazione non nuova che però non interferisce sulla strategia di controllo della valuta. Ma se fino allo scorso anno gli Stati Uniti avevano una posizione laica sul tema, adesso con Donald Trump gli Usa hanno preso una strada precisa sulle criptovalute. Ed è qui che si consumerà il prossimo terreno di scontro. «Quando si parla di euro digitale si fa riferimento a una valuta digitale della Banca centrale (Cbdc). Sul tema sembra però che Stati Uniti e Unione europea si trovino su fronti opposti», ha spiegato De Guindos. «Mentre l’Ue è al lavoro in questa direzione, la nuova amministrazione negli Stati Uniti ha esplicitamente vietato alla Federal reserve e alle agenzie federali di effettuare ogni tipo di operazione che preveda la creazione di un dollaro digitale. Gli Usa punterebbero piuttosto su criptoasset, e in particolare sulle stablecoin in dollari, per la digitalizzazione dei pagamenti. Una soluzione vista con crescente diffidenza al di qua dell’Atlantico», ha ammesso il numero due della Bce. Detto in altre parole, l’Ue punta a stabilizzare le finanze del continente creando una autonomia valutaria con un certo distacco dal dollaro. Alcuni ritengono sia una buona idea e tecnicamente potrebbe anche esserlo. Peccato che se non si controllano le materie prime e l’energia si rischia semplicemente uno scontro ulteriore con gli Usa. Oltre ai dazi e alle posizioni arcinote all’interno della Nato, una battaglia sulle valute digitali sarebbe la ciliegina sulla torta. Tanto più che la Casa Bianca avrebbe avviato anche il definanziamento del Wto mettendo sicuramente in crisi i rapporti tra Ue e Cina all’interno dell’associazione.La lunga premessa si basa su una data che è praticamente prossima: ottobre 2025. La fase di test dell’euro digitale è iniziata infatti a ottobre del 2023. In questi 24 mesi Bruxelles e soprattutto Francoforte hanno avviato incontri con gli stakeholder e confronti con società terze impegnate nei flussi di blockchain. E adesso sembra tutto pronto. Le diffidenze sono però non solo giornalistiche. Alcuni legislatori sono titubanti nell’affidare alla Bce la gestione di una valuta digitale soprattutto dopo un episodio che si è verificato a febbraio scorso. Parliamo di uno stop di 24 ore al sistema di pagamenti Target 2 che ha messo in allarme diversi operatori. I tecnici di Francoforte hanno poi spiegato che l’euro digitale si baserebbe su altri sistemi equiparati all’attuale Tips, quello dei pagamenti istantanei. Quindi forse ci sono ancora speranze che prima del salto si valuti per bene la scelta. Sulla questione delle frizioni tra Usa e Ue invece i dubbi sono ben pochi. Non a caso cinque giorni fa il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti intervenendo sui dazi se ne è uscito con una frase che non lascia dubbi. «Le cripto in mano a Trump sono un’arma molto più pericolosa da valutare con attenzione». Ha perfettamente ragione. C’è da capire se, come sugli altri temi, si voglia andare allo scontro o cercare un punto di caduta ottimale per tutti.
(Ansa)
L'ad di Cassa Depositi e Prestiti: «Intesa con Confindustria per far crescere le imprese italiane, anche le più piccole e anche all'estero». Presentato il roadshow per illustrare le opportunità di sostegno.
Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)