2025-04-30
Becciu si arrende: «Fuori dal conclave». Altri due cardinali assenti per malattia
Il porporato sardo: «Rinuncio per obbedienza, ma resto innocente». Si inizia alle 16.30 del 7 maggio, 133 gli elettori.«Padre, pastore e catechista». Questo il profilo del prossimo Papa secondo il cardinale Louis Raphaël Sako, Patriarca di Baghdad dei Caldei, intercettato dai giornalisti mentre si incamminava ieri mattina alla sesta congregazione dei cardinali in Vaticano. E «il conclave durerà due o tre giorni», ha aggiunto. Stessa durata anche secondo il cardinale salvadoregno Josè Gregorio Rosa Chavez: «Si parla di tre giorni».Se i due cardinali avessero ragione allora già il 9 maggio ci sarebbe l’atteso Habemus papam. Ma quanto durerà il conclave si potrà capire bene solo il giorno 7 maggio, data dell’extra omnes e dell’avvio della clausura in Cappella Sistina dei 133 cardinali votanti. Perché dall’andamento del primo voto si potrà davvero capire le forze in campo e valutare così se si potrà «fare presto». I votanti sono 133 perché due cardinali non saranno presenti «per motivi di salute» anche se, stranamente, non è stato precisato il loro nome dalla sala stampa, dopo che nei giorni scorsi avevano annunciato la loro assenza il cardinale Antonio Canizares Llovera e il cardinale Vinko Puljic, anche se per quest’ultimo successivamente era arrivato il via libera dei medici. In ogni caso stante il numero dei votanti il quorum per fare il nuovo Papa si attesta a 89 voti. Mercoledì prossimo dopo la Messa «pro eligendo pontifice», che si terrà alle 10 nella Basilica di San Pietro, presieduta dal decano del Collegio cardinalizio, cardinale Giovanni Battista Re, nel pomeriggio i cardinali si si riuniranno in preghiera nella Cappella Paolina, prima Loggia del Palazzo apostolico vaticano, per poi avviarsi, alle 16.30, in processione verso la Cappella Sistina e dare così inizio al conclave. Ieri, come già anticipato, il cardinale Angelo Becciu ha tolto le castagne dal fuoco ai cardinali riuniti nelle congregazioni. «Avendo a cuore il bene della Chiesa, che ho servito e continuerò a servire con fedeltà e amore, nonché per contribuire alla comunione e alla serenità del conclave, ho deciso di obbedire, come ho sempre fatto, alla volontà di papa Francesco di non entrare in Conclave, pur rimanendo convinto della mia innocenza». È la dichiarazione rilasciata ieri mattina dal cardinale Becciu, già prefetto alle Cause dei santi e numero due della Segreteria di Stato, il cui caso si era aperto in una sera del settembre 2020 quando il porporato si vide «defenestrato» nello spazio di un attimo dallo stesso Francesco in un colloquio burrascoso, dopo il quale l’ex fedelissimo si trovò senza incarico, «degradato» nelle sue prerogative cardinalizie e poi sottoposto a processo. Condannato in primo grado a cinque anni e sei mesi di carcere per peculato e frode aggravata, il suo processo ha suscitato diverse critiche riguardo alla trasparenza e all’equità del sistema giudiziario vaticano. Si contestano soprattutto l’accesso limitato alle prove e l’influenza di testimoni chiave, con l’accusa di un’indagine costruita a tavolino per screditare Becciu. Il cardinale, che si è sempre professato innocente, avrà il processo di appello che si aprirà il 22 settembre prossimo. Il porporato nei primi giorni delle congregazioni generali, dopo la morte di Francesco, aveva fatto sapere di voler partecipare al voto esercitando le sue prerogative di cardinale, ritenendo non vi fosse nessun documento formale idoneo a chiamarlo fuori. Ma nella congregazione di lunedì gli sarebbero stati mostrati dei documenti dal cardinale Camerlengo, Kevin Farrel, comprovanti la volontà del Papa defunto di non avere in conclave l’ex prefetto alle Cause dei santi. Si dice che il confronto anche con il Segretario di Stato, Parolin, sia stato piuttosto acceso, ma alla fine Becciu avrebbe preso la parola e comunicato in modo piuttosto appassionato di chiamarsi fuori di fronte alla volontà di Francesco, sebbene i documenti presentati potessero presentare qualche perplessità. In ogni caso, bisogna riconoscere a Becciu un gesto di profonda sensibilità nei confronti della Chiesa. Nella sesta Congregazione generale, svoltasi ieri mattina, erano presenti 183 cardinali, di cui 124 elettori. Come riportato dalla sala stampa vaticana, ci sono stati una ventina di interventi riguardo la Chiesa, le sfide da affrontare e come può rispondere, secondo anche la prospettiva dei continenti e dei luoghi di provenienza dei cardinali. Tra i vari temi oggetto di riflessione anche questioni sociali, l’individualismo, il relativismo, la solitudine, la centralità di Gesù per rispondere ai bisogni del mondo moderno, la necessità della consolazione, l’evangelizzazione, la responsabilità della Chiesa per la pace. La riunione era iniziata con una meditazione di don Donato Ogliari, abate di San Paolo.Secondo quanto riportato da alcuni blog in lingua spagnola, nel giorno di lunedì ci sarebbero stati gli interventi in aula del cardinale olandese Willem Eijk e del porporato africano Robert Sarah. Quello di Eijk, medico e teologo di grande competenza, sarebbe stato un intervento su «una Chiesa in Europa disorientata, senza direzione morale e liturgica, vittima della sua stessa confusione interna più che di minacce esterne». Il cardinale Sarah, sul quale il presidente francese Emmanuel Macron nutre la preoccupazione che venga eletto, avrebbe, invece, «ricordato che l’attuale crisi può essere superata solo con un ritorno a Dio, al silenzio, all’adorazione, alla verità». Se questo fosse il programma di un papa Sarah, ci si chiede quale sia l’eventuale timore del presidente francese se non quello che «Parigi val bene una messa».
Caterina Interlandi, presidente vicario del tribunale di Tempio Pausania (Imagoeconomica)
Julius Evola negli anni Venti (Fondazione Evola)