
Frullati e smoothie: chi è che, soprattutto d'estate, non ne beve? E fa bene. La disidratazione, spesso inconsapevole, danneggia l'organismo e molte delle sue funzioni.Lo speciale contiene quattro articoli Centrifugati, frullati, smoothie, frappè: chi è che, soprattutto d'estate, non ne beve? E fa bene. La disidratazione, spesso inconsapevole, danneggia l'organismo e molte delle sue funzioni. Pensiamo che per idratarci basti bere acqua, ma in realtà non è così. O meglio, non è solo così: fatti salvi gli almeno 8 bicchieri di acqua consigliati al giorno (ovvero 1,6 litri), l'ottimale idratazione del nostro corpo deve includere anche frutta e verdura. Mangiarle così come sono, naturalmente, idrata lo stesso. Ma frullarle, magari nel sempre più diffuso accostamento di frutta dolce e verdura solitamente sapida, permette di soddisfare la sete in modo più furbo ed efficiente che ingollando solo acqua. I modi di ridurre in densa polpa bevibile frutti e ortaggi sono tanti. In cima, campeggia il frullato. Intramontabile «mangia e bevi», prevede il latte vaccino come base fluida nella misura di un bicchiere a persona. Nel bicchiere del frullatore si aggiungono uno o due frutti ridotti in pezzettini, si frulla et voilà, il frullato è fatto. Le varianti del canonico frullato oggi sono molte. C'è chi utilizza i cosiddetti latti vegetali, ottenuti dalla riduzione in liquido di mandorle, soia, cocco, e chi semplicemente l'acqua. Alla frutta, poi, si possono affiancare anche ortaggi come il sedano, il cetriolo, la zucchina, la lattuga e spezie come lo zenzero o la curcuma. Un classico frullato contemporaneo è fatto proprio con mela, sedano, zenzero e, per quanto possa apparire troppo esotico o alternativo rispetto all'ortodosso frullato di latte, banane e cacao, è assai buono. Il frappè è il figlio freddo del frullato: si prepara con frutta (un must quello alle fragole), latte e cubetti di ghiaccio o di latte ghiacciato. Un'altra versione molto gettonata è quella con latte e gelato, non solo di frutta, anche le creme: il frappè al cioccolato è un evergreen ed è gustosissimo. Lo smoothie, invece, va rigorosamente preparato con frutta (o verdura) e cubetti di ghiaccio, e anch'esso è decisamente adatto alla sola stagione estiva. Il centrifugato, infine, si ottiene passando alla centrifuga frutta o verdura o entrambe: la polpa viene scartata e nel bicchiere cola il liquido acquoso e ricco di vitamine e sali minerali. È, in sostanza, un succo fresco, l'equivalente appena estratto e purissimo di quello che troviamo nei supermercati confezionato in bottiglie e bottigliette e necessariamente aggiunto di conservanti. Qualunque sia la versione di frutta e verdura da bere che preferiate, cercate di berne ogni giorno: ci si può fare colazione, merenda, si può preferire, seduti al bar in qualsiasi momento della giornata, al caffè e agli alcolici. L'importanza di idratarsi non soltanto tramite l'acqua, ma sfruttando anche mele, pere, mango, avocado, cetrioli, sedano e tutti i frutti che la terra offre ci viene indicata da importanti riflessioni su alcune popolazioni prive di tutta l'acqua che abbiamo a disposizione noi. I tarahumara, per esempio, una tribù che abita nel Chihuahua messicano, corrono maratone di 80 chilometri senza portare con sé damigiane di acqua per sostenerle: prima di iniziare assumono una sorta di «frullato» di birra di mais fermentato e semi di chia, poi durante il percorso mangiano altri semi di chia. Similmente ai semi di lino, i semi di chia mescolati (preferibilmente macinati prima in polvere) insieme con un liquido creano una specie di gel acquoso a lento rilascio. Mezzo litro di acqua e un cucchiaio di semi di chia idratano più dello stesso quantitativo di sola acqua. I beduini nomadi del deserto arabico - dove la temperatura è così calda che nessuna città nostrana è paragonabile, neanche nei picchi di calura estivi - bevono un litro scarso di acqua al giorno, cinque bicchieri. Eppure, non solo sopravvivono, ma si spostano, quindi faticano, nel deserto. Come fanno? È loro possibile grazie a una serie di idratazioni alternative: la stoffa del loro tipico vestiario copre loro il naso e