
Il Papa vuole evitare di annoiare e che la narrazione della parola di Dio venga scambiata per una punizione I sacerdoti devono preparare le omelie, non andare a braccio e imparare a comunicare parlando del Vangelo.Ci sono anche i fondamentali. È avvincente papa Francesco quando scende in mezzo alla gente e parla con il linguaggio della strada arrivando al cuore dei fedeli. Lo ha fatto ieri mattina a Piazza Armerina, tappa mattutina del suo viaggio in Sicilia, prima dell'invito ai mafiosi di redimersi, in questo preceduto vanamente negli ultimi due secoli da una decina di pontefici. Nel piccolo Comune dell'Ennese, davanti a 40.000 persone, ha affrontato un tema originale ed estremamente popolare: la lunghezza delle omelie. «Se un cristiano non va a messa perché la predica dura 40 minuti, io dico che la messa intera deve durare 40 minuti e la predica non più di otto».Parametri fissati, regole certe, niente latinorum e un vecchio detto lombardo a fare da spartiacque: «I primi cinque minuti muovono il cuore, il resto il sedere». Quello della predica light è un pallino di Francesco, che non regge i parroci teologi. Così, dentro una società già individualista e vanesia di suo, il sacerdote autoreferenziale da monologo stile Carmelo Bene viene invitato a limitarsi. Del resto lo ha affermato proprio lui, proprio ieri: «Abbiate paura della sordità di non ascoltare il popolo. Questo è l'unico populismo cristiano: ascoltare il popolo». E se il popolo dà segni di noia, ecco l'invito a continenza e sobrietà. L'esortazione era già arrivata in febbraio quando, parlando ai prelati, il Pontefice non si era trattenuto: «Chi fa l'omelia deve essere conscio che non sta facendo una cosa propria, ma sta predicando. L'omelia deve essere ben preparata, breve. Quante volte vediamo che a volte durante la predica i fedeli si addormentano o chiacchierano o escono fuori a fumare una sigaretta. È vero eh, questo lo sapete!».Quella dell'omelia è un'arte, esserne all'altezza non è semplice. C'è il parroco ripetitivo, quello che improvvisa, quello che per voler imitare il cardinal Gianfranco Ravasi si incarta dentro i meandri del Deuteronomio. E poi c'è l'innamorato della metafora lunare, il piacione che parla di Cristiano Ronaldo. C'è il politologo da strapaese che, immaginandosi ad Agorà, alza il dito ammonitore contro l'assessore senza mai citarlo. E vivaddio c'è l'anziano padre millenarista che scudiscia i ricchi fedeli del centro di Milano perché negli ultimi anni tra i banchi sono aumentati i piumini Moncler e nelle bussole sono diminuite le offerte.Quaranta minuti di messa e otto massimo di omelia. Pur senza la pretesa di applicare il tempo effettivo come nel basket, papa Francesco vuole evitare di annoiare e di scambiare la narrazione della parola di Dio per una punizione. Ma Bergoglio non si limita a farne una questione di cronometro, è pure interessato ai contenuti. Ha infatti più volte chiesto ai sacerdoti di preparare le omelie, di non andare a braccio. «Con la preghiera, con lo studio, facendo una sintesi chiara e breve, non si deve andare oltre i dieci minuti. Per favore». I preti più disinvolti sintetizzano ai giovani nei seminari: «L'omelia deve essere come una minigonna. Abbastanza lunga per coprire l'essenziale e abbastanza corta per suscitare l'interesse».Oggi tutto è comunicazione, la concorrenza è fortissima ed è comprensibile che la devozione necessiti di un aggiornamento. Anche TV 2000, l'emittente controllata dalla Cei, ha deciso di fare un passo avanti nel postmoderno ingaggiando Giacomo Poretti come conduttore. Ma cambiare non è facile perché il cristianesimo ha un respiro planetario. E come suggerisce con rispetto il cardinale Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti: «In Occidente superare i 20 minuti sembra troppo ma in altri luoghi 20 minuti non bastano perché la gente viene da lontano, ha percorso una lunga strada per partecipare alla messa e ascoltare la parola di Dio». Lui ne sa qualcosa perché è nato in Nuova Guinea ed è stato incaricato di redigere il «Direttorio omiletico», praticamente un manuale su come preparare e diffondere la perfetta omelia. Punti cardine, due. «Non è facile parlare in modo efficace e dunque è necessario imparare a comunicare. Ma le tecniche non bastano perché si può essere un eloquente oratore ma se non si comunica Dio attraverso la vita e la Parola, anche la più alta oratoria può lasciare la gente indifferente». Come dire che, lunga o breve, una predica dovrebbe avere un cuore, di solito nel mistero della vita e nella luce del Vangelo. Il Papa ha sempre ragione e l'intendance suivra. Ma un parroco a Imola, dove si corre il gran premio di Formula 1, lo aveva perfino preceduto. Un giorno a chi gli chiedeva perché la sua messa durasse 35 minuti benedizione compresa, lui rispondeva orgoglioso: «Perché non voglio essere il più lento proprio qui».
