2023-02-16
Assolto: dopo 13 anni finisce il bunga bunga dei pm (che non doveva neppure iniziare)
Silvio Berlusconi (Getty Images)
I magistrati milanesi collezionano l’ennesima sconfitta: la loro trentennale stagione di lotta politica è ora definitivamente archiviata. Ma chi risarcirà Silvio Berlusconi e gli italiani per quello che hanno dovuto sopportare? Una riforma del sistema giudiziario è doverosa.Per oltre 13 anni hanno frugato fra le lenzuola di Silvio Berlusconi, provocando - anche se in modo indiretto - la caduta del governo da lui presieduto, ma i pm di Milano hanno indagato e portato a processo un leader di partito sulla base di fatti che non sussistono. È questa l’amara conclusione a cui è giunto il tribunale del capoluogo lombardo dopo un giudizio durato sei anni. Il cosiddetto Ruby ter, costola di uno dei tanti giudizi avviati da Ilda Boccassini contro il fondatore di Forza Italia, si chiude così, con un’assoluzione piena, che seppure in primo grado mette una pietra sopra una delle inchieste più controverse condotte dai magistrati milanesi. Ilda la Rossa, questo è il suo soprannome all’interno del Palazzo di Giustizia, è già in pensione da un pezzo: ora ci finiscono pure le sue inchieste. La donna che è subentrata nell’accusa, Tiziana Siciliano, procuratore aggiunto, cioè uno dei vice di Marcello Viola, ha commentato la sentenza dicendo che le prove raccolte dai suoi colleghi erano solide e circostanziate. Ma per quanto abbia provato a mascherare la delusione dietro a frasi di rito, quella di ieri rappresenta per la Procura milanese non solo l’ennesima sconfitta, dopo quelle che hanno riguardato lo stesso Cavaliere e l’Eni, ma mette la parola fine alla stagione delle toghe arrembanti, protagoniste come in nessun altro Paese della vita politica italiana.Dopo l’epopea di Mani pulite e la discesa in campo del re delle televisioni private, abbiamo assistito a uno scontro senza fine, che è durato trent’anni. I pm hanno passato al setaccio i bilanci delle sue aziende, le operazioni di compravendita dei calciatori del Milan e dei terreni delle sue ville, i contratti di acquisto dei diritti tv, accusandolo di evasione fiscale, di frode, di finanziamento illecito alla politica. Per l’occasione, sono state riesumate storie che sembravano appartenere al passato, come l’affare Sme e il lodo Mondadori. Per anni il Cavaliere si è lamentato del numero di inchieste a cui era sottoposto, facendo il calcolo dei processi e, soprattutto, delle parcelle che gli erano costati. Poi si dev’essere stancato di ripetere le stesse cose. In molti di questi procedimenti è stato assolto, in altri è stato prescritto perché erano decorsi i termini o la legge era cambiata, magari anche con il suo contributo. In uno solo tuttavia è stato condannato ed è quello dei film comprati da Mediaset quando già lui si era lasciato alle spalle l’azienda per dedicarsi alla politica. Benché non sedesse nel consiglio di amministrazione e non avesse alcun ruolo operativo, i giudici l’hanno ritenuto colpevole, sostenendo che l’intermediario che si occupava dei diritti cinematografici servisse a pagare meno tasse. Sentenza controversa, perché l’agente era un ricco signore che a Hollywood faceva davvero il mestiere per cui fu ricompensato, ma questo non evitò a Berlusconi di beccarsi una condanna a quattro anni di detenzione, che il leader di Forza Italia scontò ai servizi sociali, imboccando i vecchietti di una casa di riposo lombarda. Però, per quanto ignominiosa fosse la sentenza (anche perché provocò la decadenza da parlamentare), al Cavaliere a bruciare di più è sempre stato il caso Ruby, ovvero l’inchiesta in camera da letto. Quando scoppiò la vicenda, con il suo contorno di belle ragazze