trattiene l'umidità dell'espirazione, creando una specie di tenda umidificata; poi, c'è la dieta, che comprende molto latte di cammello e di capra e burro, tutti alimenti dall'alto contenuto acquoso. Non sono solo i deserti a dirci che più cibo acquoso ingeriamo, migliore è la nostra idratazione. Habitat come l'Himalaya e gli altopiani peruviani non consentono trasporti di grandi quantità d'acqua e analisi dell'antico vasellame di Hualcayan sulle Ande hanno dimostrato come il principale strumento di idratazione fosse lo stufato. Riscaldare e bollire i cereali in acqua gelatinizza gli amidi e crea quell'acqua gel, simile alla polpa acquosa di frutta e verdura, che idrata a sufficienza anche in mancanza d'acqua. Il connubio tra alimenti e acqua, che sia già contenuta negli alimenti o aggiunta, potenzia l'effetto idratante della sola acqua: perciò un minestrone di verdure è preferibile al brodo vegetale e un frullato lo è a un succo di frutta e ancor di più alla sola acqua. È importante ricordare che l'acqua si trova all'interno delle piante e non affidarci soltanto all'acqua del rubinetto o in bottiglia. Nonostante se ne parli poco, idratare l'organismo è importantissimo. Il nostro corpo è composto al 65% d'acqua. Il wellness non è garantito soltanto dalla corretta alimentazione e dall'esercizio fisico, ma anche da quella prima alimentazione idrica e fondamentale esercizio che è: reintegrare i liquidi che perdiamo. «Si stima che gli esseri umani perdano dai due ai tre litri d'acqua al giorno a causa della respirazione, del sudore, dell'urina e delle feci. Ricordate questo principio: ciò che esce deve entrare, e viceversa. L'acqua perduta dal corpo deve essere uguale all'acqua assorbita, in modo da mantenere l'omeostasi (equilibrio) nel nostro organismo», spiega la dottoressa Dana Cohen, medico specializzato in medicina integrativa, in Bevi che ti passa. Come e cosa bere per vivere sani e a lungo e avere un aspetto magnifico (Piemme). Scritto insieme con Gina Bria, antropologa a capo della Hydratation foundation, si tratta di un saggio assai interessante che esamina a tutto tondo la questione idratazione, fornendo preziosi consigli per ingerire «acqua delle piante» oltre alla normale acqua. La Cohen illustra come la disidratazione anche lieve comporti uno stato insalubre che può originare alcune malattie o aggravarle. L'acqua irriga il corpo, portando nutrienti come vitamine, minerali, carboidrati e ossigeno dentro e fuori ogni cellula. Elimina i prodotti di scarto tramite l'urina e il sudore e costruisce anche i rifiuti solidi. Lubrifica articolazioni e tessuti, compresi quelli di occhi, naso e bocca e contribuisce a trasformare il cibo in energia. Senza cibo si può sopravvivere circa due mesi, senza liquidi solo pochi giorni. Secondo la Cohen, la vita contemporanea ci induce a una maggiore disidratazione. Il cibo confezionato, pieno di sale e povero di acqua, non ci nutre come frutta e verdura fresche: «La mancanza di frutta e verdura ci rende costantemente disidratati». La saggezza popolare di un tempo lo sapeva e la cucina quotidiana era ricca di brodi, zuppe e minestre anche per questo motivo. C'è poi la luce artificiale, il caldo troppo asciutto dei riscaldamenti invernali e il fresco troppo deumidificato degli ambienti estivi rinfrescati con l'aria condizionata. Nonché una maggiore sedentarietà che fa ristagnare i liquidi nell'organismo (il movimento aiuta la buona distribuzione dei liquidi corporei). Il risultato è che affidarci alla sola acqua ci fa perdere quella quota importante di idratazione che l'uomo del passato ha sempre tratto innanzitutto dal cibo. Nonostante beviamo tanta acqua, «bevendo» meno frutta e verdura ci troviamo in uno stato di disidratazione che, anche se lieve, contribuisce a numerose patologie: mal di testa, stanchezza, compresa la fibromialgia, cervello annebbiato e difficoltà di concentrazione, infezioni del tratto urinario, stitichezza, insonnia, calo delle difese immunitarie, cardiopatie, diabete di tipo 2, reflusso acido, demenza, compreso il morbo di Alzheimer. Tutte patologie che la Cohen tampona intervenendo anche sull'idratazione. La dottoressa cita studi