
Il segretario di Stato Antony Blinken in Egitto chiede ai Paesi arabi di spingere Hamas verso la tregua, intanto gli Usa si muovono da soli per gli ostaggi e indeboliscono Benjamin Netanyahu. Il moderato Benny Gantz lascia il governo.Domenica sera Benny Gantz, presidente del partito centrista Unità Nazionale, ha annunciato le dimissioni dal governo israeliano di emergenza in aperto contrasto con il primo ministro Benjamin Netanyahu. Nulla di inatteso dato che Gantz aveva dato l’ultimatum (con scadenza 8 giugno) a Netanyahu con il quale il rapporto è ai minimi termini da settimane «in mancanza di una visione concordata per il conflitto di Gaza che impedisce di ottenere una vera vittoria nella guerra contro Hamas». Benny Gantz ha anche dichiarato che «lasciare la coalizione è stata una decisione complessa e angosciante ma presa per il bene dello Stato di Israele». Netanyahu su X si è rivolto a Gantz invitandolo a ripensarci: «Israele è impegnato in una guerra esistenziale su più fronti. Benny, questo non è il momento di abbandonare la campagna, questo è il momento di unire le forze». L’appello non ha avuto successo. Dopo Gantz gli altri ministri di Unità Nazionale Gadi Eisenkot, ex capo di Stato maggiore dell’esercito, e Chili Tropper hanno presentato lettere di dimissioni in seguito all’annuncio. L’uscita di Unità Nazionale non rovescerà il governo, che detiene ancora 64 dei 120 seggi della Knesset senza il Partito centrista. Tuttavia, secondo il Washington Post, le dimissioni di Gantz che è il principale rivale politico di Netanyahu «anche se in tempi brevi non minacciano l’esecutivo potrebbero portare a una reazione politica a catena e incoraggiare i numerosi critici del primo ministro in patria e all’estero». Ieri Il segretario di Stato americano Antony Blinken è arrivato al Cairo per iniziare un tour nella regione con l’obiettivo di promuovere un cessate il fuoco a Gaza tra Israele e Hamas e la liberazione degli ostaggi. Blinken parlando ai giornalisti nella capitale egiziana si è subito rivolto ai Paesi arabi: «Il mio messaggio è ai governi di tutta la regione: se volete un cessate il fuoco, spingete Hamas a dire sì. Credo fermamente che la stragrande maggioranza delle persone, sia che si trovino in Israele, in Cisgiordania, a Gaza vogliano davvero credere in un futuro in cui israeliani e palestinesi vivranno in pace e sicurezza». Durante la sua visita, il capo della diplomazia statunitense ha incontrato il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi prima di recarsi in Israele per colloqui con Netanyahu. Durante l’incontro, Al Sisi ha ribadito «l’importanza di porre fine al conflitto a Gaza, di evitare l’espansione del conflitto e di avanzare verso una soluzione a due Stati». A proposito di accordi l’amministrazione americana starebbe considerando la possibilità di concluderne uno unilaterale con Hamas per liberare cinque ostaggi con doppia cittadinanza, nel caso l’attuale sforzo negoziale non produca risultati. Evidente che ad Hamas e all’Iran un accordo del genere farebbe molto comodo perché creerebbe l’ennesima spaccatura tra Biden, in piena campagna elettorale, e Netanyahu che verrebbe ulteriormente messo sotto pressione dalla Casa Bianca. In ogni caso si fatica a capire la traiettoria della politica estera della Casa Bianca che in queste settimane ha anche rilanciato in cambio di un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, l’accordo di reciproco riconoscimento tra Arabia Saudita e Israele che senza il 7 ottobre 2023 sarebbe già stato consegnato alla storia. A proposito di dichiarazioni surreali vanno citate le parole di Ismail Haniyeh che ai microfoni di al-Jazeera ha affermato: «Israele ha attaccato il campo di Nuseirat e ha liberato quattro ostaggi uccidendo almeno 274 palestinesi (in realtà sono 70 terroristi o collaboratori, ndr) per bloccare qualsiasi accordo che mettesse fine alla guerra», poi ha aggiunto che «l’amministrazione Biden non è meno criminale della leadership israeliana». A proposito degli ostaggi il New York Times scrive che Hamas ha dato ai suoi miliziani incaricati della custodia degli ostaggi il seguente ordine: «La prima cosa da fare è sparare agli ostaggi se ritenete che stiano arrivando i soldati israeliani a salvarli». Intanto la guerra continua. Durante tutta la giornata, dal Libano sono stati lanciati numerosi missili anticarro verso le aree di Manara, Yir'on, Avivim, Margaliot e Yiftach nel nord di Israele. Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno reso noto che diversi colpi hanno colpito strutture nelle aree di Manara e Yir’on, causando incendi a Yir’on, Yiftach e Manara. Inoltre, le difese aeree «hanno intercettato con successo due bersagli aerei sospetti sulla costa di Nahariya», come si legge in un comunicato. Le Idf hanno condotto intensi attacchi in due aree della Striscia di Gaza e secondo quanto riportato dai notiziari palestinesi, l’esercito israeliano ha colpito un’area a est di Deir al-Balah, nel centro della Striscia di Gaza, e ha effettuato un pesante bombardamento di artiglieria sull'area di Urayba, a nord della città di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Le Brigate Qassam hanno riferito di «aver ucciso e ferito un numero imprecisato di soldati israeliani nel campo Shaboura della città di Rafah, a Gaza». Infine, auguri di buon lavoro alla giornalista e saggista Fiamma Nirenstein che il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz ha nominato quale «consigliera speciale per la lotta contro l'antisemitismo per conto del ministero».
Svitlana Grynchuk (Ansa)
Scoperta una maxi rete di corruzione. L’entourage presidenziale: «Colpa di Mosca» Da Bruxelles arrivano ancora 6 miliardi, ma crescono i dubbi sull’uso degli asset russi
Manfredi Catella (Ansa)
La Cassazione conferma la revoca degli arresti e «grazia» l’ex assessore Tancredi.
La decisione della Corte di Cassazione che ha confermato la revoca degli arresti domiciliari per Manfredi Catella, Salvatore Scandurra e gli altri indagati (e annullato le misure interdittive verso l’ex assessore Giancarlo Tancredi, l’ex presidente della commissione Paesaggio Giuseppe Marinoni e l’architetto Federico Pella) rappresenta un passaggio favorevole alle difese nell’inchiesta urbanistica milanese. Secondo i giudici, che hanno respinto il ricorso dei pm, il quadro indiziario relativo al presunto sistema di pressioni e corruzione non era sufficiente per applicare misure cautelari.
Giorgia Meloni (Ansa)
Il premier: «Tirana si comporta già come una nazione membro dell’Unione europea».
Il primo vertice intergovernativo tra Italia e Albania si trasforma in una nuova occasione per rinsaldare l’amicizia tra Roma e Tirana e tradurre un’amicizia in una «fratellanza», come detto dal primo ministro Edy Rama, che ha definito Giorgia Meloni una «sorella». «È una giornata che per le nostre relazioni si può definire storica», ha dichiarato Meloni davanti alla stampa. «È una cooperazione che parte da un’amicizia che viene da lontano ma che oggi vuole essere una cooperazione più sistemica. C’è la volontà di interagire in maniera sempre più strutturata su tanti temi: dalla difesa, alla protezione civile, dalla sicurezza, all’economia fino alla finanza».
Il direttore del «Corriere della Sera» Luciano Fontana (Imagoeconomica)
Se il punto è la propaganda, ogni leader è sospetto. Il precedente dell’inviato Rai, Marc Innaro, che più volte ha rivelato di avere proposto un’intervista a Lavrov. Risposta dei vertici dell’azienda: «Non diamo loro voce».
«Domandare è lecito, rispondere è cortesia». Il motto gozzaniano delle nostre nonne torna d’attualità nella querelle fra Corriere della Sera e Sergej Lavrov riguardo all’intervista con domande preconfezionate, poi cancellata dalla direzione che si è rifiutata di pubblicarla dopo aver letto «il testo sterminato, pieno di accuse e tesi propagandistiche». Motivazione legittima e singolare, perché è difficile immaginare che il ministro degli Esteri russo potesse rivelare: è tutta colpa nostra, L’Europa non aveva scelta, Le sanzioni sono una giusta punizione. Troppa grazia.






