2020-11-19
Bruxelles approva la legge di bilancio ma minaccia: devono tornare i tagli
Janez Jansa (Getty images)
Via libera della Commissione al documento programmatico prima che la manovra veda l'Aula. Col pizzino incluso: le misure per il 2021 mettono a rischio il Paese. Intanto anche la Slovenia affossa il Recovery fund.Viviamo tempi eccezionali, in cui subiamo limitazioni alla libertà personale e d'impresa mai viste in tempi di pace. Ma ieri, sul fronte del rispetto della dignità del Parlamento, si è superato un limite che pareva invalicabile. Il parere di Bruxelles sul documento programmatico di bilancio (Dpb, l'intelaiatura della legge di bilancio vera e propria) ha preceduto la presentazione della manovra alle Camere. A Bruxelles sanno cose che in Parlamento non è ancora ufficialmente dato sapere e, per non farsi mancare nulla, hanno pure già fatto sapere cosa c'è da correggere. Disseminando sulla strada dell'esame parlamentare - che avverrà, come accadde col governo Monti, a tappe forzate - degli «avvertimenti» di non poco conto.Lo scorso 19 ottobre il Dpb è stato inviato a Bruxelles per l'emissione del necessario parere nell'ambito della procedura di monitoraggio introdotta nel 2013. Da allora la legge di bilancio è rimasta sospesa allo stato «salvo intese» per circa un mese. Ma, al di là di questo sfregio istituzionale di non poco conto, la sostanza dei rilievi della Commissione è, se possibile, ancora peggiore.Da Palazzo Berlaymont, giusto per metterci a nostro agio, comunicano che solo la crisi da Covid ci ha evitato la procedura d'infrazione per deficit e debito eccessivo. Considerata la necessità anche per il 2021 di misure a sostegno di imprese e famiglie per mitigare l'impatto della crisi, il deficit/Pil programmatico del 7% viene ritenuto in linea con le raccomandazioni della Commissione, che però lo stima al 7,8%. Inoltre il Next Generation Eu è come se non ci fosse o quasi: il governo inserisce sussidi per circa 10 miliardi (0,6% del Pil) nel 2021, ma la Commissione, incredibilmente, puntualizza che si tratta di piani da approvarsi nel 2021 e quindi può tenere solo conto di un anticipo finanziario del 10% (7,1 miliardi) che migliora solo il profilo del debito. Allo stesso modo, non considera alcun tipo di spesa legata a questi sussidi europei, poiché a oggi non esistono sufficienti dettagli. Insomma, prima hanno spinto il governo a fare ipotesi tenendo conto del NgEu e poi ritengono sia prematuro fare qualsiasi ipotesi di spesa e relativa crescita del Pil! Poco rassicurante, a essere ottimisti. Così come non lo è la dotazione del «Fondo di rotazione per l'attuazione del Next Generation Eu - Italia», per complessivi 121 miliardi, prevista dall'articolo 184 della manovra. Si tratta di una posta puramente contabile destinata a fungere da serbatoio per i fondi (sia prestiti che sussidi) che, tardi, arriveranno nel triennio 2021-2023. Infatti, la norma specifica che «le risorse finanziarie iscritte nel Fondo […] sono utilizzate dopo l'approvazione del Piano nazionale per finanziare progetti ivi inclusi e mantengono, quale vincolo di destinazione, la realizzazione degli interventi del Pnrr fino a tutta la durata del Piano». Ma se il Piano non è approvato (e ora è tutto bloccato) non si muove un centesimo.Se, in qualche modo, passiamo l'esame per quanto riguardante le misure temporanee adottate nel 2020 (pari al 6,1% del Pil), è sul 2021 che la Commissione storce la bocca. Infatti ritiene le misure aggiuntive previste nel Dpb pari al 1,4% del Pil (i circa 24 miliardi dell'impianto iniziale della manovra) per la gran parte (1,1% del Pil) non siano temporanee o accompagnate da tagli compensativi e quindi minacciano di mettere a rischio la sostenibilità del bilancio nel medio termine. Fornire sostegno nel breve va bene, ma poi tutto deve rientrare. Insomma un Patto di stabilità che cacciato dalla porta a marzo, rientra surrettiziamente dalla finestra a novembre. Per chiudere, la Commissione non manca di farci sapere che valuterà le riforme e gli investimenti che saranno presentati col Piano nazionale nel 2021, alla luce della coerenza con le priorità e le sfide identificate dal semestre europeo. Un modo come un altro per invitarci a essere diligenti e obbedienti.Mentre in Europa si amplia il fronte dei Paesi che esprimono scetticismo, se non un vero proprio veto, verso il pacchetto di aiuti con le relative condizioni, suonano quasi grottesche le parole del commissario Paolo Gentiloni, che commentando l'approvazione del Dpb, ha sottolineato che «una ripresa forte ed equilibrata dipende da una rapida entrata in vigore del Next Generation Eu». Infatti nelle stesse ore le agenzie riportavano le durissime dichiarazioni del premier sloveno, Janez Jansa, che ha deciso di unirsi alle critiche di Polonia e Ungheria alle condizioni poste all'utilizzo dei fondi, impropriamente legate allo Stato di diritto. Chi ha conosciuto da vicino il totalitarismo e ricorda bene cos'è l'assenza di regole democratiche, fa presto a identificare le minacce. E, sostiene Jansa, quel regolamento erroneamente definito come stato di diritto non è altro che uno strumento per minacciare gli Stati membri. «Stato di diritto significa far decidere i conflitti da corti indipendenti, non da un organo politico che decide a maggioranza qualificata, intervenendo nelle dispute politiche interne agli Stati membri», ha ribadito.Ha sottolineato che «tale meccanismo era stato già bocciato nel Consiglio di luglio, soprattutto nella parte in cui la Commissione possa anche avviare procedimenti sulla base delle “raccomandazioni" di varie “organizzazioni e reti internazionali", solo alcune delle quali elencate».Ha concluso che «costringere alcuni Paesi a mettere il veto sul bilancio pluriennale significa distruggere gli accordi di luglio» e che «ora serve tempo per trovare un compromesso ispirato a quegli accordi. La situazione è grave». E noi, mestamente, attendiamo.