2020-07-20
Big pharma sotto processo (ma nessuno lo dice)
L'industria della salute stimola l'economia e crea lavoro ma quando finisce alla sbarra cala il silenzio. Tutti gli errori e gli orrori (molti impuniti) dei colossi.«L'industria dei farmaci fa molte cose buone. Essa produce medicine che possono salvare vite. Crea lavoro e stimola la crescita economica. Purtroppo essa fa anche cose cattive. Per decenni, in modo persistente e sistematico, l'industria ha nascosto e manipolato i dati delle sperimentazioni cliniche. A causa di ciò una grande massa di farmaci ha messo in pericolo la vita delle persone e sprecato denaro pubblico».Era il 2012 quando Fiona Godlee scrisse questo editoriale sul British Medical Journal, una specie di Bibbia nel campo sanitario. Fece scandalo. Fece epoca. Ma purtroppo, da allora, non è cambiato nulla. Restiamo soltanto alle notizie degli ultimi giorni. A Milano sono state chiuse le indagini per una presunta truffa da 10 milioni di euro ai danni dei contribuenti: otto aziende farmaceutiche sono accusate di aver ottenuto ingenti guadagni illeciti dalla vendita di farmaci agli ospedali del gruppo San Donato. «Riempi i frigoriferi fino a farli scoppiare, poi si vedrà», dicevano gli indagati al telefono. A Bari 17 aziende farmaceutiche sono finite nel mirino per un'altra presenta truffa ai danni dei contribuenti: farmaci antivirali e anticancro venivano comprati a nome di pazienti inesistenti e poi gettati in aperta campagna o nei rifiuti. Il danno? Oltre 20 milioni di euro. E siamo alla cronaca spicciola. Poi ci sono le vicende ancora più clamorose, sempre degli ultimi giorni, di cui parliamo in questa pagina: la condanna alla Johnson&Johnson per il talco all'amianto, la Novartis sotto accusa per finanziamenti illeciti, l'inchiesta sugli accordi gonfiare i prezzi dei medicinali… Cosa accomuna tutte queste vicende? Una verità molto semplice: non se ne parla in tv. Non se ne parla sui giornali. Al massimo un trafiletto in qualche pagina nascosta. Il caso Avastin Lucentis, con un farmaco pagato per anni undici volte di più del dovuto, avrebbe meritato in Italia l'attenzione di tutti. Invece nessuno sa che cosa sia. Lo scandalo degli oppioidi o quello di Mediator meriterebbero di essere seguiti giorno per giorno da parte dei media. Invece probabilmente nessuno sa di che cosa stiamo parlando. Siamo sempre lì: Big Pharma fa delle cose buone e quelle le conoscono tutti. Ma quando Big Pharma finisce alla sbarra, ebbene, non se ne deve parlare. Nessuno deve sapere. Ed è assurdo se ci pensate. Negli ultimi mesi tutti parliamo molto di salute e ci facciamo molte domande al riguardo. Ma ci sono alcuni interrogativi che restano tabù: è vero che la Johnson&Johnson come risulta da un'inchiesta Reuters sapeva dagli anni Settanta del rischio del talco killer? È vero che la Servier non ha ritirato il farmaco Mediator dal mercato pur sapendo che faceva male e provocando così la morte di almeno 2.000 persone? È vero che esistono strategie per mantenere alti in modo artificiale i prezzi dei farmaci? Sapere è nell'interesse di tutti. Anche di Big Pharma. E allora perché resta tutto nell'ombra? Qualcuno forse ricorderà il caso Cronassial. Il farmaco ebbe un gran successo negli anni Settanta e Ottanta, veniva presentato come una specie di panacea di tutti i mali, capace di fermare l'invecchiamento delle cellule e la stanchezza del pensiero. Poi si scoprì che aveva effetti devastanti su fegato e muscoli. Ma solo dopo diversi anni, nel 1993, fu ritirato dal mercato. A produrlo era una casa farmaceutica, la Fidia, che aveva finanziato le ricerche di Rita Levi Montalcini, tanto che quest'ultima la ringraziò pubblicamente quando vinse il Nobel. Nel 2004 la trasmissione Report fece un'intervista alla Montalcini. E le chiese come fosse stato possibile che la Fidia, da lei tanto elogiata, avesse lasciato in circolazione per anni un farmaco così pericoloso. La Montalcini rispose secca: «Non posso commentare». Poi fuori onda aggiunse: «Sono domande che non mi vanno tanto». Ecco: invece noi pensiamo che è proprio da queste domande che bisogna ripartire. Sono proprio queste le domande che richiedono una risposta. Spiace che il premio Nobel non abbia avuto il coraggio di farlo a suo tempo. Ma se tutti continuano a non fare domande e a non dare risposte, ci saranno altre vittime. A causa dei farmaci. E dei silenzi colpevoli.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)