2020-04-06
Braccio di ferro Pd e 5 stelle sulle nomine. Raggi vuole Simioni (Atac) in Enav
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Paolo Simioni e Virginia Raggi (Ansa)
L'amministratore delegato della società dei trasporti di Roma cerca una via d'uscita. Anas e Rfi sono state commissariate dal ministro dei Trasporti, Paola De Micheli. L'unico spazio disponibile è l'azienda di assistenza di volo dove c'è Roberta Neri, renziana al secondo mandato. Nella riunione di sabato tra Roberto Gualtieri e Giuseppe Conte c'era anche il sottosegretario Lorenzo Fraccaro. Non si è parlato solo di misure per aiutare le aziende in emergenza coronavirus ma anche di nomine nelle partecipate. Si stanno formando le liste da presentare nelle assemblee di Eni, Leonardo, Poste e molte altre.Lo speciale contiene due articoliC'è un rompicapo di nome Simioni, nel senso di Paolo Simioni, presidente e amministratore delegato di Anac in quota 5 stelle, pupillo del sindaco di Roma, Virginia Raggi. Simioni è uno dei pochi manager grillini in questo momento spendibile per la prossima tornata di nomine pubbliche. Lo sanno bene nel partito di Beppe Grillo, come lo sa bene lo stesso Simioni che vorrebbe sfilarsi al più presto da un'azienda come l'Atac, sempre più in difficoltà economiche e con una possibile bancarotta alle porte. Del resto come anticipato anche dal Messaggero la settimana scorsa, per risanare l'azienda di trasporto pubblico della capitale servono almeno 200 milioni di euro. Su 11.000 dipendenti quasi 4.000 sono in solidarietà. L'emergenza coronavirus non farà che peggiorare le cose.Il nome di Simioni circola da tempo negli ambienti delle partecipate. I grillini avevano persino provato a piazzarlo in Fincantieri, senza successo. Negli ultimi mesi si era parlato di lui per un possibile posto in Anas, al posto di Massimo Simonini oppure in Rfi, al posto di Maurizio Gentile. Ma anche questi due posti sono sbarrati. Il 31 marzo scorso il ministro dei Trasporti, Paola De Micheli, ha chiamato entrambi gli amministratori delegati e ha annunciato che per decreto diventeranno commissari per l'emergenza per altri tre anni. In sostanza niente da fare per Simioni, che però sta provando in tutti i modi a uscire da Atac. Cresciuto nel gruppo Ferrovie dello Stato, come amministratore delegato di Centostazioni, poi è stato nel gruppo Save che si occupa della gestione aeroportuale sistema Venezia-Treviso che, con oltre 12,3 milioni di passeggeri nel 2016, si posiziona al terzo posto in Italia dopo i sistemi di Roma e Milano. Nel 2016 c'è stato il grande salto a Roma, prima come managing director del gruppo Acea, poi con un ruolo in Atac. Nel frattempo Simioni è anche consigliere del gruppo Maltauro e consigliere di Sias del gruppo Gavio. A quale poltrona potrebbe aspirare delle circa 400 che andranno in scadenza tra maggio e luglio? Di sicuro quella di Enav con cui ha lavorato ai tempi di Save. La società di assistenza ai voli ha in calendario un'assemblea per 5 il maggio. L'amministratore delegato Roberta Neri e il presidente Nicola Maione potrebbero essere entrambi sostituiti. Del resto Neri è al suo secondo mandato, fu nominata dal governo di Matteo Renzi. È quindi considerata una renziana, di sicuro vicina al Pd. Simioni potrebbe essere un profilo giusto, anche se avrebbe un'inchiesta in corso scoppiata alla fine del 2018, quando fu indagato dalla Procura di Roma per violazioni sulla normativa anti infortunistica. È stato l'effetto dell'incidente del 23 ottobre di quell'anno, quando una scala mobile della fermata Metro A di Repubblica crollò provocando diversi feriti. La procura all'epoca guidata da Giuseppe Pignatone aprì un'indagine per disastro colposo a cui si aggiunsero rilevazioni da parte dei Vigili del fuoco sulla mancanza di manutenzione nelle metropolitane di Roma. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/braccio-di-ferro-pd-e-5-stelle-sulle-nomine-raggi-vuole-simioni-atac-in-enav-2645647722.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="anche-fraccaro-alla-riunione-con-gualtieri-e-palermo" data-post-id="2645647722" data-published-at="1586180671" data-use-pagination="False"> Anche Fraccaro alla riunione con Gualtieri e Palermo Non si è parlato solo delle misure per aiutare le imprese durante l'emergenza coronavirus durante l'incontro di sabato tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, il segretario generale del Mef Alessandro Rivera e l'amministratore delegato di Cassa depositi e prestiti Fabrizio Palermo. Si è parlato anche di nomine nelle aziende partecipate in scadenza. A quel tavolo, infatti, sedeva anche Riccardo Fraccaro, sottosegretario alla presidenza del Consiglio e l'uomo che sta gestendo i dossier in vista dei rinnovi dei consiglio di amministrazione di aziende come Eni, Leonardo, Poste, Terna, Enav e molte altre. Sotto l'emergenza che ha bloccato l'Italia, infatti, continuano a muoversi i protagonisti della stagione delle nomine 2020. Nelle prossime due settimane si svolgeranno i consigli di amministrazione di diverse partecipate, poi saranno fissate le assemblee. Ma queste giornate sono tra le più delicate perché bisogna formare le liste dei nomi da indicare per i consigli di amministrazione. Il problema è che le tensioni di questi ultimi giorni tra Partito democratico e 5 stelle sugli aiuti agli italiani stanno creando non pochi problemi anche sul fronte delle nomine. Da un lato si parla di un aiuto di Cdp, dall'altro di Sace, controllata di Cdp ma che finirebbe sotto il Mef. Quest'ultima