e di frasi rubate al telefono a quelle che furono da subito chiamate Olgettine per via del condominio che le ospitava, Berlusconi era ancora a Palazzo Chigi, nel pieno del suo ennesimo successo. Nel 2008, rieletto dopo una parentesi con Romano Prodi durata meno di due anni, il suo gradimento presso gli italiani era alle stelle. In poco tempo, grazie a Guido Bertolaso, aveva ripulito Napoli dalla montagna di spazzatura che l’aveva invasa. E sempre grazie al capo della protezione civile, nell’arco di qualche mese, aveva dato una casa - seppur provvisoria - alle migliaia di persone che con il terremoto dell’Abruzzo l’avevano persa. Il Cavaliere non aveva rivali, né a sinistra né a destra, ma spuntò la storia di Karima el Mahroug, ragazza marocchina approdata prima in Sicilia e poi a Milano. A farla entrare nel giro del Cavaliere pare sia stato Emilio Fede, il quale si incaricò di portarla alle cosiddette cene eleganti, ad Arcore. Il resto è cronaca: fermata per un controllo di polizia, la giovane finisce in questura e viene liberata dopo una telefonata di Palazzo Chigi. Qualcuno a questo punto si interessa a lei, ma soprattutto alle sue frequentazioni e così cominciano le intercettazioni, che non potendo essere disposte dalla Procura a carico di un presidente del Consiglio sono eseguite sulle utenze delle ragazze che alla sera andavano a villa San Martino. Il circo comincia e di lì a poco inizia la serie a puntate delle notti a casa Berlusconi. La privacy dei leader politici, che prima era rivendicata dai giornali della sinistra (ne so qualche cosa io, quando pubblicai la fotografia del portavoce di Prodi fermo in un viale dove batteva un travestito), per il Cavaliere venne messa da parte, con ciò che ne seguì. Fu un massacro, che finì per travolgere lui e il governo. All’estero il Bunga Bunga gli tolse credibilità, al punto che quando in conferenza stampa un giornalista chiese un commento sulla situazione italiana ad Angela Merkel e a Nicolas Sarkozy, questi si misero a sghignazzare. Messo con le spalle al muro dalla speculazione finanziaria e dallo scandalismo giudiziario, Berlusconi gettò la spugna nel novembre del 2011. I processi arrivarono un po’ più tardi. Nel 2013 ci fu una condanna a 7 anni per concussione e prostituzione minorile, ma la sentenza fu ribaltata in secondo grado e la Cassazione confermò il verdetto, motivando l’assoluzione con il fatto non sussiste per il primo reato e il fatto non costituisce reato per il secondo. Non contenti, i pm hanno avviato una nuova inchiesta e dunque un nuovo procedimento per corruzione in atti giudiziari, accusando l’ex premier di aver pagato le ragazze perché testimoniassero il falso. Questa gemmazione giudiziaria ha prodotto un processo a Siena che si è concluso con un’assoluzione perché il fatto non sussiste e un altro a Milano, iniziato a novembre del 2020 e conclusosi ieri con una sentenza che sembra una fotocopia di quella toscana. Risultato, dopo oltre 13 anni e una serie infinita di guai, scopriamo che il Cavaliere era innocente, le inchieste inconsistenti e i processi una brutta pagina che ha segnato il nostro Paese. Chi risarcirà il leader di Forza Italia di un’ingiusta inquisizione? Chi, soprattutto, ripagherà gli italiani per il disdoro accumulato in questi anni e per le conseguenze politico-economiche che hanno subito? Una sola consolazione: se c’era un modo per esemplificare in maniera efficace le ragioni di una profonda riforma della giustizia, la sentenza di ieri lo rappresenta.
Nel riquadro: Mauro Micillo, responsabile Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo (Getty Images)
L'ex procuratore di Pavia Mario Venditti (Ansa)
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