2024-08-26
Bernabò Bocca: «Mi allarma vedere crescere l’ostilità verso i vacanzieri»
Il presidente di Federalberghi: «Ci siamo scordati i centri vuoti durante il Covid? Spalmare gli arrivi lungo più mesi è possibile». «Non si fa altro che parlare di overtourism, è la moda di questa estate. I turisti sono diventati i nemici delle città. È paradossale. Ci si lamenta perché il nostro Paese è la meta preferita degli stranieri in vacanza. Invece di accoglierli con il sorriso sulle labbra, li accusiamo di rovinare il territorio. Un’assurdità. Io non ho dimenticato come erano le nostre città durante il Covid, con le strade deserte, gli alberghi, i negozi e i ristoranti vuoti. Non ho dimenticato quanti esercizi commerciali hanno chiuso e quanti alberghi hanno rischiato di fallire. Vorrei ricordare a chi si lamenta se le nostre città sono prese d’assalto da chi va in vacanza, che il turismo è una delle voci principali del Pil, è il nostro petrolio». Il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca è un fiume in piena. «Non potrò mai dimenticare le telefonate, durante la pandemia, degli albergatori disperati, dei sacrifici per sopravvivere». Lei dice che parlare di overtourism, di eccesso di turismo, è pericoloso. Cosa intende? «Pericoloso per due motivi. Assistiamo al fenomeno dell’emigrazione di tante aziende che trasferiscono la produzione all’estero e mai come in questo momento il turismo è diventato una fonte primaria di ricchezza per la nostra economia. Andrebbe valorizzato, incentivato in ogni modo, non demonizzato. I turisti non sono mai abbastanza. Anzi dovremmo approfittare che altri Paesi, nostri concorrenti, li stanno ostacolando in tutti i modi - penso alle isole Canarie - per accoglierli a braccia aperte». Ma alcuni Comuni dicono che il sovraffollamento danneggia le città. «Magari sono gli stessi Comuni che rimpinguano il bilancio con la tassa di soggiorno. La soluzione alla concentrazione delle presenze in alcuni mesi è gestire e regolamentare il turismo in modo da spalmarlo lungo tutto l’anno. Ogni stagione dovrebbe avere occasioni di richiamo, come grandi eventi culturali, sportivi, mostre importanti. Chi ha visitato una città in estate, deve avere il desiderio di tornarci anche in inverno perché magari c’è un appuntamento particolare. Inoltre bisogna puntare sulla qualità delle infrastrutture, dei trasporti, della ricezione. Invece qual è il nostro benvenuto? Le lunghe file sotto il sole in attesa dei taxi, i cumuli di immondizia ai lati delle strade, i mezzi pubblici che scarseggiano. Di questo dobbiamo preoccuparci». L’altro pericolo a cui accennava? «Temo che il continuo demonizzare i turisti stia cambiando il comportamento degli italiani. In tutto il mondo siamo conosciuti come un popolo ospitale, gioviale, accogliente. Ebbene mi ha allarmato vedere a Firenze la scritta “Via i turisti”. Non vorrei che si cominciasse a considerare chi viene qui in vacanza, come un nemico, guardandolo in cagnesco anziché accoglierlo con il sorriso. Dimenticando che porta ricchezza». Nelle grandi città stanno sorgendo molti alberghi di lusso. Puntiamo a un turismo alto? Forse per questo non piace l’overtourism che è quello di massa? «È uno sbaglio puntare solo a chi ha grandi possibilità economiche. Dobbiamo essere pronti ad accogliere tutti i tipi di turisti, dalla fascia alta a quella più bassa, che hanno esigenze diverse. L’hotellerie italiana ha una tradizione di prestigio, per questo le grandi catene alberghiere vengono a investire nel nostro Paese. Nei più grandi alberghi di tutto il mondo, la maggior parte delle volte, il direttore, lo chef, il personale, sono italiani. Gli investimenti di operatori stranieri a Roma, Milano, Firenze, Venezia, vanno incentivati creando un tessuto urbanistico accogliente. Un hotel di lusso dà il meglio di sé, valorizzando il territorio solo se questo è attrezzato con servizi efficienti. L’americano facoltoso che sceglie il cinque stelle, quando esce non può trovare il caos. Non ci mette niente ad andare altrove. Ora con il turismo viviamo una sorta di luna di miele, non roviniamo tutto. Anche perché, vorrei sottolinearlo, questo boom ci è piovuto dal cielo senza che facessimo nulla. Non ricordo piani di marketing post Covid per rilanciare l’Italia. È un innamoramento, questo per l’Italia, che nasce spontaneo e quindi ha maggior valore». I Comuni invece di lamentarsi, non dovrebbero rimboccarsi le maniche per gestire meglio le presenze? «Alcuni lo stanno facendo combattendo i b&b abusivi che sfuggono alle registrazioni. Dopo anni di grande difficoltà il nostro settore ha imboccato la via di una ripresa significativa. Ma non va sottovalutato lo scenario politico internazionale. Gli americani sono tornati in massa ma se è vero che l’economia Usa sta rallentando, potrebbero diminuire nella prossima stagione. Non bisogna dimenticare che le maggiori presenze sono gli italiani. Dopo la pandemia hanno riscoperto il piacere di restare nel proprio Paese. Bisogna trattenerli. La Grecia e la Croazia sono nostri competitor per il mare. Non facciamoci rubare il turismo».
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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