2025-07-05
Berlino sovranista solo con le sue banche. «Unicredit venda la quota in Commerz»
Andrea Orcel (Imagoeconomica)
L’ad Andrea Orcel ha inviato più lettere al cancelliere per evidenziare i vantaggi dell’unione del credito. La risposta: cedete le azioni.Eurofanatico a parole, soprattutto quando si parla di armi. Molto nazionalista se si toccano gli interessi profondi del Paese. Sembra questo il paradigma del nuovo governo del cancelliere Friedrich Merz. Le prime scelte vanno in una direzione precisa: trincerare il sistema creditizio tedesco chiudendo le porte all’unione bancaria e fermare la scalata di Unicredit su Commerzbank. Il blocco è totale, come dimostra la reazione piccata di Sascha Uebel, vice presidente del consiglio di sorveglianza del colosso tedesco, che ha invitato Orcel a vendere la sua quota e «andare a casa» portandosi in valigia i cospicui guadagni realizzati. Nessun commento è arrivato da rappresentanti di Unicredit.La banca italiana ha ricevuto tutte le approvazioni da parte delle autorità di sorveglianza per arrivare al 29,9% di Commerzbank. La soglia è molto vicina visto che la partecipazione ammonta al 28% di cui il 9,5% azioni e il 18,5% attraverso strumenti finanziari. Ora, mettiamo a fuoco la questione. Orcel, secondo la ricostruzione della stampa tedesca nei giorni scorsi aveva inviato le lettere formali al cancelliere e ad altri membri del governo, sottolineando i vantaggi dell’unione. Non solo sul piano economico, ma anche politico e sociale. Con l’integrazione tra le due banche, infatti, l’Europa darebbe vita ad un campione capace di competere sui mercati internazionali, contribuendo anche alla stabilità dell’euro. A Berlino l’accoglienza è stata gelida. Ecco dove emerge, con forza, l’ipocrisia della Germania. Da una parte invoca la «solidarietà europea», giustificando ogni mossa con la necessità di garantire la libera circolazione dei capitali e delle persone. Dall’altro lato però, pur essendo il maggior beneficiario dell’euro, il governo tedesco punta i piedi sull’assicurazione comune dei depositi. Merz ha respinto il tentativo conciliatorio di Andrea Orcel invitandolo a trattare direttamente con Commerzbank. Poi in un forum a Berlino ha dichiarato che l’assicurazione comune dei depositi non è necessaria, entrando in contrasto anche con il presidente della Bundesbank Joachim Nagel. Le parole del cancelliere , accolte con applausi dalle banche cooperative, riflettono il desiderio del governo di mantenere il controllo sul sistema finanziario nazionale. Vuole evitare che il dissesto di qualche istituto europeo finisca per pesare sui contribuenti tedeschi. Preoccupazione, forse motivata quindici anni fa quando a soffrire erano i Pigs (Portogallo, Italia, Grecia, Spagna). Da allora però tutto è cambiato e oggi è proprio la Germania ad avere problemi, soprattutto ai piani bassi del sistema. Ma la domanda, a questo punto, è inevitabile: come può un’Europa che si vanta di essere unita tollerare che, nel cuore stesso dell’Eurozona, si continui a tessere la tela di Penelope tessendo e scucendo in base alle convenienze? Il problema è molto semplice: l’integrazione finanziaria potrebbe ridurre il potere e l’influenza di Berlino in Europa. In fondo, come ha sottolineato Sascha Uebel nel suo intervento forse è proprio l’idea che la banca milanese «possa rinunciare all’operazione» ad essere la più allettante per i tedeschi: meno competizione, più controllo.E mentre la politica tedesca alza le barricate a Bruxelles cresce la frustrazione. La Commissione Europea, che ogni giorno celebra le bellezze della moneta unica e della sua stabilità, fatica a far decollare quella «unione bancaria» più volte invocata ma che nessuno in realtà vuole visti tutti gli squilibri che ancora pesano sulla Ue. Anche i tedeschi, per ora, sembrano preferire un’Europa a pezzi, dove la frammentazione nazionale è più comoda per difendere i propri interessi.Alla fine, quello che rimane è il triste paradosso: mentre la Germania si vanta di essere il motore dell’Unione Europea, in realtà cerca di frenare ogni iniziativa che possa portare davvero a un’Europa unita e competitiva. Sembra che a Berlino sia preferibile l’illusione della potenza nazionale, a scapito di un sistema finanziario europeo solido e integrato. E mentre si discute di come creare campioni bancari, l’Europa si dimostra sempre più fragile e impotente. Forse anche inutile nella sua attuale geometria. E così, tra lettere inviate e frasi piccate, la Germania continua a costruire il suo castello di sabbia, mentre l’Europa attende, forse invano una soluzione.Vista la situazione gli analisti di AlphaValue dipingono quattro scenari: quello più sfidante, cui però viene assegnato un punteggio basso prevede il lancio di un’Opa su Commerzbank. Il secondo, più probabile, vede Unicredit ricoprire il ruolo di azionista strategico, consolidando il posizionamento nell’azionariato della banca tedesca. Il terzo, il più probabile, contempla l’abbandono del progetto, fatto che non avrebbe alcun impatto sulle metriche di Unicredit.L’ultimo interessa Commerzbank e Hvb, la filiale tedesca del gruppo di piazza Gae Aulenti, e presuppone la fusione che porterebbe Unicredit a possedere il 65% dell’entità risultante dall’unione.
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