2023-05-30
Dopo Ursula, la sfilata. Così il Colle lancia la volata a Bonaccini
Stefano Bonaccini e Sergio Mattarella (Ansa)
Dietro le quinte il Quirinale lavora per l’indicazione dell’uomo Pd alla ricostruzione. Oggi Sergio Mattarella nel feudo rosso di Faenza.Prove tecniche di presidenzialismo in salsa romagnola. Oggi (per chi legge) Sergio Mattarella incontra i sindaci dell’Emilia Romagna a Faenza, amministrata da un fedelissimo del governatore Stefano Bonaccini, in un appuntamento organizzato materialmente dalla Regione e senza coinvolgere esponenti del governo. Qualcosa di simile era accaduto la scorsa settimana, quando l’annuncio della visita di Ursula von der Leyen era stato dato direttamente da Bonaccini, invitato al consiglio dei ministri. Anche qui, pare che l’esecutivo di Giorgia Meloni ne sapesse poco o nulla e che per la vista del presidente della Commissione Ue si sia mosso il Quirinale. Due episodi che non paiono casuali e che probabilmente testimoniano un discreto ma concreto pressing del Colle per la nomina di Bonaccini come commissario straordinario per l’alluvione. Mentre il governo non sembra avere alcuna intenzione di incaricare della soluzione i problemi proprio chi in questi anni avrebbe dovuto vigilare e prevenire sul territorio, utilizzando fondi e strumenti a disposizione. La visita di oggi del presidente della Repubblica è stata come sempre preparata con la massima cura. Mattarella incontra in mattinata i soccorritori e i cittadini a Forlì, capoluogo colpito pesantemente e con una situazione ancora molto grave per le tante vene d’acqua che attraversano la città e rendono complicati gl’interventi. Nel pomeriggio, il capo dello Stato vede invece i sindaci della regione non a Forlì, città amministrata dal centrodestra, ma a Faenza. Anche Faenza ha avuto danni e morti, ma ha una situazione meno drammatica di altre città e non è capoluogo di provincia. Ad alcuni primi cittadini della Romagna, per questi motivi, la scelta del luogo dove ospitare Mattarella è parsa un po’ eccentrica. In realtà, politicamente si spiega facilmente perché la città è amministrata da Massimo Isola, sindaco di sinistra e fedelissimo del presidente della Regione. Nei giorni scorsi, Isola ha fatto il suo dovere dichiarando pubblicamente: «Il commissario deve essere uno che questa regione la conosce a menadito. Non un burocrate o un tecnico che non sa nulla del nostro territorio e delle nostre criticità». E forse perché la conoscenza del territorio, in effetti, è tutto, ecco che le telefonate per chiamare a raccolta i sindaci all’appuntamento con Mattarella sono partite dalla segreteria di Bonaccini. Che chiaramente spera anche in una qualche benedizione pubblica da parte del capo dello Stato in visita ufficiale. Insomma, sembra abbastanza evidente che la visita del presidente della Repubblica alle zone alluvionate sia stata organizzata materialmente dalla Regione governata dal Pd e a ieri sera non risultava che fosse stato coinvolto o invitato nessun esponente del governo. Fatto che ovviamente a Palazzo Chigi e nei ministeri coinvolti è stato puntualmente notato. Senza troppo stupore, però, perché Bonaccini è visto come uno che va forte sull’autopromozione. E la visita di Mattarella è occasione troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire.Anche martedì scorso, durante il consiglio dei ministri dedicato all’emergenza Emilia Romagna al quale era stato invitato, Bonaccini aveva lasciato tutti di stucco annunciando una prossima visita di altissimo livello. A un certo punto, dopo che Giorgia Meloni aveva spiegato tutte le misure prese e i fondi destinati, il presidente della Regione aveva comunicato con grande enfasi che il giovedì seguente avrebbe incontrato il presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, per discutere dell’accesso al Fondo di solidarietà europeo richiesto dal ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin.Tra i presenti c’è stato un certo stupore, perché, insomma, anche qui pare che il governo inizialmente non ne sapesse nulla, anche se poi, ovviamente, Giorgia Meloni ha accompagnato personalmente l’illustre ospite nel suo sopralluogo romagnolo. Secondo quanto raccontano alla Verità fonti qualificate, la missione italiana di Von der Leyen sarebbe stata organizzata sull’asse Bruxelles-Quirinale-Bologna. Il presidente della Commissione, casualmente non è stata portata a Faenza o Forlì, ma a Cesena, colpita dall’alluvione in modo significativo ma non speciale, dove il sindaco è Enzo Lattuca, altro amministratore legato a filo doppio a Bonaccini. Ieri, intanto, Mattarella ha ricevuto da papa Francesco il premio internazionale Paolo VI e ha deciso di devolvere l’intera somma alle case della Comunità Giovanni XXIII, colpite dall’alluvione in Romagna. Una generosità che sta sperimentando anche Bonaccini, finito sotto l’ala protettrice del Colle, nonostante il suo operato, dal 2014 a oggi, sia ancora tutto da verificare. .
