2021-02-10
Beppe Grillo vede i sorci «green». Ora prova a disinnescare Rousseau
Beppe Grillo (Samantha Zucchi/Insidefoto/Mondadori Portfolio via Getty Images)
Il comico si presenta a sorpresa a Roma. Però i malumori interni restano e Barbara Lezzi lancia il V day contro l'ex banchiere. Sul voto online il M5s prende tempo. Vito Crimi: «Ora superministero dell'Ambiente e niente Mes».L'agenda Draghi secondo i partiti: fisco progressivo e uno scatto sulla profilassi.La leader di Fdi esclude la fiducia però valuta l'astensione e promette: «Saremo utili». Poi loda Super Mario: «Ha letto le proposte. Adesso basta dpcm, cashback e lotterie».Lo speciale contiene tre articoli.Se si potesse scommettere sull'esito della votazione su Rousseau, il «sì» al governo Draghi da parte degli iscritti al M5s pagherebbe poco: i big pentastellati, tutti schierati a favore dell'ingresso nell'esecutivo, sono moderatamente ottimisti sul via libera definitivo, così come vuole Beppe Grillo, che ieri, a sorpresa, ha partecipato alle consultazioni con il «professore». Eppure, non c'è la matematica certezza che il fronte del «no», che chiede l'astensione sul voto di fiducia, capitanato da Alessandro Di Battista, sia sconfitto in partenza. Domani alle 13 conosceremo il risultato della consultazione, che inizia oggi alla stessa ora (salvo rinvii decisi all'ultimo minuto, dato che ieri in serata il Movimento ha comunicato che servono più elementi per decidere), consultazione voluta da Davide Casaleggio e Vito Crimi, e accettata dal gotha M5s, che in questo modo conta di ridurre, in caso di vittoria dei «sì», la fronda dei dissidenti al Senato. Lo stesso Crimi, al termine dell'incontro tra M5s e Draghi, durato un'infinità, quasi un'ora e mezza, invoglia gli iscritti a procedere sul cammino: «Abbiamo ribadito l'importanza del reddito di cittadinanza», dice il reggente del M5s, «e abbiamo avuto la rassicurazione che oggi più che mai è necessario rafforzare le misure di sostegno e creare misure universali che abbiano al proprio interno misure di ammortizzatori sociali e sussidi. La cosa a cui tenevamo di più è che l'azione di governo avesse come pilastro la transizione energetica e ambientale. Abbiamo insistito», sottolinea Crimi, «sull'idea di un super ministero che coordini tutti gli investimenti indirizzati in politiche che mettano l'ambiente come filtro dell'attività. Abbiamo avuto rassicurazioni sul fatto che si stia immaginando quale sia l'assetto istituzionale che possa adeguarsi a questo approccio. E Draghi ha raccontato che è andato a verificare l'esperienza francese sul super ministero per le politiche ambientali. Il Mes», dice ancora Crimi, «non è stato minimamente elencato». Parola d'ordine: rassicurare, ammorbidire, rendere potabile per gli iscritti e i militanti l'ingresso nel governo Draghi. Idea che continua a essere combattuta da Di Battista: «A me darebbe fastidio», attacca il Dibba, intervistato da Andrea Scanzi proprio mentre Crimi parla alla Camera, «vedere ministri e sottosegretari seduti in un governo vicino a Forza Italia. Mi auguro che questa scelta non si farà: se si dovesse fare rifletterò su cosa fare io. Credo che la possibilità di vederci sedere al tavolo con Fi sia una ragione in più per astenersi. Riconosco, da non eletto», sottolinea Di Battista, «le posizioni dei parlamentari, ritengo per questo che l'opzione dell'astensione sia ragionevole». Lo scontro ora è sul quesito che verrà sottoposto agli attivisti: «Chiedo formalmente al capo politico», scrive su Facebook la senatrice dissidente Barbara Lezzi, «che tra i quesiti previsti sul governo Draghi, sia compresa anche l'opzione dell'astensione». La stessa Lezzi, insieme a Di Battista e a una ventina di parlamentari, ieri sera ha partecipato a un evento su Zoom organizzato da un consigliere regionale grillino della Campania intitolato «V-day 2021-No governo Draghi». Clima teso, dunque, in casa M5s, e come se non bastasse a far fibrillare i pentastellati ci si mette Giuseppe Conte. «Ora ci prendiamo il M5s»: questo il grido di battaglia che sale dall'entourage di Giuseppi, rimasto politicamente a spasso con i suoi collaboratori. La megalomania dell'ex premier e del suo staff, però, sta portando l'ex avvocato del popolo a sbagliare un'altra volta tutte le mosse. «Essendo stato presidente del Consiglio», rivela un parlamentare di primo piano del M5s, «Conte considera tutto una diminutio. Non ha voluto fare il ministro, non ha voluto fare il candidato