2021-04-30
Biden si è già pentito dei confini spalancati
Il presidente Usa alle prese con la crisi dell'immigrazione da Sud innescata dalla sua retorica elettorale contro The Donald. Malumori dopo l'aumento delle tasse per finanziare le faraoniche riforme sociali. Trump opziona la candidatura per il 2024.Un bilancio dei suoi primi cento giorni di governo. Di questo ha trattato, in sostanza, il primo discorso che il presidente americano, Joe Biden, ha tenuto mercoledì sera alle camere riunite. Un discorso, in cui l'inquilino della Casa Bianca ha rivendicato i propri successi. Un discorso che ha tuttavia anche messo indirettamente in luce i problemi strutturali della sua presidenza.Senza dubbio alcuni obiettivi importanti sono in fase di raggiungimento. E Biden non ha mancato di farlo notare, a partire dai progressi nella campagna vaccinale. «Quando ho prestato giuramento il 20 gennaio, meno dell'1% degli anziani in America era completamente vaccinato contro il Covid 19. Cento giorni dopo, il 70% degli anziani in America sopra i 65 anni sono protetti, completamente protetti», ha dichiarato. Il presidente ha anche voluto evidenziare l'impegno della sua amministrazione nel fronteggiare gli effetti economici della pandemia, sottolineando di aver distribuito assegni «all'85% delle famiglie americane».Giustamente pronto a rivendicare i propri successi, l'inquilino della Casa Bianca ha invece glissato sulle difficoltà che sta incontrando, soprattutto su una questione spinosa come la crisi migratoria al confine meridionale. Biden, nel suo discorso, ha attribuito la responsabilità dell'aumento dei flussi migratori ai problemi che attanagliano i Paesi del Centro America, citando «la violenza, la corruzione, le bande, l'instabilità politica, la fame, gli uragani, i terremoti, i disastri naturali». È pur vero che questi fattori siano in parte alla base dell'incremento dei flussi, registratosi negli ultimi mesi. Ma non bisogna neppure trascurare che quell'impennata sia stata anche favorita dalla retorica elettorale di Biden, che, l'anno scorso, aveva assunto posizioni fortemente aperturiste e nettamente critiche della linea dura di Donald Trump. Anche i sondaggi hanno d'altronde registrato che la gestione del confine costituisce oggi il vero tallone d'Achille dell'inquilino della Casa Bianca.Tornando al discorso di mercoledì, il presidente si è poi concentrato sulle proposte programmatiche: la riforma infrastrutturale da circa 2.000 miliardi di dollari e l'aumento del salario minimo, senza trascurare cospicui investimenti in sanità e l'American families plan (un progetto da 1.800 miliardi nel settore dell'istruzione e dell'assistenza all'infanzia). L'ambizione certo non manca. E già qualcuno ha avanzato parallelismi con la Great Society: l'insieme, cioè, delle riforme sociali, che vennero promosse da Lyndon Johnson negli anni '60. La differenza risiede tuttavia nel fatto che Johnson, ai suoi tempi, poteva contare su una solida maggioranza parlamentare. L'esatto opposto di Biden che, al Congresso, si ritrova oggi con dei numeri risicatissimi.Anche per questo, nel suo discorso, il presidente ha rivolto ai repubblicani l'ennesimo invito alla collaborazione: una collaborazione che sarebbe effettivamente auspicabile su materie delicate come, per esempio, la riforma dei corpi di polizia. Tuttavia, almeno finora, non è che i dem abbiano granché coltivato uno spirito bipartisan, adottando anzi spesso unilateralmente dei disegni di legge che, in alcuni casi, non hanno riscosso il sostegno di un singolo parlamentare repubblicano (anche tra quelli notoriamente ostili a Trump). Basti solo pensare alla controversa riforma elettorale che l'asinello ha approvato alla Camera il mese scorso e che, mercoledì, è stata esplicitamente appoggiata dallo stesso Biden. Senza infine trascurare il nervosismo che aleggia tra alcuni senatori democratici centristi, non particolarmente a proprio agio con la volontà del presidente di aumentare la pressione fiscale, per finanziare i suoi munifici progetti di riforma. Un presidente che sconta anche le tensioni intestine al suo stesso partito e che deve quindi costantemente barcamenarsi tra le varie correnti su un imprecisato numero di questioni.In tutto questo, la figura di Trump ha aleggiato sul discorso presidenziale: Biden ha infatti evocato (per quanto indirettamente) il predecessore in almeno due occasioni. Ha esplicitamente criticato la «passata amministrazione» per le sue politiche migratorie e ha poi parlato di «abisso dell'insurrezione e dell'autocrazia» (un chiaro riferimento ai fatti del Campidoglio). Lo stesso ex presidente non è rimasto in silenzio: è infatti intervenuto ieri su Fox News per attaccare Biden sull'immigrazione, sostenendo che la situazione alla frontiera risulti «fuori controllo». Nonostante il tentativo di relegarlo a una mera parentesi, i democratici sono quindi ben consapevoli che il «capitolo Trump» non sia ancora definitivamente chiuso. Anche perché, sempre ieri, l'ex inquilino della Casa Bianca non ha escluso una ricandidatura nel 2024, dicendosi tra l'altro aperto alla possibilità di scegliere l'attuale governatore della Florida, Ron DeSantis, come proprio running mate. La situazione politica americana, insomma, continua ad essere tesa. E l'unità nazionale si sta rivelando sempre più un miraggio.
Francesco Paolo Sisto (Imagoeconomica)
Il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo (Imagoeconomica)
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