2021-04-01
Ufficiale faceva la spia per i russi. Roma manda un segnale agli Usa
Documenti segreti in cambio di soldi: arrestato Walter Biot, già nell'ufficio comunicazione ai tempi di Roberta Pinotti. Subito dopo l'azione dei Ros, la notizia è stata sbandierata e gli Esteri hanno espulso due diplomatici di Mosca: un chiaro segnale pro Usa.Copasir paralizzato. La guida del comitato spetta a Fratelli d'Italia: «Scontro internazionale sempre più acceso».Lo speciale contiene due articoli.Era dai tempi del generale Alberto Pollio, capo di Stato maggiore nel 1914 e morto in circostanze sospette, che non si sventolava ai quattro venti il nome di una spia (o presunta tale) italiana. Allora, il generale sposato con una austriaca fu forse avvelenato per volere del re. Martedì al capitano di fregata, Walter Biot è andata meglio. L'ufficiale di Marina è stato arrestato dai carabinieri del Ros mentre stava prendendo 5.000 euro da un funzionario russo in cambio di una chiavetta Usb con dentro immagini scattate negli uffici dello Stato maggiore dove Biot fino all'altro giorno si occupava di segretare gli invii di documenti in ambito Nato. Oggi, si terrà l'udienza di convalida dell'arresto. E si capirà anche un po' di più sulla vicenda che riporta l'Italia agli anni della Cortina di ferro.Il capitano di fregata, 56 anni e 4 figli, è stato dal 2010 al 2015 nell'ufficio pubbliche relazione della Difesa. È culminato lì il suo incarico come responsabile della sezione internazionale ai tempi della piddina Roberta Pinotti per poi essere trasferito in uno snodo delicato dove, pur senza un grado elevato, poteva accedere a informazioni classificate. Comunque non tali, a quanto risulta alla Verità, da mettere a repentaglio la sicurezza nazionale. La somma esigua di 5.000 euro, sebbene potesse essere una di numerose dazioni, sembra ulteriore conferma del ruolo di spionaggio di basso rilievo, così come lo stesso curriculum di Biot porta sulla stessa strada valutativa. È stato imbarcato come guardia caccia e poi a lungo nell'ufficio pubbliche relazioni, dove se non si è diretto portavoce del ministro non si maneggiano informazioni top secret. Infine, il ruolo di classificatore e declassificatore non garantisce automaticamente l'accesso a documenti di alto rilievo.Eppure il suo arresto così come la sua identità non sono certo state celate dagli inquirenti. Al contrario, la notizia è subito rimbalzata ovunque. Per giunta, non è la prima volta, e purtroppo non sarà l'ultima, che il nostro Paese o altre nazioni occidentali subiscono lusinghe economiche da nazioni come la Russia e forse la Cina. È facile immaginare che in molte occasioni i servizi di intelligence possano anche decidere un approccio soft. Ad esempio convertendo la spia in una contro spia. In questo caso, invece, l'inchiesta ha preso una strada di natura penale e quindi, di fronte alla flagranza di reato, si è necessariamente passati alle manette e quindi alle comunicazioni ufficiali. A collaborare attivamente con i Ros è stato lo stesso Stato maggiore della Difesa. Così come sarebbe stato informato dei fatti, sempre stando a quanto risulta alla Verità, il ministro Lorenzo Guerini. Mentre sul fronte diplomatico la Farnesina in poche ore ieri ha espulso due funzionari russi (tra cui il militare addetto all'ambasciata pizzicato con la presunta mazzetta) e ha convocato l'ambasciatore di Mosca per far presente il proprio disappunto. «Quanto avvenuto è inaccettabile e ci saranno conseguenze», ha dichiarato ieri Luigi Di Maio replicando in Aula ai senatori. «Non è accettabile che si venga a pagare un nostro funzionario per avere informazioni Nato, ma devo dire anche che con gli attori internazionali serve un canale di comunicazione per non favorire una escalation che non vuole nessuno». Insomma, il messaggio che esce dalla vicenda, al di là dei fatti e delle responsabilità individuali è che l'Italia abbia voluto mandare un messaggio chiaro: non siamo un Paese russofilo e interveniamo drasticamente. Se non bastasse, Di Maio ha aggiunto: «Continueremo ad agire in linea con la nostra collocazione geopolitica e i nostri valori, ma anche a promuovere e a salvaguardare i nostri interessi fondamentali, che richiedono di mantenere un'interlocuzione critica, ma allo stesso tempo costruttiva, con la Russia, così come con Pechino, evitando spirali che possano ripercuotersi negativamente sulle nostre imprese, specie in questo momento. Siamo consapevoli che da questi attori provengono anche sfide, e talvolta minacce», ha aggiunto durante l'audizione in Aula, concludendo: «Lo dimostrano le accuse di spionaggio nei confronti degli ufficiali italiani e russi. Dobbiamo continuare a lavorare strettamente con i nostri partner europei e con gli alleati, per accrescere costantemente la nostra resilienza e gli strumenti a tutela della sicurezza». Sono dichiarazioni molto importanti che danno l'idea di come sia cambiata l'aria. Nel 2019 l'ex leader grillino dopo aver incontrato il collega cinese ebbe a definire quella tra Italia e Cina «una politica amichevole». Poi ad agosto 2020, pur ribadendo l'appartenenza alla Nato, definì Pechino «un partner ineludibile». Ieri la Cina è diventata un attore sfidante che può portare minacce. Tutto ciò significa che il ministro degli Esteri è stato ben sollecitato a cambiare idea. Per chi crede che l'Italia debba tornare a stare con tutti e due i piedi nella Nato, è un fatto positivo. Non sappiamo se servisse un segnale agli alleati di Londra e Washington, ma in ogni caso è arrivato chiaro e tondo. Da notare che il primo commento internazionale non è arrivato dai russi (i quali hanno protestato da protocollo) ma dal ministro degli Esteri inglese, Dominic Raab, che ha twittato: «L'attività maligna e destabilizzante della Russia mira a minare un alleato della Nato» come l'Italia. La comunicazione diplomatica è stata efficace. Finora il solo a prendere una posizione netta su Mosca era stato il ministro Guerini, il più atlantista della compagine di governo. All'indomani delle accuse di Biden a Putin («assassino»), ha rilasciato una intervista prendendo espressamente le distanze sui diritti umani. Stesso discorso su golden power e iniziative cinesi. Vediamo dopo l'arresto di Biot e la sua eventuale convalida come cambieranno i rapporti con Putin e le attività militari in Libia, dove ai nostri toccherà subentrare ai turchi per tenere a bada proprio le mire russe.