a sindaco di Roma. Tentenna anche sull'ingresso nel direttivo collegiale del M5s, che prenderà il via se gli iscritti approveranno la modifica allo statuto». E che vuole fare? «Il capo politico del M5s», aggiunge la fonte, «ma ha paura che in una votazione on line Alessandro Di Battista lo sconfigga. I suoi fedelissimi lo pompano, ma lui è indeciso a tutto e rischia di sparire». Errare è umano, perseverare è Giuseppi: sembra di essere tornati ai tempi in cui il premier ciuffato pensava di attrarre eserciti di senatori dall'opposizione, con il miraggio di una candidatura nel suo partito. Come è finita lo sappiamo tutti: i «responsabili per Conte» stanno sfilando in processione da Mario Draghi. Pure l'idea di candidare l'ex premier alle suppletive della primavera prossima a Siena, nel collegio della Camera lasciato libero da Pier Carlo Padoan, che si è dimesso da deputato del Pd per assumere la guida di Unicredit, è tramontata. Sono arrivati pesanti «no grazie», non solo quello scontato di Maria Elena Boschi e quello prevedibile del sindaco di Firenze Dario Nardella, ma pure quello, ben più pesante del segretario regionale toscano del Pd, Simona Bonafè. «Rispetteremo l'autonomia dei territori», ha chiosato il segretario del Pd, Nicola Zingaretti. Provaci ancora, Giuseppi. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/beppe-grillo-vede-i-sorci-green-ora-prova-a-disinnescare-rousseau-2650419177.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="declinano-flat-tax-e-bonus-a-pioggia-priorita-ai-vaccini-e-all-educazione" data-post-id="2650419177" data-published-at="1612901912" data-use-pagination="False"> Declinano flat tax e bonus a pioggia. Priorità ai vaccini e all'educazione È arrivato alle quattro e mezza di ieri pomeriggio, il momento clou delle consultazioni di Mario Draghi. Quando cioè Silvio Berlusconi, autore di un vero e proprio blitz aereo dalla Provenza a Ciampino, ha trovato l'ex presidente della Bce ad accoglierlo (e a salutarlo porgendogli il gomito) per ringraziarlo di aver voluto essere presente all'incontro. Ma a prescindere dalla sorpresa Berlusconi, la seconda giornata dell'ultimo giro di consultazioni di Draghi, si presentava come quella decisiva, poiché il denso programma di incontri prevedeva i faccia a faccia con le forze politiche più importanti, con una maggiore definizione del tipo di coinvolgimento di questi ultimi nel nascituro esecutivo e, soprattutto, ulteriori elementi sul programma che il premier incaricato ha in mente. Elementi che sono puntualmente affluiti e, assieme a quelli filtrati il giorno prima grazie alle «gole profonde» dei partiti più piccoli, hanno contribuito a comporre un quadro che, seppure parziale, inizia a essere indicativo. Ieri è stato il giorno del fisco, poiché le dichiarazioni dei rappresentanti dei partiti incontrati da Draghi sono state, sia in chiaro che off the records, convergenti su alcuni punti fermi. A partire da un certo scetticismo sull'introduzione della flat tax, a beneficio della permanenza della progressività delle imposte e di una vigorosa lotta all'evasione. Alla fine degli incontri della mattinata era già filtrato l'intendimento di Draghi di rimodulare le aliquote senza discuterne la progressività, come poi ha palesato la leader di Fdi, Giorgia Meloni, non senza una punta di rammarico: «Draghi immagina che le tasse non aumenteranno», ha affermato la Meloni, «è una buona notizia, ma immagina un sistema fiscale improntato alla progressività, il che immagino escluda la flat tax e questo mi dispiace». Sullo stesso argomento, nel fronte di chi sosterrà il governo Draghi, il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, si è mostrato invece soddisfatto: «Condividiamo», ha detto, «la progressività fiscale, il rifiuto di proporre nuove tasse, il rifiuto della cultura dei condoni e attenzione alla fiscalità sul lavoro». Anche sul lavoro, gli interlocutori di Draghi hanno riferito che il premier incaricato ha intenzione di procedere a una razionalizzazione dei sussidi sul lavoro (e in generale a rivedere la politica dei bonus a pioggia), puntando maggiormente sugli investimenti per le aziende, mentre ha ribadito quanto aveva già detto alle delegazioni dei «piccoli», insistendo sull'accelerazione della campagna vaccinale grazie a un call center e a una piattaforma digitale nazionale (aggiungendo che ci saranno «novità positive» dall'Ue) e collegandosi all'argomento principe del primo giorno di consultazioni (l'estensione