2025-02-01
«Dagli Usa a Milano creo collezioni ispirate al lusso discreto»
Nel riquadro, lo stilista americano Brett Johnson
Lo stilista Brett Johnson: «Sono venuto in Italia perché è il Paese dell’artigianalità Curo in modo maniacale i dettagli e vesto uomini di mondi diversi».Americanissimo della Virginia, classe 1989, Brett Johnson è un designer afroamericano, figlio di due genitori noti e importanti, fondatori di Bet entertainment, una famosissima rete televisiva via cavo venduta successivamente alla Viacom. Ma il suo grande amore per il made in Italy lo ha portato a fondare il suo quartier generale in Italia. «Ho scelto di spostare la nostra sede a Milano perché il marchio è interamente realizzato in Italia e utilizza tutti i migliori e più pregiati materiali italiani. Per me è stata una transizione logica e naturale», racconta lo stilista alla Verità. Cosa c’è di americano e cosa di italiano nella sua moda?«Credo che la componente più americana sia legata all’approccio imprenditoriale mentre l’estetica della collezione è più improntata ai principi della moda italiana. Per esempio la costruzione delle silhouette e l’attenzione per i dettagli del design sono valori di eccellenza tipicamente italiani. Tutto è assolutamente e decisamente made in Italy: i migliori tessuti, i capaci laboratori, i veloci produttori».Come nasce la sua passione per la moda?«Parte da lontano, da quando, ancora adolescente, ho iniziato a collezionare sneakers. Ne ho una collezione infinita! Ho successivamente avuto una buona esperienza formativa da Donna Karan e poi mi sono sentito pronto per partire con il mio brand». Quando è iniziata l’avventura?«Nel 2014 ho fondato a New York la mia casa di moda. Nel 2017 ho aperto il primo flagship store nel quartiere di Soho. Sono partito per creare quei capi di abbigliamento che ancora il mercato non proponeva: il “quiet luxury” diventato tendenza solo da un paio di stagioni. Moda discreta la mia, attenta a dettagli unici». E in Italia?«Arrivo in Italia perché è il Paese dell’eleganza, del saper fare, dell’artigianalità. Stabilisco a Milano nel 2019 la showroom, l’ufficio stile, l’amministrazione. Il mio quartier generale è qui e qui voglio restare. Il percorso è stato semplice: mi sono trasferito per alcuni mesi e ho iniziato a visitare l’Italia in lungo e in largo. L’Italia non ha eguali sotto tantissimi aspetti perché la cultura che contraddistingue il Paese abbraccia moltissime aree: adoro i musei, le piazze, i borghi e, non da ultimo, il cibo!».Da dove trae ispirazione per disegnare le collezioni?«Dai viaggi che, con mia moglie e i nostri tre figli, riesco a fare durante l’anno. Così nascono l’autunno/inverno 2024-2025 ispirata alla Vallée de Joux in Svizzera, la primavera/estate 2025 con Portofino e la nuova autunno/inverno 2025-2026 presentata domenica scorsa nella showroom di via Manzoni che è ispirata alla Toscana. Ho immaginato un globetrotter contemporaneo che si concede il piacere di riscoprire la bellezza e il valore del tempo». Capi particolarmente curati.«Un vero e proprio tributo all’eccellenza manifatturiera del made in Italy che esalta il valore delle materie prime, tessuti ricercati come cashmere double face, fibre di baby camel, lane merino superfini, cashmere suede e shearling. Ogni dettaglio è studiato: i bottoni in corno, le cerniere e le estremità dei cordini bagnati nel palladio, i sottocolli ricamati a mano e le tasche sui fianchi con effetto tridimensionale riflettono la qualità e la cura che caratterizzano il brand, in un perfetto equilibrio tra funzionalità e lusso». Perché solo moda da uomo? «Il motivo per cui al momento mi occupo solo di abbigliamento maschile è perché è quello che conosco e respiro. La mia filosofia è sempre quella di attenermi a ciò che meglio conosco e cercare di padroneggiare quel linguaggio espressivo. E poi perché mi è più congeniale la creatività; sono forse l’unico stilista americano che non fa moda street style ma che ha optato per il vero lusso discreto. Tuttavia, credo inevitabilmente che un giorno vorrò avventurarmi nell’abbigliamento femminile ed estendere ulteriormente la mia visione». Chi sono gli uomini che vestono il suo marchio?«Atleti affermati, architetti, musicisti, creativi, imprenditori. Sono molto onorato che il marchio piaccia a così tante persone impegnate in mondi diversi».I mercati di riferimento? «Europa, Medio Oriente e Usa. Il brand sta crescendo in modo organico in ogni aerea, e questo riflette la filosofia del marchio».Ultima apertura, il corner a Londra, da Harrods. «Ho creato un ambiente che invita i clienti a interagire con i capi, a sentire le texture e a comprendere veramente l’immenso impegno del marchio per la qualità e il design. Vado da Harrods da quando ero bambino ed è il mio negozio preferito al mondo. È l’emblema dello shopping di lusso. Ricordo chiaramente la prima volta che ho messo piede all’interno dell’edificio, sono rimasto così impressionato dalla perfezione, dai profumi e dagli espositori curati in modo impeccabile che mi ha lasciato un segno indelebile. Ho sempre voluto che il mio marchio facesse parte di questa storia leggendaria. L’esposizione della nuova collezione e l’esperienza unica di personal shopping offerta da Harrods sono la cornice e l’ambiente perfetti per presentare il marchio in esclusiva nel Regno Unito». Donald Trump si è insediato, cosa si aspetta? «Stiamo a vedere, si è appena insediato: è presto per dirlo».
L'ad di Eni Claudio Descalzi (Ansa)
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Giancarlo Giorgetti (Ansa)