è l'idea portata avanti da Gualtieri e dal Pd. C'è poi chi propone che Sace venga coinvolta ma rimanendo comunque dentro l'ombrello di via Goito. Rafforzare il Mef in questo momento spaventa i grillini. Soprattutto in vista degli accordi che saranno presi a livello europeo. Lo aveva detto il leader politico dei 5 Stelle Vito Crimi a inizio emergenza che gli annunci di Gualtieri sui giornali non gli erano piaciuti. Di fondo il problema è proprio quello, il timore di uno strapotere del Pd sia in questa fase emergenziale sia dopo. A lato del tavolo tecnico istituito da Cdp per le nomine, infatti, ce n'è un altro, parallelo, sempre di impronta dem. E' quello composto da Antonio Rizzo, un ex testimone chiave dell'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena, attuale consigliere economico di Conte a palazzo Chigi. Molto vicino a Fraccaro, è tra i più influenti in questa fase. Poi c'è ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini che rappresenta l'area storica della Margherita, quella più vicina al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. A questo si aggiunge un altro pezzo da novanta del Pd, ovvero Massimo D'Alema, l'ex ministro degli Esteri e presidente del Consiglio, molto attivo in questa fase. Si segnala poi l'attivismo di Ignazio Vacca, capo segreteria di Gualtieri. Nelle ultime settimane, però, i rapporti sono diventati sempre più difficili. La riunione di sabato, quella ufficiale, sarebbe stata la prima di una lunga serie sul fronte partecipate. Quelle parallele vanno avanti da settimane. E i partiti politici stanno già mandando curriculum di possibili consiglieri di amministrazione. Ma poi chi prenderà la decisione finale? La battaglia sugli aiuti alle imprese e ai cittadini italiani dirà molto sui pesi e contrappesi all'interno della maggioranza. E chi ne uscirà vincente potrà di sicuro pesare di più anche nelle trattative per le aziende statali. Sui pronostici nessuno si sbilancia. Da tempo al Mef si sostiene che gli amministratori delegati non saranno cambiati. Che forse qualche modifica si avrà a livello di presidenza. Ma è ancora troppo presto per dirlo. E dal momento che ci sono troppe persone ai tavoli potrebbero esserci diverse sorprese.
Mahmoud Abu Mazen (Getty Images)
(Guardia di Finanza)
I Finanzieri del Comando Provinciale di Varese, nell’ambito di un’attività mirata al contrasto delle indebite erogazioni di risorse pubbliche, hanno individuato tre società controllate da imprenditori spagnoli che hanno richiesto e ottenuto indebitamente oltre 5 milioni di euro di incentivi per la produzione di energia solare da fonti rinnovabili.
L’indagine, condotta dalla Compagnia di Gallarate, è stata avviata attraverso l’analisi delle società operanti nel settore dell’energia elettrica all’interno della circoscrizione del Reparto, che ha scoperto la presenza di numerose imprese con capitale sociale esiguo ma proprietarie di importanti impianti fotovoltaici situati principalmente nelle regioni del Centro e Sud Italia, amministrate da soggetti stranieri domiciliati ma non effettivamente residenti sul territorio nazionale.
Sulla base di tali elementi sono state esaminate le posizioni delle società anche mediante l’esame dei conti correnti bancari. Dall’esito degli accertamenti, è emerso un flusso finanziario in entrata proveniente dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE), ente pubblico responsabile dell’erogazione degli incentivi alla produzione di energia elettrica. Tuttavia, le somme erogate venivano immediatamente trasferite tramite bonifici verso l’estero, in particolare verso la Spagna, senza alcuna giustificazione commerciale plausibile.
In seguito sono state esaminate le modalità di autorizzazione, costruzione e incentivazione dei parchi fotovoltaici realizzati dalle società, con la complicità di un soggetto italiano da cui è emerso che le stesse avevano richiesto ad un Comune marchigiano tre diverse autorizzazioni, dichiarando falsamente l’installazione di tre piccoli impianti fotovoltaici. Tale artificio ha consentito di ottenere dal GSE maggiori incentivi. In questi casi, infatti, il Gestore pubblico concede incentivi superiori ai piccoli produttori di energia per compensare i maggiori costi sostenuti rispetto agli impianti di maggiore dimensione, i quali sono inoltre obbligati a ottenere l’Autorizzazione Unica Ambientale rilasciata dalla Provincia. In realtà, nel caso oggetto d’indagine, si trattava di un unico impianto fotovoltaico collegato alla stessa centralina elettrica e protetto da un’unica recinzione.
La situazione è stata segnalata alla Procura della Repubblica di Roma, competente per i reati relativi all’indebita erogazione di incentivi pubblici, per richiedere il sequestro urgente delle somme illecitamente riscosse, considerati anche gli ingenti trasferimenti verso l’estero. Il Pubblico Ministero titolare delle indagini ha disposto il blocco dei conti correnti utilizzati per l’accredito delle somme da parte del GSE e il vincolo su tutti i beni nella disponibilità degli indagati fino alla concorrenza di oltre 5 milioni di euro.
L’attività della Guardia di Finanza è stata svolta a tutela del corretto impiego dei fondi pubblici al fine di aiutare la crescita produttiva e occupazionale. In particolare, l’intervento ispettivo ha permesso un risparmio pari a ulteriori circa 3 milioni di euro che sarebbero stati erogati dal GSE fino al 2031 alle imprese oggetto d’indagine.
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Giorgia Meloni (Getty Images)