
Opacità sul neurologo che lo visitava alla Casa Bianca. Intanto cresce la fronda dem.Non si placano le ansie per la salute mentale di Joe Biden. E intanto il Partito democratico è sempre più spaccato. «Ho molte preoccupazioni e non sono l’unica», ha dichiarato la senatrice dem Tina Smith, poco prima che iniziasse ieri un meeting con i suoi colleghi per discutere sul futuro politico del presidente. «Biden deve dimostrare al popolo americano, me compreso, di essere all’altezza del compito per altri quattro anni», ha rincarato la dose il senatore dem Jon Tester. Tutto questo, mentre sta aumentando il numero di deputati dell’Asinello che chiedono un passo indietro del presidente. «Penso che sia ormai chiaro che non è la persona più adatta a trasmettere il messaggio democratico», ha affermato il deputato dem Adam Smith.Dall’altra parte, almeno ufficialmente, i leader democratici di Camera e Senato, Hakeem Jeffries e Chuck Schumer, hanno garantito il proprio sostegno all’inquilino della Casa Bianca. A schierarsi a favore del presidente è stata anche la deputata di estrema sinistra, Alexandria Ocasio-Cortez. «Joe Biden è il nostro candidato. Non abbandonerà questa corsa. È in questa corsa e io lo sostengo», ha detto. Dal canto suo, Donald Trump è tornato a dirsi convinto che il presidente non si ritirerà. «Mi sembra che potrebbe benissimo restare. Ha un ego e non vuole andarsene», ha detto. È chiaro come queste spaccature possano rivelarsi un enorme problema per l’Asinello. Chiunque sarà alla fine il candidato presidenziale rischia infatti di ritrovarsi alle spalle un partito in macerie e caratterizzato da profonde divisioni: divisioni a cui vanno sommate le fibrillazioni intestine già in corso da mesi a causa della crisi di Gaza. E la situazione è probabilmente destinata a peggiorare.Continua infatti a tenere banco l’opacità dell’amministrazione Biden sulla salute mentale del presidente. L’altro ieri, la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, è stata messa sotto pressione dai giornalisti che chiedevano chiarimenti sul fatto che, per otto volte, un importante neurologo specializzato nel morbo di Parkinson, aveva visitato la Casa Bianca stessa tra la scorsa estate e questa primavera. Incalzata, la Jean-Pierre si è mostrata decisamente evasiva, rifiutandosi di confermare il nome del neurologo (ufficialmente per ragioni di privacy).Poco dopo, nella tarda serata di lunedì, il medico del presidente, Kevin O’Connor, ha pubblicato una lettera, in cui ha confermato l’identità dello specialista: Kevin Cannard. Secondo il medico, quest’ultimo «ha tenuto regolarmente sedute di neurologia presso la clinica medica della Casa Bianca a sostegno delle migliaia di militari in servizio attivo assegnati a supporto delle attività della Casa Bianca». Cannard, sempre stando alla missiva di O’Connor, avrebbe inoltre visitato Biden semplicemente in occasione dei controlli di routine annuali. «Il presidente Biden non ha visto un neurologo al di fuori della sua visita medica annuale», ha scritto il medico nella lettera. Peccato che la lettera non abbia portato a chissà quale trasparenza. Primo: resta il fatto che l’inquilino della Casa Bianca non si è mai sottoposto a un test cognitivo. Secondo: stando a quanto riferito da Politico, O’Connor sarebbe un ex socio in affari del fratello di Biden, Jim.Infine attenzione al vertice Nato in corso a Washington. Ieri, gli occhi del mondo erano puntati sul discorso di apertura che, secondo Reuters, Biden ha tenuto in serata, quando La Verità era già andata in stampa. Venerdì, Bloomberg News aveva riferito che all’interno dell’Alleanza atlantica si registrerebbero significative preoccupazioni per le condizioni del presidente americano. Nel frattempo, un sondaggio di Bendixen & Amandi ha rilevato che Kamala Harris e Hillary Clinton sarebbero meglio posizionate per battere Trump rispetto a Biden. Per carità, il presidente è oggettivamente in crisi. Ma tornare ad affidarsi alla Clinton non sembra proprio una mossa geniale.
        Roberto Burioni (Ansa)
    
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        (Getty Images)
    
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