non ancora definitivi, «studi all'avanguardia, tuttora in corso, che dimostrano che l'acqua racchiusa nelle piante idrata meglio dell'acqua del rubinetto». Considerato che, in effetti, abbiamo decisamente conferito alla sola acqua in bottiglia o ai succhi di frutta con quantità industriali di zuccheri aggiunti o peggio ancora alle bibite gassate e iperzuccherine la facoltà di idratarci, seguire il consiglio di introdurre frutta e verdura anche come agenti idratanti non può far male. Seppure la Cohen non condanni l'uso di succhi contenenti solo la parte liquida di frutta e verdura, ciò che sono i centrifugati, lei preferisce i frullati, perché contengono anche la polpa e le sue fibre. Il suo programma «Quench» di cinque giorni prevede di bere un bicchiere d'acqua tiepida con succo di limone e un pizzico di sale (marino integrale) appena svegli. Poi suggerisce di effettuare dei micromovimenti che riattivino la circolazione. Quindi, colazione con un frullato. Prima di iniziare il pasto, il programma indica di bere uno o due bicchieri d'acqua. Nel pomeriggio ancora micromovimenti. Merenda con un frullato, quindi cena, sempre preceduta da uno o due bicchieri d'acqua. Per concludere, infuso serale e micromovimenti della sera. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/bevete-la-verdura-dai-centrifugati-ai-frappe-consigli-per-unestate-sana-2588961629.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="sotto-il-sole-una-bella-zuppa" data-post-id="2588961629" data-published-at="1757933120" data-use-pagination="False"> Sotto il sole una bella zuppa Il gazpacho è una zuppa fredda che si mangia come antipasto o primo piatto. Ma si può anche considerare un frullato di verdura, un frullato da sorbire dal piatto anziché dal bicchiere, da destinare ai pasti principali invece che alla prima colazione o allo spuntino pomeridiano. Notissimo piatto spagnolo a base di verdure crude macinate, la sua versione più diffusa è quella andalusa con pomodori, peperoni, cetrioli, cipolla, aglio, olio, aceto e pane raffermo per conferire maggiore consistenza al passato. La tradizione vuole che della pagnotta si macini la mollica prima ammollata in acqua e aceto e si usi la crosta, ridotta a dadini, per decorare il passato. Il gazpacho è una zuppa contadina, tradizionalmente mangiata nei campi assolati per rinfrescarsi durante il lavoro. Si serve, quindi, rigorosamente freddo e molti vi aggiungono accanto una ciotola di cubetti di ghiaccio, cosicché lo si possa far diventare quasi gelato ponendoceli dentro. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/bevete-la-verdura-dai-centrifugati-ai-frappe-consigli-per-unestate-sana-2588961629.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="disidratazione-i-trucchi-per-scoprirla-in-tempo" data-post-id="2588961629" data-published-at="1757933120" data-use-pagination="False"> Disidratazione, i trucchi per scoprirla in tempo Si definisce bilancio idrico la somma tra la cifra aritmeticamente negativa dei liquidi perduti e la quantità positiva di quelli reintegrati ogni giorno. Generalmente, i primi ammontano a quasi tre litri quotidiani. Perché il bilancio idrico sia positivo, dunque, bisogna reintegrarne altrettanti, tra liquidi e cibo. Altrimenti si è disidratati. In estate, poi, bisogna fare ancora più attenzione, perché la temperatura esterna è molto calda e già solo per questo perdiamo più liquidi. Più vigili ancora devono essere coloro che assumono farmaci diuretici, che stimolano la minzione. Per capire se si è disidratati basta osservare. Innanzitutto quanto si beve e quanta frutta e verdura e che tipo di cibi si mangiano (le gallette di cereali, per esempio, come i fiocchi, sono chicchi disidratati e se proprio li si ama è bene accompagnarli con un liquido). Poi, guardate se la pelle e le labbra sono secche. Per la secchezza cutanea, che talvolta giunge fino alla desquamazione, esiste tutto un mercato di creme e detergenti idratanti e lipidizzanti, ma bisogna idratare anche dall'interno. Anche il colore delle urine è indicativo: la colorazione intensa è normale al mattino, quando sono più concentrate. Fate attenzione anche se vi sentite stanchi, fisicamente e mentalmente, se avete giramenti di testa, un'eccessiva sonnolenza, mal di testa, ipotensione, palpitazioni, vertigini, difficoltà di concentrazione e di memorizzazione. Potreste essere disidratati. Un trucco «empirico» è, infine, quello di pizzicare la pelle del dorso della mano tirandola un poco su per poi lasciarla andare: se mantiene per troppi secondi la forma a punta del pizzico, occorre bere. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem3" data-id="3" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/bevete-la-verdura-dai-centrifugati-ai-frappe-consigli-per-unestate-sana-2588961629.html?rebelltitem=3#rebelltitem3" data-basename="succo-polpa-e-fantasia-a-sazieta" data-post-id="2588961629" data-published-at="1757933120" data-use-pagination="False"> Succo, polpa e fantasia a sazietà Un altro brillante libro su centrifugati e frullati è quello di Megan Roosevelt, La dieta della centrifuga. Dimagrisci in modo sano in soli 5 giorni (Newton Compton). Il volume aiuta a fare ulteriore chiarezza sui vari prodotti. Spiega, per esempio, che cosa siano esattamente i centrifugati. «Tecnicamente, centrifugare vuol dire estrarre i liquidi dalla materia vegetale, come frutta e verdura. Vi servirà una centrifuga, mentre un frullato ha bisogno di un frullatore», si legge. Il libro è pieno di ricette di frullati e centrifugati creati sulla base di accostamenti salutari, ricette che si possono anche invertire centrifugando gli ingredienti del frullato o frullando quelli del centrifugato. Ecco il «Frullato per la sazietà»: ½ tazza di acqua; ½ tazza di mirtilli; ½ tazza di fragole; ½ banana; 1 pompelmo sbucciato e diviso in spicchi; ½ tazza di ghiaccio (opzionale). Come prepararlo? Semplice. Si lava tutto, si sbuccia, si riduce in tocchettini, si inserisce nel frullatore dopo averci posto i liquidi, si frulla ad alta velocità per 40-60 secondi e si degusta entro un'ora. Ecco invece la ricetta del «Frullato estivo del mattino»: 1 cucchiaio di succo di lime; ½ tazza di acqua o latte di cocco non zuccherato; ½ cetriolo (sbucciato se non biologico); 1 cucchiaio di semi di chia macinati; 1 o 2 cucchiaini di miele; 1 o 2 pizzichi di sale marino (o salgemma come il sale rosa himalayano); 1 o 2 tazze di acqua di fonte. Se gradito, da ½ a 1 cucchiaino di zenzero fresco. Naturalmente, chi non trovasse appetibili queste ricette può farsi il frullato, il frappè o il centrifugato che più gli aggrada, in base al proprio gusto, e in qualsiasi momento della giornata, sempre facendo attenzione a non esagerare con gli zuccheri: il principio è quello di reinserire la totalità della polpa di frutta e verdura anche nel bicchiere, non solo nel piatto.
Giancarlo Giorgetti (Ansa)
Il ministro dell'Economia sulla legge di bilancio sottolinea l'obiettivo di tutelare e andare incontro alle famiglie e ai lavoratori. Tenendo conto degli altri fattori che incideranno sulla programmazione.
Giorgetti ha poi escluso la possibilità di una manovra correttiva: «Non c'è bisogno di correggere una rotta che già gli arbitri ci dicono essere quella rotta giusta» e sottolinea l'obiettivo di tutelare e andare incontro alle famiglie e ai lavoratori con uno sguardo alle famiglie numerose». Per quanto riguarda l'ipotesi di un intervento in manovra sulle banche ha detto: «Io penso che chiunque faccia l'amministratore pubblico debba valutare con attenzione ogni euro speso dalla pubblica amministrazione. Però queste sono valutazioni politiche, ribadisco che saranno fatte solo quando il quadro di priorità sarà definito e basta aspettare due settimane».
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Il direttore generale di Renexia Riccardo Toto e il direttore de La Verità Maurizio Belpietro
Il terzo panel dell’evento de La Verità ha approfondito la frontiera dell’eolico offshore con l’intervista condotta dal direttore Maurizio Belpietro a Riccardo Toto, direttore generale di Renexia. L’azienda, nata nel 2012 e attiva in Italia e all’estero nel settore delle rinnovabili, del fotovoltaico, delle infrastrutture e della mobilità elettrica, ha illustrato le proprie strategie per contribuire alla transizione energetica italiana.