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».
Antonio Scoppetta (Ansa)
- Nell’inchiesta spunta Alberto Marchesi, dal passato turbolento e gran frequentatore di sale da gioco con toghe e carabinieri
- Ora i loro legali meditano di denunciare la Procura per possibile falso ideologico.
Lo speciale contiene due articoli
92 giorni di cella insieme con Cleo Stefanescu, nipote di uno dei personaggi tornati di moda intorno all’omicidio di Garlasco: Flavius Savu, il rumeno che avrebbe ricattato il vicerettore del santuario della Bozzola accusato di molestie.
Marchesi ha vissuto in bilico tra l’abisso e la resurrezione, tra campi agricoli e casinò, dove, tra un processo e l’altro, si recava con magistrati e carabinieri. Sostiene di essere in cura per ludopatia dal 1987, ma resta un gran frequentatore di case da gioco, a partire da quella di Campione d’Italia, dove l’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti è stato presidente fino a settembre.
Dopo i problemi con la droga si è reinventato agricoltore, ha creato un’azienda ed è diventato presidente del Consorzio forestale di Pavia, un mondo su cui vegliano i carabinieri della Forestale, quelli da cui provenivano alcuni dei militari finiti sotto inchiesta per svariati reati, come il maresciallo Antonio Scoppetta (Marchesi lo conosce da almeno vent’anni).
Mucche (iStock)
In Danimarca è obbligatorio per legge un additivo al mangime che riduce la CO2. Allevatori furiosi perché si munge di meno, la qualità cala e i capi stanno morendo.
«L’errore? Il delirio di onnipotenza per avere tutto e subito: lo dico mentre a Belém aprono la Cop30, ma gli effetti sul clima partendo dalle stalle non si bloccano per decreto». Chi parla è il professor Giuseppe Pulina, uno dei massimi scienziati sulle produzioni animali, presidente di Carni sostenibili. Il caso scoppia in Danimarca; gli allevatori sono sul piede di guerra - per dirla con la famosissima lettera di Totò e Peppino - «specie quest’anno che c’è stata la grande moria delle vacche». Come voi ben sapete, hanno aggiunto al loro governo (primo al mondo a inventarsi una tassa sui «peti» di bovini e maiali), che gli impone per legge di alimentare le vacche con un additivo, il Bovaer del colosso chimico svizzero-olandese Dsm-Firmenich (13 miliardi di fatturato 30.000 dipendenti), capace di ridurre le flatulenze animali del 40%.
Matteo Bassetti (Imagoeconomica)
L’infettivologo Matteo Bassetti «premiato» dal governo che lui aveva contestato dopo la cancellazione delle multe ai non vaccinati. Presiederà un gruppo che gestirà i bandi sui finanziamenti alla ricerca, supportando il ministro Anna Maria Bernini. Sarà aperto al confronto?
L’avversione per chi non si vaccinava contro il Covid ha dato i suoi frutti. L’infettivologo Matteo Bassetti è stato nominato presidente del nuovo gruppo di lavoro istituito presso il ministero dell’Università e della Ricerca, con la funzione di offrire un supporto nella «individuazione ed elaborazione di procedure di gestione e valutazione dei bandi pubblici di ricerca competitivi».