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/biot-spia-russi-roma-usa-2651307635.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="con-il-copasir-paralizzato-dai-veti-draghi-dovra-riferire-alle-camere" data-post-id="2651307635" data-published-at="1617242953" data-use-pagination="False"> Con il Copasir paralizzato dai veti Draghi dovrà riferire alle Camere «L'arresto di un ufficiale della Marina militare, accusato di aver passato documenti classificati in cambio di denaro a un ufficiale delle forze armate russe, dimostra quanto in ambito internazionale il livello dello scontro si stia alzando ulteriormente», ha dichiarato ieri Alberto Balboni. «Fratelli d'Italia, alla luce della paralisi del Copasir visto che la sua composizione non corrisponde a quanto previsto dalla legge, chiede che o il presidente del Consiglio o il sottosegretario con la delega ai Servizi vengano immediatamente in Aula a riferire». La polemica sollevata dal deputato di Fdi alimenta il forte imbarazzo che da tempo separa Lega e Fratelli d'Italia sul tema. L'ingresso del Carroccio in maggioranza assieme agli azzurri impone una revisione del Comitato parlamentare per la sicurezza. Va ricordato che il Copasir, ora presieduto da Raffaele Volpi, è l'unico organo parlamentare la cui composizione è regolata dalla legge. E che il presidente deve essere scelto tra i membri dell'opposizione, come indica la riforma della nostra intelligence nel 2007. C'è un motivo, data l'importanza dell'organismo di controllo che periodicamente può sentire il presidente del Consiglio ma soprattutto tutte le istituzioni che si occupano della sicurezza della Repubblica, dal Cisr (Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica) fino ai ministri di Difesa, Economia e Esteri. Non solo. Ha anche un ruolo di controllo sulle nomine del direttore e vicedirettore del Dis, come di quelli delle nostre agenzie, Aisi e Aise. Proprio perché le opposizioni devono essere informate sulle scelte dell'esecutivo. Il governo di Mario Draghi è forse un unicum negli anni recenti della storia parlamentare. C'è solo un partito di opposizione, cioè Fratelli d'Italia. Spetta quindi al partito di Giorgia Meloni lo scranno più alto di palazzo San Macuto. La stessa leader di Fdi lo ha ribadito più volte in questi giorni. Giovanni Donzelli già a febbraio ebbe a sollecitare i presidenti di Camera e Senato: «Sollecito il Copasir ad adeguarsi ai nuovi equilibri del Parlamento perché non vorremmo che si riunisse in modo non corretto. È importante che questo organo così vitale per la sicurezza della nazione lavori nel pieno delle sue funzioni». Il paragone con Massimo D'Alema (unico a rimanere in carica pur essendo di un partito di maggioranza) viene contestato da vari costituzionalisti. Anche perché il governo Monti non era un vero e proprio governo politico. Non aveva ministri o sottosegretari espressione dei partiti. Tanto che D'Alema, che prima si dimise, poi rimase presidente del Comitato, con il via libera della stessa Lega che all'epoca sedeva tra i banchi dell'opposizione. Allo stesso tempo anche Antonio Zennaro, ex capogruppo 5 stelle al Copasir, poi passato al Misto, si dimise non appena entrato nel gruppo leghista. Insomma, appare evidente che gli assetti dovranno cambiare nei prossimi giorni, come anche la composizione stessa che di sicuro non potrà prevedere 5 parlamentari di Giorgia Meloni a San Macuto. Una soluzione dovrà essere trovata a breve. Le attività sono ferme ormai da quasi due mesi. C'è una lunghissima lista di convocati da audire. Si va da Matteo Renzi a Rocco Casalino fino a Giuseppe Conte. Il Copasir li aveva convocati per chiarire aspetti importanti per la democrazia. Ad esempio Renzi dovrebbe ancora far sapere quali informazioni disponga sul Russia gate e sulla visita di William Barr a Roma. Adesso, espulsi due funzionari di Mosca, toccherà a Mario Draghi presentarsi in Aula. Ma chiaramente non è la stessa cosa. Alla Camera parlerà. Davanti al Copasir risponderebbe a domande precise.
Papa Leone XIV (Ansa)
«Ciò richiede impegno nel promuovere scelte a vari livelli in favore della famiglia, sostenendone gli sforzi, promuovendone i valori, tutelandone i bisogni e i diritti», ha detto Papa Leone nel suo discorso al Quirinale davanti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Padre, madre, figlio, figlia, nonno, nonna sono, nella tradizione italiana, parole che esprimono e suscitano sentimenti di amore, rispetto e dedizione, a volte eroica, al bene della comunità domestica e dunque a quello di tutta la società. In particolare, vorrei sottolineare l'importanza di garantire a tutte le famiglie - è l'appello del Papa - il sostegno indispensabile di un lavoro dignitoso, in condizioni eque e con attenzione alle esigenze legate alla maternità e alla paternità».
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