2022-11-11
Ora Biden fa il bullo ma è in un campo minato
L’inquilino della Casa Bianca gioisce per i risultati elettorali, nicchia sulla sua ricandidatura e fa spallucce sui guai del figlio Hunter. Ma i dem sono una polveriera per lo scontro tra radicali e centristi. Mentre a Donald Trump consigliano di rinviare l’annuncio del suo ritorno.A Joe Biden mancheranno anche le capacità politiche, ma di certo non la faccia tosta. «Abbiamo tenuto le elezioni ieri. Ed è stata una buona giornata, credo, per la democrazia», ha detto, commentando i risultati delle ultime Midterm. «La nostra democrazia è stata messa alla prova negli ultimi anni, ma con i suoi voti il popolo americano ha parlato e dimostrato ancora una volta che la democrazia è ciò che siamo», ha proseguito, per poi aggiungere: «Mentre la stampa e gli esperti prevedono una gigantesca ondata repubblicana, ciò non è successo». Il presidente ha poi affermato di avere «intenzione di ricandidarsi», nonostante abbia specificato di non avere ancora preso una decisione definitiva.Insomma, le parole di Biden cercano di lasciar intendere che, in fin dei conti, all’asinello non sia andata poi tanto male. Ora, è senz’altro vero che il risultato per i repubblicani è stato deludente. Così come è altrettanto vero che questa tornata elettorale ha indebolito notevolmente Donald Trump (soprattutto a causa dei disastrosi risultati dell’elefantino in Pennsylvania). Tuttavia i democratici non hanno granché da festeggiare. Fino a ieri sera, le sorti della maggioranza al Senato continuavano a essere appese ai risultati di Arizona, Georgia e Nevada. Tutto questo, mentre è ormai quasi certo che la Camera dei rappresentanti andrà all’elefantino, ancorché di misura. Biden si avvia, quindi, non solo a essere la proverbiale anatra zoppa, ma rischia anche un impeachment, oltre a indagini parlamentari da parte dei repubblicani sui controversi affari esteri di suo figlio Hunter: un’eventualità, quest’ultima, tutt’altro che improbabile, anche se mercoledì il presidente sul tema ha fatto spallucce, augurando sarcasticamente ai repubblicani buona fortuna.Tra l’altro, i guai dell’elefantino alle Midterm non dovrebbero oscurare quelli dei dem. L’asinello ha registrato una ben magra performance elettorale nella competizione per la Camera in una storica roccaforte, come lo Stato di New York. Il capo della Democratic congressional campaign committee, Sean Patrick Maloney, ha fallito nel suo tentativo di essere rieletto, mentre due seggi di Long Island sono passati dai dem ai repubblicani: è adesso la prima volta da decenni che l’intera delegazione congressuale di Long Island risulta totalmente rappresentata dall’elefantino.Secondo Politico, è possibile che tale risultato sia stato influenzato soprattutto dal timore nutrito da molti elettori locali nei confronti dell’aumento del crimine. Se vogliamo, l’aspetto peggiore per i dem è che, come rilevato anche dal sito Axios, i repubblicani riusciranno probabilmente a conquistare la maggioranza alla Camera proprio grazie a questi seggi newyorchesi. Non a caso, tale situazione ha già scatenato tensioni tra i democratici. La deputata Alexandria Ocasio-Cortez ha duramente criticato il Partito democratico dello Stato di New York, chiedendo la testa dei suoi vertici.Questo poi non vuol dire che nel cosiddetto Empire State l’asinello abbia rimediato solo sconfitte (vi hanno infatti vinto sia la governatrice uscente Kathy Hochul sia il senatore Chuck Schumer). Significa, semmai, che i dem continuano a presentare delle difficoltà strutturali anche nelle proprie roccaforti. E che lo scontro intestino tra centristi e radicali rischia di aggravarsi.A ben vedere, si tratta di un quadro complessivo che rischia di irrompere anche nelle dinamiche presidenziali. Se Biden non si ricandidasse, scatterebbero prevedibilmente delle primarie affollate e velenose che esaspererebbero il clima di polarizzazione interna all’asinello. Ma attenzione: anche qualora decidesse di correre per un secondo mandato, non è affatto detto che l’attuale presidente otterrebbe automaticamente la nomination. La sinistra è sempre più agitata e qualcuno di quell’area potrebbe decidere, alla fine, seriamente di sfidarlo: non dimentichiamo che, nel 1980, all’allora presidente uscente Jimmy Carter fu contestata la nomination da Ted Kennedy. Carter alla fine vinse, ma lo scontro interno indebolì l’asinello, favorendo così il trionfo di Ronald Reagan alle elezioni presidenziali di quell’anno.Le fibrillazioni non riguardano oggi, quindi, solo il Partito repubblicano, in cui sta comunque crescendo la tensione tra Donald Trump e Ron DeSantis in vista del 2024. Se il governatore della Florida è uscito significativamente rafforzato dal voto dell’8 novembre, l’ex presidente aveva detto che avrebbe fatto un grande annuncio martedì prossimo, probabilmente per lanciare la sua terza corsa elettorale.Tuttavia il consigliere, Jason Miller, gli ha suggerito nelle scorse ore di attendere in caso il ballottaggio senatoriale della Georgia, che si terrà il 6 dicembre. Per quanto stia cercando di minimizzare, la posizione di Trump si sta facendo sempre più traballante dopo la disfatta repubblicana in Pennsylvania. E, intanto, gli occhi sono puntati sul prossimo speaker della Camera. Teoricamente dovrebbe essere l’attuale capogruppo repubblicano, Kevin McCarthy. Tuttavia, secondo Politico, alcuni dei settori più a destra del partito potrebbero cercare di mettergli i bastoni tra le ruote.Insomma, le fibrillazioni nell’elefantino non mancano. E rischiano di costituire un insperato assist a un partito - quello democratico - che, lo abbiamo visto, presenta notevoli segnali di crisi. La situazione complessiva resta preda dell’incertezza. E nessuno dei due partiti oggi può realmente permettersi di tirare un sospiro di sollievo.