2021-08-10
Bruciò una cattedrale. Rifugiato libero di uccidere un prete
Il ruandese appiccò il fuoco a Nantes per protesta. Ora confessa l'omicidio del sacerdote che l'ha accolto in attesa del processo.Il rifugiato ruandese sospettato di essere all'origine dell'incendio alla cattedrale dei Santi Pietro e Paolo di Nantes è diventato anche un potenziale omicida. Ieri mattina, il quarantenne africano Emmanuel Abayisenga si è presentato alla caserma della gendarmeria di Mortagne-sur-Sevre affermando di aver ucciso padre Olivier Maire, referente nazionale dei padri monfortani. Gli agenti si sono recati dunque nei locali della comunità di questa congregazione religiosa - situati a Saint-Laurent-sur-Sèvre, in Vandea - dove hanno constatato la morte del religioso che, secondo i primi elementi resi noti dal viceprocuratore de La Roche-sur-Yon, Yannick Le Goater, potrebbe risalire a domenica sera o a ieri mattina. Il viceprocuratore ha anche escluso il movente terrorista e rivelato che il sospetto omicida sarà sottoposto a perizia psichiatrica. Non è chiaro come sia morto il religioso ma, secondo una fonte anonima citata da Le Parisien, l'uomo avrebbe ricevuto un colpo alla testa.La comunità monfortana in cui è stato compiuto il crimine era il luogo nel quale l'immigrato ruandese era stato accolto dopo i fatti del 18 luglio 2020, quando si era reso protagonista dell'incendio alla chiesa madre di Nantes. Le indagini su quell'atto criminale avevano rivelato che, nel novembre del 2019, Abayisenga era stato raggiunto dall'obbligo di lasciare il territorio francese, dopo aver esaurito tutti i possibili ricorsi amministrativi. Alcuni giorni dopo l'avvio delle indagini sull'incendio, gli inquirenti avevano fermato il ruandese con l'accusa di «distruzione e danneggiamento tramite incendio». Il gesto era una forma di protesta contro l'allontanamento. Da allora, il quarantenne africano sembrava essere sparito dalla circolazione e pare che poche persone sapessero che fosse ospite dei monfortani. Nonostante la ferita provocata ai cattolici francesi, già provati dall'incendio a Notre-Dame del 2019, le autorità ecclesiastiche devono aver accettato di porgere l'altra guancia al presunto piromane. Ma i fatti di ieri, hanno dimostrato che quest'ultimo non sembrava essere pronto a ricevere una tale indulgenza. E dire che, all'indomani del suo arresto, nel luglio del 2020, il legale dell'immigrato ruandese aveva dichiarato che il suo cliente si pentiva «amaramente» per i propri atti e che era «consumato dal rimorso». Dopo che la notizia dell'assassinio del religioso aveva iniziato a circolare sui media e sui social, sono arrivate numerose reazioni da parte della politica. La prima a commentare i fatti è stata la presidente del Rassemblement National, Marine Le Pen, che in un tweet ha scritto : «Quindi, in Francia, si può essere clandestini, incendiare la cattedrale di Nantes, non essere mai espulsi ed diventare recidivi assassinando un prete». La leader della destra sovranista francese ha poi attaccato il ministro dell'Interno transalpino affermando che «ciò che accade nel nostro Paese è di una gravità senza precedenti: è il fallimento completo dello Stato e di Gérald Darmanin». Quest'ultimo era stato il primo a parlare della morte del religioso e ad esprimere il proprio sostegno ai cattolici, così come hanno fatto in giornata anche il premier Jean Castex e il presidente Emmanuel Macron. Ma dopo l'invettiva della leader del Rassemblement National, il titolare del Viminale francese ha cercato di difendersi, nascondendosi dietro alla burocrazia. «Piuttosto che esprimere la propria compassione per i cattolici che hanno accolto questo assassino», ha twittato Darmanin, «Le Pen polemizza senza conoscere i fatti: questo straniero non poteva essere espulso […], finché non fosse stato tolto il controllo giudiziario». Attacchi al ministro sono arrivati anche da altre personalità di destra come i candidati alle prossime presidenziali Xavier Bertrand e Valérie Pecresse, o il presidente del Senato transalpino Gérard Larcher. Anche se le circostanze dell'omicidio di padre Olivier Maire sembrano essere differenti da quelle dell'assassinio di padre Jacques Hamel. La notizia rimbalzata ieri dalla Vandea ha fatto riaffiorare il ricordo dell'efferato omicidio dell'anziano sacerdote che, nel 2016, è stato sgozzato da dei terroristi islamci mentre celebrava una messa a Saint-Etienne-du-Rouvray in Normandia. Alla memoria sono tornati anche i tre fedeli ammazzati, il 29 ottobre 2020, nella basilica di Notre-Dame dell'Assomption di Nizza dal clandestino tunisino Brahim Aouissaoui, che era da poco entrato in Francia dopo essere arrivato in Italia a Lampedusa. Tutti fatti che, insieme ai frequenti atti vandalici contro i luoghi di culto cattolici, stanno diventando una triste normalità per i fedeli di Cristo francesi. Proprio ieri si è appreso che, per la seconda volta in meno di un mese, nella chiesa di Déols, nel centro della Francia, c'è stato un principio di incendio doloso. Lo scorso lunedì di Pasqua è scoppiato un incendio nella collégiale di Avesnes-sur-Helpe, nel Nord della Francia. Nell'ottobre 2020 un commando criminale aveva tentato di incendiare una chiesa della cittadina.