2024-10-01
Nel piano di bilancio case verdi, zero aiuti e più accise sul diesel
Ursula von der Leyen (Ansa)
Non sono previsti sussidi pubblici, ma chi ristruttura riceve dei certificati bianchi. Allineamento delle gabelle con la benzina.Il piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-2029 presentato dal governo di Giorgia Meloni qualche giorno fa, che riporta le intenzioni del governo sulla finanza pubblica per i prossimi 5 anni, contiene diverse affermazioni impegnative. Molti sono gli accenni alle questioni energetiche nel lungo documento del governo, ma per ora ci soffermiamo solo su un paio, per quanto prive di dettagli.Il prima accenno riguarda l’intenzione del governo di introdurre un sistema di scambio di certificati bianchi per incentivare le ristrutturazioni, in ossequio alla direttiva europea sulle case green (direttiva sulla prestazione energetica degli edifici, Epbd). Questa richiede che gli Stati membri dell’Unione raggiungano determinati obiettivi di riduzione dei consumi energetici degli immobili, attraverso spese in efficientamento energetico. Una direttiva molto discussa e di cui questo giornale si è occupato a lungo.Il piano strutturale di bilancio dice chiaramente che lo Stato non interverrà con sussidi per incentivare le ristrutturazioni (che non saranno obbligatorie, vale la pena ricordarlo). Il governo intende «adottare una serie di misure che, senza produrre effetti sulla finanza pubblica, possono rimuovere barriere informative e amministrative e sostenere la decarbonizzazione innescando meccanismi virtuosi per gli investimenti privati». Esse sono volte a «creare un mercato per i certificati bianchi per il settore residenziale civile per incentivare gli interventi più efficienti e ridurre il ruolo delle detrazioni fiscali».Dunque, l’eredita del Superbonus al 110% si fa sentire: il governo esclude di intervenire con sgravi fiscali o sussidi («senza produrre effetti sulla finanza pubblica»), mentre intende creare un mercato per i certificati bianchi riservato agli immobili residenziali. I certificati bianchi sono stati introdotti ormai 20 anni fa e sono stati utilizzati per promuovere interventi di efficienza sulle reti di distribuzione del gas e dell’energia elettrica. I certificati bianchi (Titoli di Efficienza Energetica, Tee) sono titoli negoziabili che certificano il conseguimento di risparmi negli usi finali di energia, ottenuti attraverso interventi e progetti di incremento dell’efficienza energetica. Un certificato equivale al risparmio di una tonnellata equivalente di petrolio (Tep).Il sistema attuale prevede dei soggetti obbligati: i distributori di gas ed energia elettrica, che ogni anno si vedono indicare degli obiettivi di efficientamento. I soggetti obbligati possano realizzare direttamente tali interventi oppure acquistare i Tee sul mercato apposito gestito dal Gme (Gestore mercato elettrico). Molte aziende industriali e molte società di servizi energetici realizzano interventi di questo tipo, ottengono i Tee e li vendono sul mercato. Questo rappresenta un incentivo, dunque, ad effettuare interventi di efficientamento.Ora il governo intende, a quanto pare, allargare tale meccanismo ai proprietari di case che effettuano ristrutturazioni per l’efficienza energetica. In pratica, una ristrutturazione darà diritto a ricevere Tee, che potranno essere venduti su un mercato apposito. Ma chi dovrebbe comprare i Tee derivanti dalle ristrutturazioni, così che chi fa la ristrutturazione riceva l’incentivo? Dovrebbe esserci un obbligo di acquisto in capo ai distributori di gas ed energia elettrica, possiamo immaginare. Però, oggi il meccanismo vigente prevede che il costo sostenuto dai distributori per l’acquisto dei Tee sia ribaltato nelle tariffe di distribuzione, cioè nella bolletta degli italiani. Se fosse così anche per il nuovo sistema per le case green, gli incentivi alle ristrutturazioni sarebbero pagati dai privati cittadini in bolletta. Vedremo come sarà strutturato questo nuovo «mercato», ma alla fine di tutto ci sarà, come sempre, qualcuno che paga. Del resto, come tengono a dire nei think-tank liberali, non esistono pasti gratis. E certo la transizione energetica gratis non è.La seconda questione riguarda le accise: nel piano si legge che il governo intende «utilizzare il riordino delle spese fiscali (tax expenditures) in determinati ambiti di tassazione, come l’allineamento delle aliquote delle accise per diesel e benzina e/o politiche di riordino delle agevolazioni presenti in materia energetica».Attualmente le accise sulla benzina valgono 728 euro per 1000 litri, con un peso di circa il 42% rispetto al prezzo alla pompa attuale (media nazionale self-service: 1,737 euro a litro). Per quanto riguarda il gasolio, invece, l’accisa è più bassa ha un peso di 617 euro per 1000 litri, pari a circa il 38% del prezzo alla pompa corrente (media nazionale self-service 1,620 euro a litro).Il documento del governo parla di «allineamento» delle due aliquote. Conoscendo le necessità tributarie dello Stato, immaginiamo che tale allineamento delle accise stia a significare un «aumento« dell’accisa sul diesel. Ma chissà, il governo potrebbe anche sorprenderci e abbassare l’accisa sulla benzina a livello di quella sul diesel.