del calendario scolastico per recuperare i giorni persi), con l'indicazione del personale docente quale categoria prioritaria per la somministrazione dei vaccini (a proposito di insegnanti: l'impegno è quello di assegnare tutte le cattedre entro settembre). Draghi, stando alle parole del senatore del Maie Ricardo Merlo, ha anche ribadito la necessità di riformare la giustizia e la Pubblica amministrazione. Sul fronte politico, in attesa del voto online degli iscritti del M5s, monta il malumore all'interno di Leu, tanto che il deputato di Sinistra italiana Nicola Fratoianni ha già fatto sapere di non essere disponibile ad appoggiare il nuovo esecutivo se questo sarà sostenuto anche dalla Lega: «Ritengo», ha detto, «che sostenere un governo nel quale ci fossero ministri della Lega sarebbe assai difficile, io non ci sarei». Oggi, a chiudere, sarà il turno delle parti sociali e degli enti locali, dopodiché Draghi potrebbe salire al Colle per sciogliere la riserva già in serata. A quel punto, l'indicazione della lista dei ministri e il successivo giuramento potrebbero avvenire tra domani e venerdì, per consentire al nuovo presidente del Consiglio di illustrare il programma in Parlamento e incassare la fiducia all'inizio della prossima settimana. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/beppe-grillo-vede-i-sorci-green-ora-prova-a-disinnescare-rousseau-2650419177.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="la-meloni-dice-no-ma-tende-la-mano" data-post-id="2650419177" data-published-at="1612901912" data-use-pagination="False"> La Meloni dice no, ma tende la mano «Ci limitiamo a un confronto franco sui contenuti. La nostra posizione è immutata: Fdi non voterà la fiducia al governo Draghi, ma faremo opposizione responsabile e patriottica». Lo ha spiegato la leader, Giorgia Meloni, dopo un'ora di colloquio con il premier incaricato. Presenti i capigruppo di Camera e Senato, Francesco Lollobrigida e Luca Ciriani. Fdi resta così l'unico partito a non appoggiare il nuovo esecutivo dell'ex governatore della Bce, ma dalla Meloni è arrivata una netta apertura di credito, visto che ha assicurato che in caso di provvedimenti condivisi e utili per il Paese prevarrà il senso di responsabilità. Non solo, prima di decidere sull'astensione o meno, la presidente di Fratelli d'Italia andrà a vedere le carte di Mario Draghi: «Aspettiamo il quadro completo: squadra di governo e programma articolato». Una posizione più dialogante che segue la lettera inviata alla Verità, in dialogo con il direttore, Maurizio Belpietro, che suggeriva alla leader di non arroccarsi su posizioni pregiudiziali: «Con il centrodestra unito è più facile che il centrosinistra sia diviso». Dopo l'incontro a Palazzo Chigi, la Meloni ha rivelato di aver fatto recapitare lunedì all'ex presidente della Bce alcuni dossier in cui sono contenute le proposte e le idee di Fratelli d'Italia: «Certamente non mi aspettavo che Draghi li leggesse di notte. Ci ha detto che li ha iniziati a leggere e credo che questo sia un cambio di passo rispetto al governo Conte». Tra le proposte, l'abolizione del cashback e della lotteria degli scontrini, ma soprattutto la discontinuità con il passato. «Mi auguro che quando formerà il governo, voglia dire basta al metodo di limitare la libertà delle persone a colpi di dpcm. Abbiamo chiesto di riaprire tutte le attività con il rispetto dei protocolli per la sicurezza soprattutto degli anziani; di investire sul lavoro e abbiamo portato la proposta del più assumi e meno paghi». La presidente del partito che ha raccolto il testimone di Alleanza nazionale, ha ricordato che Fdi si asterrà alle votazioni per il Recovery plan e con Draghi ha affrontato anche il tema della riforma fiscale: «Lui immagina che le tasse non aumenteranno e pensa a un sistema fiscale improntato alla progressività, il che penso escluda la flat tax e mi dispiace». Nei dossier di Fdi anche la pandemia e la gestione commissariale: «Draghi è molto attento alla questione dei vaccini, credo che l'idea bizzarra di spendere 400.000 euro per ogni padiglione vaccinale sia qualcosa su cui il nuovo governo mi piacerebbe prenda le distanze».
«Murdaugh: Morte in famiglia» (Disney+)
In Murdaugh: Morte in famiglia, Patricia Arquette guida il racconto di una saga reale di potere e tragedia. La serie Disney+ ricostruisce il crollo della famiglia che per generazioni ha dominato la giustizia nel Sud Carolina, fino all’omicidio e al processo mediatico.