2021-07-07
«Con le scelte Ue sui biocarburanti distrutta foresta pari all’Olanda»
Uno studio incolpa Bruxelles: «Inquinano il triplo rispetto ai carburanti fossili».I biocarburanti? Non sono tanto amici dell'ambiente: almeno secondo quanto rivela uno studio di una organizzazione attiva da 30 anni nel campo della mobilità sostenibile, secondo la quale negli ultimi dieci anni l'uso crescente di biodiesel come carburante per auto e camion, imposto dall'Europa nel 2010 con la direttiva Red (Renewable energy directive), ha letteralmente «spazzato via foreste per un'estensione pari a quella dell'Olanda». Per questo l'associazione ha invitato le istituzioni comunitarie a «sospendere immediatamente il supporto alla produzione di olio di palma e di soia da utilizzare come biodiesel, per evitare che prosegua la deforestazione e l'emissione di quantità di anidride carbonica superiori a quelle dei combustibili fossili».La direttiva Red, spiega l'associazione, ha fissato «un target del 10% di energie rinnovabili nel settore dei trasporti, da raggiungere entro il 2020 in ciascuno degli Stati membri. Questo ha portato a una crescita della domanda di biodiesel a buon mercato, ricavato principalmente da oli di soia e di palma, che vengono prodotti quasi sempre in Asia e Sud America». Di conseguenza «circa 4 milioni di ettari di foresta sono stati rasi al suolo», distruggendo tra l'altro, secondo le stime, «il 10% dell'habitat naturale degli orangutan». Dal 2010 in poi in Europa auto e camion hanno bruciato 39 milioni di tonnellate di biodiesel, emettendo, secondo le stime dell'associazione, «una quantità di anidride carbonica fino a tre volte maggiore rispetto al diesel tradizionale». La stessa Commissione europea, nel 2012 e nel 2016, ha pubblicato due studi che quantificavano le emissioni legate all'uso del terreno per la coltivazione delle piante - palma, soia ma anche colza e girasole - utilizzate per ricavare i biocarburanti: entrambi hanno dimostrato che questi ultimi inquinano più del diesel tradizionale. Le emissioni sono particolarmente elevate per gli oli di palma e di soia, che superano rispettivamente di tre volte e due volte quelle del gasolio. Nella direttiva RedII, aggiornata nel 2018, è stato deciso di rinunciare all'uso dell'olio di palma come biocombustibile, bloccando i volumi al livello del 2019 e riducendoli gradualmente dal 2023 al 2030. Ma per T&E è troppo tardi: il rischio è che «l'olio di palma venga semplicemente rimpiazzato da quello di soia e da altri oli vegetali, anch'essi responsabili della deforestazione».Le parole di Laura Buffet, direttore del dipartimento energia di T&E, non lasciano spazio a interpretazioni: «Dopo dieci anni di questa legge sui combustibili “green" cosa abbiamo ottenuto? Una deforestazione galoppante, interi habitat cancellati ed emissioni superiori a quelle che ci sarebbero state se avessimo usato il diesel. Una normativa concepita per salvare il pianeta lo sta invece portando alla distruzione: non possiamo permetterci altri dieci anni di questa politica».