Toto ha presentato il progetto di eolico offshore galleggiante al largo delle coste siciliane, destinato a produrre circa 2,7 gigawatt di energia rinnovabile. Un’iniziativa che, secondo il direttore di Renexia, rappresenta un’opportunità concreta per creare nuova occupazione e una filiera industriale nazionale: «Stiamo avviando una fabbrica in Abruzzo che genererebbe 3.200 posti di lavoro. Le rinnovabili oggi sono un’occasione per far partire un mercato che può valere fino a 45 miliardi di euro di valore aggiunto per l’economia italiana».
L’intervento ha sottolineato l’importanza di integrare le rinnovabili nel mix energetico, senza prescindere dal gas, dalle batterie e in futuro anche dal nucleare: elementi essenziali non solo per la sicurezza energetica ma anche per garantire crescita e competitività. «Non esiste un’economia senza energia - ha detto Toto - È utopistico pensare di avere solo veicoli elettrici o di modificare il mercato per legge». Toto ha inoltre evidenziato la necessità di una decisione politica chiara per far partire l’eolico offshore, con un decreto che stabilisca regole precise su dove realizzare i progetti e investimenti da privilegiare sul territorio italiano, evitando l’importazione di componenti dall’estero. Sul decreto Fer 2, secondo Renexia, occorre ripensare i tempi e le modalità: «Non dovrebbe essere lanciato prima del 2032. Serve un piano che favorisca gli investimenti in Italia e la nascita di una filiera industriale completa». Infine, Toto ha affrontato il tema della transizione energetica e dei limiti imposti dalla legislazione internazionale: la fine dei motori a combustione nel 2035, ad esempio, appare secondo lui irrealistica senza un sistema energetico pronto. «Non si può pensare di arrivare negli Usa con aerei a idrogeno o di avere un sistema completamente elettrico senza basi logiche e infrastrutturali solide».
L’incontro ha così messo in luce le opportunità dell’eolico offshore come leva strategica per innovazione, lavoro e crescita economica, sottolineando l’urgenza di politiche coerenti e investimenti mirati per trasformare l’Italia in un hub energetico competitivo in Europa.
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2025-09-15
Il Made in Italy alla prova della sostenibilità: agricoltura, industria e finanza unite nella transizione
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Da sinistra, Leonardo Meoli (Group Head of Sustainability Business Integration), Marzia Ravanelli (direttrice Quality & Sustainability) di Bonifiche Feraresi, Giuliano Zulin (La Verità) e Nicola Perizzolo (project engineer)
Dalla terra di Bonifiche Ferraresi con Marzia Ravanelli (direttrice Quality & Sustainability), ai forni efficienti di Barilla con Nicola Perizzolo (project engineer), fino alla finanza responsabile di Generali con Leonardo Meoli (Group Head of Sustainability Business Integration): tre voci, un’unica direzione. Se ne è discusso a uno dei panel dell’evento de La Verità al Gallia di Milano.
Al panel su Made in Italy e sostenibilità, moderato da Giuliano Zulin, vicedirettore de La Verità, tre grandi realtà italiane si sono confrontate sul tema della transizione sostenibile: Bonifiche Ferraresi, la più grande azienda agricola italiana, Barilla, colosso del food, e Generali, tra i principali gruppi assicurativi europei. Tre prospettive diverse – la terra, l’industria alimentare e la finanza – che hanno mostrato come la sostenibilità, oggi, sia al centro delle strategie di sviluppo e soprattutto della valorizzazione del Made in Italy. «Non sono d’accordo che l’agricoltura sia sempre sostenibile – ha esordito Marzia Ravanelli, direttrice del Gruppo Quality & Sustainability di Bonifiche Ferraresi –. Per sfamare il pianeta servono produzioni consistenti, e per questo il tema della sostenibilità è diventato cruciale. Noi siamo partiti dalla terra, che è la nostra anima e la nostra base, e abbiamo cercato di portare avanti un modello di valorizzazione del Made in Italy e del prodotto agricolo, per poi arrivare anche al prodotto trasformato. Il nostro obiettivo è sempre stato quello di farlo nel modo più sostenibile possibile».
