2025-09-04
Il duo Smemoranda celebra i diritti in spregio agli ex addetti mai pagati
Gino & Michele dirigeranno Fuoricinema a Milano. Uno schiaffo a 160 lavoratori.Mentre il sindaco Beppe Sala prova a trovare una soluzione (difficile) ai temi caldi come dossier urbanistica, San Siro e Leonkavallo, Milano si prepara a celebrare l’ennesima kermesse culturale sotto le stelle. Venerdì 5 settembre si apre Fuoricinema, festival del cinema all’aperto che quest’anno ha scelto come titolo «Nei Diritti». Un tema impegnativo, evocato da chi salirà sul palco come direttore artistico: Gino Vignali e Michele Mozzati, in arte Gino & Michele. Due volti noti della comicità, della satira e della cosiddetta cultura progressista milanese.Parole che pesano: diritti umani, sociali, civili. Valori scolpiti nei manifesti e rilanciati dai comunicati stampa nelle ultime settimane. Ma dietro questa scenografia di buone intenzioni, il paradosso è evidente. Perché mentre i due comici predicano giustizia sociale sotto i riflettori, gli ex dipendenti della loro creatura editoriale, la Smemoranda, aspettano ancora di essere pagati.L’11 giugno 2025 il Tribunale di Milano ha autorizzato la curatela della liquidazione giudiziale di Gut Distribution srl ad abbandonare le controllate estere - Gut Italia (Miami), Gut Hong Kong e Shanghai Gut Trading. Partecipazioni «prive di valore» e «onerose» per la massa, come hanno spiegato i curatori. Non c’era più nulla da recuperare: meglio lasciar perdere che spendere altro denaro. È un passaggio tecnico, certo. Ma per i creditori significa una cosa molto semplice: meno risorse in cassa, meno possibilità di soddisfare chi attende i suoi soldi. E chi attende sono soprattutto i 160 lavoratori licenziati nel crac Smemoranda: stipendi arretrati, Tfr non liquidati, contributi previdenziali scoperti per oltre 31 mesi. Una voragine che l’Inps ha dovuto in parte tamponare con soldi pubblici, cioè nostri.La storia è nota: un gruppo (negli anni d’oro) da quasi 50 milioni di fatturato e 180 dipendenti, simbolo della sinistra milanese, travolto da un debito di oltre 40 milioni. Nel perimetro: Gut Distribution, Nava Design, C’Art Group, Zmc, Crazy Bell Agency e Smemo 1979. A fine 2023 la liquidazione giudiziale ha fotografato il disastro.Da almeno due anni le cronache hanno ricordato come, nel pieno della crisi, Gino & Michele non rinunciarono ai loro compensi (circa 300.000 euro nel 2020) e come la loro società Bibì & Bibò si sia perfino presentata come creditore per 45.000 euro. Mentre in azienda si tagliavano stipendi, si lasciavano cooperative con crediti da 260 euro e si sospendevano i contributi ai dipendenti.Solo nel 2024 la licenza del brand è passata a Santoro Italia per 200.000 euro, consentendo alle agende di tornare sugli scaffali. Ma la nuova gestione si è mossa con altre logiche, mentre la vecchia sede di viale Ortles cadeva a pezzi, trasformata in un rudere che racconta meglio di mille editoriali la parabola discendente.Ex collaboratori come Alessia Gemma, per anni responsabile comunicazione, hanno parlato apertamente di azienda «ingiusta e sessista», di benefit e auto aziendali per i dirigenti a fronte di cassa integrazione a zero ore per le dipendenti. Eppure, oggi, i due fondatori tornano a prendersi la scena da protagonisti. A Fuoricinema discuteranno di diritti, mentre il loro passato recente racconta di diritti calpestati. È qui che il paradosso diventa evidente: rivendicare la cultura dei diritti da un palco pubblico, mentre centinaia di ex lavoratori restano con buste paga mancanti e contributi non accreditati.Il festival si svolgerà nella suggestiva Biblioteca degli Alberi (Bam), il parco di Porta Nuova gestito da Fondazione Riccardo Catella e dalla società immobiliare Coima. Qui la cornice non è meno controversa. Il patron di Coima, Manfredi Catella, è al centro di un’inchiesta urbanistica che riguarda alcune operazioni milanesi. Un intreccio che completa il quadro: da un lato la retorica dei diritti, dall’altro una rete di potere immobiliare e finanziario su cui la magistratura ha acceso i riflettori. C’è chi applaudirà gli interventi, chi scatterà selfie sotto le luci del palco. Ma per chi ha subito il fallimento di Gut e Smemoranda, il festival dei diritti rischia di suonare come l’ennesima presa in giro.
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Caterina Interlandi, presidente vicario del tribunale di Tempio Pausania (Imagoeconomica)
Julius Evola negli anni Venti (Fondazione Evola)