2020-05-16
Bonafede resta solo al ministero. Si dimette pure il capo di gabinetto
Fulvio Baldi lascia per le intercettazioni sulle nomine al Consiglio superiore della magistratura. Il Guardasigilli è sempre più in bilico: mercoledì si vota la mozione di sfiducia del centrodestra. Pd e Iv potrebbero scaricarlo. Dino Petralia voleva andare a Torino e sollecitava favori per altri e interventi all'Anac. Luca Palamara lo accontentava. Lo speciale contiene due articoli. Alla fine gli si è dimesso anche il capo di gabinetto, Fulvio Baldi. Così adesso resta solo lui, Alfonso Bonafede, ministro grillino della Giustizia. Mercoledì il Senato voterà la mozione di sfiducia presentata dal centrodestra unito contro il Guardasigilli, accusato di «inadeguatezza». Si vedrà se all'opposizione si uniranno i critici di Bonafede presenti nel Pd e soprattutto in Italia viva, il partitino di Matteo Renzi. Di certo la difficile posizione del ministro viene oggi gravemente indebolita dalle dimissioni di Baldi, arrivate giovedì sera per «motivi personali». La formula diplomatica, in realtà, copre il grave imbarazzo per le intercettazioni depositate dalla Procura di Perugia alla fine delle indagini sulla presunta corruzione del magistrato Luca Palamara: telefonate (riportate sotto nell'articolo di Fabio Amendolara) che coinvolgono il capo di gabinetto nell'indecoroso mercato che governa nomine ministeriali e promozioni dei magistrati, e scambi di potere tra le correnti. Quelle correnti con le quali nel giugno 2018, appena entrato al ministero, Bonafede s'era vantato di non aver «contrattato nulla», garantendo di aver scelto onesti uomini di legge, «non contaminati» né con i governi precedenti, né con la politica. Di quella squadra di magistrati «puri e incontaminati», che il Guardasigilli grillino meno di due anni fa aveva posto ai supremi vertici del suo ministero, Baldi è il terzo costretto a dimettersi in pochi mesi. Il primo è stato Andrea Nocera, il magistrato che Bonafede nel giugno 2018 aveva voluto a capo del potente Ispettorato generale, che vigila sul comportamento di Procure e tribunali: Nocera s'è dimesso lo scorso dicembre perché indagato per corruzione a Napoli. Due settimane fa ha dovuto abbandonare anche Francesco Basentini, che il ministro nel giugno 2018 aveva voluto a capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, il Dap: Basentini è stato sacrificato da Bonafede per le polemiche seguite alla disastrosa gestione delle prigioni e per le oltre 376 scarcerazioni, tra detenuti pericolosi e boss mafiosi. Il terzo a doversene andare è Baldi, e con lui cade l'ultimo e principale elemento della triade di potere più vicina al ministro. «Mi vengono in mente i Dieci piccoli indiani del romanzo di Agatha Christie», dice alla Verità Pierantonio Zanettin, deputato di Forza Italia, «e se ricordo bene quella storia va a finire male per tutti». Due anni fa, proprio Zanettin aveva contestato le parole di Bonafede sulle pretese di purezza del ministero «grillinizzato». Oggi ironizza: «A meno di due anni dal suo insediamento, Bonafede ha dimissionato la squadra che aveva costruito. Evidentemente non era così all'altezza. Oggi sarebbe interessante sapere chi gliel'aveva suggerita, o se qualcuno gliel'aveva imposta». Come principale suggeritore, molti individuano Leonardo Pucci, vicecapo di gabinetto di Bonafede. Il ministro si fida ciecamente di lui per un'antica amicizia nata all'università di Firenze, dove entrambi erano stati assistenti volontari di un docente di diritto destinato a una sorprendente carriera politica: Giuseppe Conte. Quando due anni fa Conte era salito a Palazzo Chigi, aveva piazzato Bonafede alla Giustizia, e il neoministro aveva chiamato Pucci come capo di gabinetto: ma Pucci, dal 2014 giudice del lavoro tra Potenza e Firenze, non ne aveva le qualifiche e così aveva dovuto accontentarsi di un vicariato. L'amico d'università, comunque, aveva suggerito molti candidati alle nomine «pesanti» di Bonafede, e tra questi Basentini, che Pucci aveva conosciuto a Potenza (e appartiene alla sua stessa corrente, Unicost). In questi 20 mesi, secondo le opposizioni, la Giustizia di Bonafede ha fatto acqua da tutte le parti. Il rimprovero più duro è quello di aver fatto perdere alla politica troppo tempo, tra 2019 e 2020, sulla controversa bandiera grillina del blocco della prescrizione, e di non aver fatto nulla contro il disastroso sovraffollamento delle carceri allo scoppio del Covid-19. Ai primi di marzo, in effetti, quando la paura del contagio ha invaso le celle, la sola misura decisa dal ministro è stata sospendere permessi premio e colloqui con i familiari. Risultato: 48 ore di rivolta in 22 prigioni, 14 detenuti morti, 40 agenti feriti e danni per almeno 35 milioni. Dieci giorni dopo, con il decreto Cura Italia, Bonafede ha disposto la detenzione domiciliare per alcune migliaia di condannati con una pena residua inferiore ai 18 mesi, obbligandoli a indossare i «braccialetti elettronici». Subito dopo, però, s'è scoperto che i dispositivi mancavano. Tanto che Bonafede ha dovuto chiedere d'urgenza al commissario straordinario Domenico Arcuri di recuperarne qualche migliaio. In tanta inconcludenza, nell'immobilità del ministero e del Dap, l'emergenza sanitaria ha spinto i tribunali a mandare ai domiciliari oltre 376 detenuti «pericolosi», tra cui svariati boss mafiosi: Bonafede ha scaricato quello scandalo sulla testa di Basentini, obbligato alle dimissioni. L'ultimo affondo contro il ministro è venuto dall'accusa del magistrato antimafia Nino Di Matteo di avergli preferito Basentini alla guida del Dap, nel 2018, solo per la contrarietà di alcuni «importantissimi boss mafiosi» detenuti. Ora il redde rationem è vicino. Una deputata leghista sottolinea che l'anagramma di Alfonso Bonafede è: «Affonda bene, lo so». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/bonafede-resta-solo-al-ministero-si-dimette-pure-il-capo-di-gabinetto-2646009591.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-numero-uno-del-dap-nel-mercato-delle-toghe" data-post-id="2646009591" data-published-at="1589573469" data-use-pagination="False"> Il numero uno del Dap nel mercato delle toghe
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