2020-11-09
Biden faccia di bronzo: serve pacificazione
La svolta dopo 4 anni in cui i democratici hanno infangato Donald Trump sui rapporti con la Russia evitando ogni sorta di collaborazione. L'avvocato del presidente annuncia altre cause per brogli. Ma sempre più repubblicani vorrebbero abbandonare la battaglia legale.Resta alta la tensione politica negli Stati Uniti. Sabato sera, il presidente eletto, Joe Biden, ha tenuto un discorso a Wilmington, auspicando il superamento delle divisioni. «Per tutti quelli di voi che hanno votato per il presidente Trump, comprendo la vostra delusione questa sera», ha dichiarato. «Ma», ha proseguito, «diamoci una possibilità a vicenda. È ora di mettere da parte la dura retorica, di abbassare la temperatura. Per rivederci. Per ascoltarci di nuovo. E per fare progressi, dobbiamo smettere di trattare i nostri avversari come nostri nemici. Non sono nostri nemici, sono americani». Linea simile è stata quella adottata dal vicepresidente in pectore, Kamala Harris, che in un discorso - sempre sabato - ha affermato: «Non importa chi avete votato, mi sforzerò di essere il vicepresidente che Joe è stato per il presidente Obama: leale, onesto e preparato». Donald Trump, dal canto suo, ha continuato a promettere battaglie legali. «Gli osservatori non sono stati ammessi nei locali del conteggio. Ho vinto le elezioni, ottenendo 71 milioni di voti legali. Sono accadute brutte cose che i nostri osservatori non potevano vedere. Non è mai accaduto prima. Milioni di voti postali sono stati inviati a persone che non li hanno mai chiesti!», ha scritto il presidente in un post, poi segnalato da Twitter. Una linea battagliera, ribadita anche dall'avvocato di Trump, Rudy Giuliani, il quale ha dichiarato ieri a Fox News di avere prove di brogli in alcuni degli Stati chiave, parlando di «voti falsi» e annunciando nuove cause già dalla giornata di oggi. Lo staff di Biden ha intanto fatto sapere di non essere stato al momento contattato dalla Casa Bianca. Tutto questo, mentre la Cnn ha riferito che Jared Kushner starebbe cercando di convincere suo suocero a fare un passo indietro. Circolano comunque voci, secondo cui l'entourage di Trump sarebbe spaccato tra chi vorrebbe spingere il presidente a dare battaglia e chi - al contrario - suggerirebbe un'uscita di scena. Per il momento i fronti di scontro legale restano svariati. I repubblicani rimangono innanzitutto in attesa che la Corte Suprema si pronunci sulla controversa regola che ha consentito in Pennsylvania l'arrivo di schede elettorali per posta fino a tre giorni dopo l'election day. L'Elefantino ha inoltre intentato una nuova causa in Arizona, sostenendo che la contea di Maricopa abbia indebitamente respinto numerosi voti espressi di persona. Ma la partita presidenziale non è l'unica a creare nervosismo. Una crescente attenzione si registra infatti per il Senato, dove la situazione risulta al momento in bilico. Se l'apprensione tra i repubblicani è palpabile, anche i democratici lasciano trapelare forte preoccupazione, visto che - con una Camera alta avversa - la presidenza Biden riscontrerebbe forti problemi a portare avanti la sua agenda politica, oltre che a nominare giudici e ministri. E in tal senso intervenuto ieri l'ex candidato alla nomination dem (e papabile ministro in un'amministrazione Biden), Pete Buttigieg, mettendo in guardia la leadership repubblicana del Senato dal mettersi contro la «maggioranza delle persone». Alla luce di questa situazione ingarbugliata, gli aspetti politici più rilevanti sono probabilmente due. In primis, è ormai chiaro che la linea di Biden sia quella di volersi presentare come il grande pacificatore del Paese, non solo per convincere Trump a cedere ma anche in previsione di un Senato a maggioranza repubblicana. La strategia in sé stessa avrebbe anche senso, se non fosse per il paradosso che a proporla è un esponente di quello stesso partito che - per circa 4 anni - ha sostenuto che la vittoria di Trump nel 2016 fosse dovuta a un complotto russo: tesi che lo stesso rapporto del procuratore speciale Robert Mueller non è stato in grado di dimostrare. Parlare oggi di pacificazione, dopo un quadriennio di delegittimazione e scarsa propensione al dialogo su un imprecisato numero di temi, non mette oggettivamente Biden in una posizione politicamente troppo autorevole. Tanto più che si registrano già fibrillazioni nell'Asinello, con Alexandria Ocasio-Cortez che ieri sul New York Times ha intimato al presidente eletto di scegliere profili fortemente di sinistra per la sua squadra di ministri. Il secondo fattore riguarda Kamala Harris. È stato giustamente sottolineato il traguardo storico che vede una donna di colore alla vicepresidenza degli Stati Uniti. Vale tuttavia la pena di ricordare che la senatrice è stata scelta per questo ruolo anche in virtù di ulteriori fattori: non ultimo la sua storica vicinanza ai big della Silicon Valley, che chiedevano rassicurazioni rispetto all'eventualità (concreta) che Biden potesse offrire il posto di vice alla senatrice del Massachusetts Elizabeth Warren, una figura che ha sempre invocato severe legislazioni antitrust per i big del Web. Non sarà un caso che nelle scorse ore siano arrivate calorose congratulazioni al ticket dem da Jeff Bezos, Bill Gates, Sheryl Sandberg (direttore operativo di Facebook) e Priscilla Chan, moglie di Mark Zuckerberg.
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)
Mario Draghi e Ursula von der Leyen (Ansa)
Il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin (Imagoeconomica). Nel riquadro il programma dell'evento organizzato da La Verità
Charlie Kirk con la moglie Erika Frantzve (Getty Images)