Per Bf, quotata in Borsa e con oltre 11.000 ettari coltivati, la sostenibilità passa soprattutto dall’innovazione. «Attraverso l’agricoltura 4.0 – ha spiegato Ravanelli – siamo in grado di dare al terreno solo quello di cui ha bisogno, quando ne ha bisogno. Così riduciamo al minimo l’uso delle risorse: dall’acqua ai fitofarmaci. Questo approccio è un grande punto di svolta: per anni è stato sottovalutato, oggi è diventato centrale». Ma non si tratta solo di coltivare. L’azienda sta lavorando anche sull’energia: «Abbiamo dotato i nostri stabilimenti di impianti fotovoltaici e stiamo realizzando un impianto di biometano a Jolanda di Savoia, proprio dove si trova la maggior parte delle nostre superfici agricole. L’agricoltura, oltre a produrre cibo, può produrre energia, riducendo i costi e aumentando l’autonomia. È questa la sfida del futuro». Dall’agricoltura si passa all’industria alimentare.
Nicola Perizzolo, project engineer di Barilla, ha sottolineato come la sostenibilità non sia una moda, ma un percorso strutturale, con obiettivi chiari e risorse ingenti. «La proprietà, anni fa, ha preso una posizione netta: vogliamo essere un’azienda di un certo tipo e fare business in un certo modo. Oggi questo significa avere un board Esg che definisce la strategia e un piano concreto che ci porterà al 2030, con un investimento da 168 milioni di euro».Non è un impegno “di facciata”. Perizzolo ha raccontato un esempio pratico: «Quando valutiamo un investimento, per esempio l’acquisto di un nuovo forno per i biscotti, inseriamo nei costi anche il valore della CO₂ che verrà emessa. Questo cambia le scelte: non prendiamo più il forno standard, ma pretendiamo soluzioni innovative dai fornitori, anche se più complicate da gestire. Il risultato è che consumiamo meno energia, pur garantendo al consumatore lo stesso prodotto. È stato uno stimolo enorme, altrimenti avremmo continuato a fare quello che si è sempre fatto».
Secondo Perizzolo, la sostenibilità è anche una leva reputazionale e sociale: «Barilla è disposta ad accettare tempi di ritorno più lunghi sugli investimenti legati alla sostenibilità. Lo facciamo perché crediamo che ci siano benefici indiretti: la reputazione, l’attrattività verso i giovani, la fiducia dei consumatori. Gli ingegneri che partecipano alle selezioni ci chiedono se quello che dichiariamo è vero. Una volta entrati, verificano con mano che lo è davvero. Questo fa la differenza».
Se agricoltura e industria alimentare sono chiamate a garantire filiere più pulite e trasparenti, la finanza deve fare la sua parte nel sostenerle. Leonardo Meoli, Group Head of Sustainability Business Integration di Generali, ha ricordato come la compagnia assicurativa lavori da anni per integrare la sostenibilità nei modelli di business: «Ogni nostra attività viene valutata sia dal punto di vista economico, sia in termini di impatto ambientale e sociale. Abbiamo stanziato 12 miliardi di euro in tre anni per investimenti legati alla transizione energetica, e siamo molto focalizzati sul supporto alle imprese e agli individui nella resilienza e nella protezione dai rischi climatici». Il mercato, ha osservato Meoli, risponde positivamente: «Vediamo che i volumi dei prodotti assicurativi con caratteristiche ESG crescono, soprattutto in Europa e in Asia. Ma è chiaro che non basta dire che un prodotto è sostenibile: deve anche garantire un ritorno economico competitivo. Quando riusciamo a unire le due cose, il cliente risponde bene».
Dalle parole dei tre manager emerge una convinzione condivisa: la sostenibilità non è un costo da sopportare, ma un investimento che rafforza la competitività del Made in Italy. «Non si tratta solo di rispettare regole o rincorrere mode – ha sintetizzato Ravanelli –. Si tratta di creare un modello di sviluppo che tenga insieme produzione, ambiente e società. Solo così possiamo guardare al futuro».In questo incrocio tra agricoltura, industria e finanza, il Made in Italy trova la sua forza. Il marchio non è più soltanto sinonimo di qualità e tradizione, ma sempre di più di innovazione e responsabilità. Dalle campagne di Jolanda di Savoia ai forni di Mulino Bianco, fino alle grandi scelte di investimento globale, la transizione passa per la capacità delle imprese italiane di essere sostenibili senza smettere di essere competitive. È la sfida del presente, ma soprattutto del futuro.
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Boldrini ed eurodeputati si inginocchiarono per George Floyd, un nero pluripregiudicato. Per Kirk, un giovane che ha difeso strenuamente i valori cristiani e occidentali, è stato negato il minuto di silenzio a Strasburgo. Ma il suo sangue darà forza a molti.