2021-12-04
«Bimbi affidati a coppia gay e maltrattati»
Un caso simile a quello di Bibbiano emerge a Torino: al centro, la stessa psicologa della Val d’Elsa, ex moglie di Claudio Foti e già a processo per l’inchiesta Angeli e demoni. Pure stavolta il calvario di due fratelli, durato 8 anni, nasce con l’accusa di abusi sessuali in famiglia.Gli otto anni da incubo durante i quali la coppia Lgbt che li aveva ottenuti in affido dai servizi sociali li avrebbe maltrattati sono finiti ieri, con un divieto di avvicinamento disposto dalla Procura di Torino. Le vittime, fratello e sorella, sono di origine nigeriana e ora sono ospiti di una casa famiglia. La psicologa Nadia Bolognini, ex moglie di Claudio Foti, il guru della Onlus Hansel e Gretel condannato a 4 anni con rito abbreviato per i fatti di Bibbiano, colpisce ancora. E se nel processo di Reggio Emilia, denominato Angeli e demoni, è accusata di falsa perizia, depistaggio, frode processuale e di una sfilza di altri reati, a Torino, dove il pubblico ministero Giulia Rizzo indaga dal 2019, si ipotizza il reato di falso ideologico. Miss Bibbiano è stata iscritta sul registro degli indagati insieme con le due Lgbt affidatarie, dalle quali aveva ricevuto il mandato di eseguire una perizia di parte sui due bimbi. L’inchiesta ha svelato risvolti inquietanti che ricordano molto da vicino il caso Bibbiano, con bambini strappati ai genitori e affidati a una coppia di mamme sulla base di una semplice dichiarazione di adottabilità. Una procedura nella quale si è innestata la consulenza di Bolognini che, stando all’accusa, conterrebbe le solite presunte accuse di abusi sessuali all’interno della famiglia d’origine. In realtà, hanno scoperto i carabinieri, i due piccoli, fratello e sorella, affidati nel 2013, avrebbero subito per otto anni maltrattamenti fisici, ma soprattutto psicologici. La tecnica sarebbe sempre la stessa: distruggere la loro relazione con la madre naturale. Una sporca operazione che avrebbe prodotto un rifiuto delle loro origini, sia affettive che culturali. Miss Bibbiano avrebbe quindi completato l’opera lasciando intendere che i minori subissero abusi dal padre manifestati in alcuni disegni e durante colloqui dei quali, però, non ci sarebbero registrazioni. Per questo lo studio della psicoterapeuta è stato perquisito. Ma sono in atto accertamenti dei carabinieri anche su dirigenti, funzionari e assistenti dei servizi sociali. I carabinieri hanno subito notato quelle che definiscono «preoccupanti analogie con le vicende giudiziarie di Bibbiano». Confermate alla Verità dal pm Rizzo: «Intanto c’è un comune denominatore che è la Bolognini. Le consulenze di parte sono state effettuate da lei e abbiamo modo di ritenere che siano state fatte nello stesso modo, visti gli esiti a cui hanno condotto. Tendenzialmente è una storia sovrapponibile a quella di Reggio Emilia». E presto l’inchiesta potrebbe allargarsi. Anche perché l’operazione di oggi sarebbe uno stralcio di una indagine più ampia finalizzata a verificare le modalità di affido, le dinamiche economiche connesse e le circostanze di custodia e mantenimento dei minori. D’altra parte, durante una indagine conoscitiva del Consiglio regionale piemontese sul sistema degli affidi, era emerso che le famiglie convocate denunciavano «una durata degli allontanamenti non consensuali indefinitamente prolungata e senza un adeguato contraddittorio nel tempo tra servizi sociali e nucleo d’origine». Non solo. È stata segnalata anche «l’attitudine dei servizi sociali a non rispettare la lettera delle norma nazionale che prescrive che il bambino venga affidato, se non c’è il consenso della famiglia, da un provvedimento del Tribunale per i minorenni a una coppia preferibilmente con figli o, se questo non è possibile, a una persona sola. Solo nel caso residuale, dove non siano possibili queste soluzioni, si deve cercare una comunità di tipo familiare». Come era facile immaginare da una certa sinistra c’è subito stata una levata di scudi. L’assessore alle Politiche sociali della Città di Torino, Jacopo Rosatelli, della Sinistra ecologista, ha indossato la toga da difensore d’ufficio e ha precisato che i servizi sociali del Comune di Torino «da sempre rappresentano un modello positivo per l’affermazione e la tutela dell’interesse superiore dei minori». Non solo. Ha invitato anche a «evitare di evocare analogie con il caso Bibbiano, utili a costruire polveroni mediatici, ma non a risolvere eventuali problemi». In realtà, se su Bibbiano fosse calato il silenzio probabilmente Foti & co. avrebbero continuato indisturbati con le loro presunte attività di manipolazione. «Evidentemente la relazione della nostra indagine conoscitiva in Consiglio regionale, che ho portato con un esposto penale proprio ai carabinieri, si è rivelata utile a far emergere la verità», rivendica l’assessore regionale Maurizio Marrone di Fratelli d’Italia, che denunciando almeno 14 casi sospetti aveva sottolineato anche l’esistenza di «affidi di minori a coppie omosessuali disposti dai servizi sociali del Comune di Torino contro il parere delle famiglie di appartenenza». Ed è questa l’ulteriore analogia: «Come a Bibbiano», dove imperava la potente psicologa dei servizi sociali Federica Anghinolfi (pure lei imputata nel processo), spiega Marrone, «a seguire l’affido di minori come consulente interna c’è un’assistente sociale del Comune che è contemporaneamente attivista Lgbt e fondatrice dell’associazione Famiglie Arcobaleno, un conflitto di interessi palese». La psicologa è anche autrice di un manuale sulla cosiddetta genitorialità omosessuale, patrocinato dal Comune di Torino nel periodo della giunta di Chiara Appendino. Che addirittura esibì il caso di un ragazzo affidato a una coppia di uomini durante un convegno intitolato «Cresco bene con voi«, quasi fosse nella sostanza già un’adozione definitiva. In stile Bibbiano.
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