Iil presidente di Confindustria Energia Guido Brusco
Alla Conferenza annuale della federazione, il presidente Guido Brusco sollecita regole chiare e tempi certi per sbloccare investimenti strategici. Stop alla burocrazia, realismo sulla decarbonizzazione e dialogo con il sindacato.
Visione, investimenti e alleanze per rendere l’energia il motore dello sviluppo italiano. È questo il messaggio lanciato da Confindustria Energia in occasione della Terza Conferenza annuale, svoltasi a Roma l’8 ottobre. Il presidente Guido Brusco ha aperto i lavori sottolineando la complessità del contesto internazionale: «Il sistema energetico italiano ed europeo affronta una fase di straordinaria complessità. L’autonomia strategica non è più un concetto astratto ma una priorità concreta».
La transizione energetica, ha proseguito Brusco, deve essere affrontata con «realismo e coerenza», evitando approcci ideologici che rischiano di danneggiare la competitività industriale. Decarbonizzazione, dunque, ma attraverso strumenti efficaci e con il contributo di tutte le tecnologie disponibili: dal gas all’idrogeno, dai biocarburanti al nucleare di nuova generazione, dalle rinnovabili alla cattura e stoccaggio della CO2.
Uno dei nodi principali resta quello delle autorizzazioni, considerate un vero freno alla competitività. I dati del Servizio Studi della Camera dei Deputati parlano chiaro: nel primo semestre del 2025, la durata media di una Valutazione di Impatto Ambientale è stata di circa mille giorni; per ottenere un Provvedimento Autorizzatorio Unico ne servono oltre milleduecento. Tempi incompatibili con la velocità richiesta dalla transizione.
«Non chiediamo scorciatoie — ha precisato Brusco — ma certezza del diritto e responsabilità nelle decisioni. Il Paese deve premiare chi investe in innovazione e sostenibilità, non ostacolarlo con inefficienze che non possiamo più permetterci».
Per superare la frammentazione normativa, Confindustria Energia propone una legge quadro sull’energia, fondata sui principi di neutralità tecnologica e sociale. Uno strumento che consenta una pianificazione stabile e flessibile, in linea con l’evoluzione tecnologica e con il coinvolgimento delle comunità. Una recente ricerca del Censis evidenzia infatti come la dimensione sociale sia cruciale: i cittadini sono disposti a modificare i propri comportamenti, ma servono trasparenza e dialogo.
Altro capitolo centrale è quello delle competenze. «Non ci sarà transizione energetica senza una transizione delle competenze», ha ricordato Brusco, rilanciando la necessità di investire nella formazione e nel rafforzamento della collaborazione tra imprese, università e scuole.
Il presidente ha infine ringraziato il sindacato per il rinnovo del contratto collettivo nazionale del settore energia e petrolio, definendolo un esempio di confronto «serio, trasparente e orientato al futuro». Un modello, ha concluso, «basato sul dialogo e sulla corresponsabilità, capace di conciliare la valorizzazione del lavoro con la competitività delle imprese».
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