2021-12-17
Dopo gli Usa pure Londra alza i tassi. La Lagarde invece li lascia invariati
La Bce non cambia linea e si sveglia sull’inflazione: «Aumenta, è colpa dell’energia».Di fronte all’emergenza inflazione, le Banche centrali hanno inaugurato un nuovo ciclo di politiche monetarie restrittive ma a velocità diverse. La Fed ha annunciato un raddoppio da 15 a 30 miliardi di dollari della riduzione degli acquisti di titoli e che nel 2022 i rialzi dei tassi potranno essere tre, mentre la Bank of England ha alzato il tasso di riferimento allo 0,25% dallo 0,10% per frenare la corsa dell’inflazione. La Bce, invece, ha lasciato i tassi di interesse fermi anche se le sue indicazioni riguardo i programmi di sostegno all’economia sono risultate più restrittive delle attese: fine degli acquisti netti del Pepp (Pandemic emergency purchase programme) al 31 marzo 2022 e contestuale aumento temporaneo degli acquisti di titoli pubblici e privati effettuati con l’App (Asset purchase programme) nel secondo e terzo trimestre per una dote aggiuntiva di soli 90 miliardi, ben al di sotto dei 150-200 milioni attesi dal mercato. Il consiglio direttivo ieri si è svolto in un clima di rinnovata incertezza sia per la nuova ondata pandemica sia per l’evoluzione prevedibile dei due fattori attualmente di maggiore preoccupazione: il balzo dei prezzi dell’energia e le strozzature delle catene di distribuzione. In conferenza stampa il presidente Christine Lagarde ha parlato di una crescita che nel corso degli ultimi mesi ha rallentato e potrebbe risentire di un passo di marcia più debole nei primi mesi del 2022 per poi riaccelerare nuovamente con il progredire dell’anno. Le nuove stime vedono ora una crescita per il 2021 al 5,1% (dal 5% di settembre) per poi attestarsi al 4,2% nel 2022 (da 4,6%) e al 2,9% nel 2023 (in deciso rafforzamento rispetto al 2,1% previsto tre mesi fa). Entra nell’esercizio di previsione il 2024 per il quale è attesa una crescita dell’1,6%. Per quanto riguarda l’inflazione, la Banca centrale europea si attende che questa rimanga su valori elevati nel breve per poi ridursi progressivamente nel corso del 2022 e tornare sotto il target di medio periodo sebbene un rischio al rialzo sia costituito dall’andamento dei negoziati per i rinnovi dei contratti di lavoro. Le nuove stime sono per un’inflazione al 2,6% nel 2021 (da 2,2%), al 3,2% nel 2022 (da 1,7%) e all’1,8% nel 2023 (da 1,5%) e all’1,8% nel 2024. La Lagarde ha sottolineato come due terzi della crescita dei prezzi sia legata all’energia e in parte alle strozzature delle catene di approvvigionamento che stanno tuttavia dando qualche segnale di miglioramento. Escludendo le componenti volatili, le nuove stime di inflazione dell’Eurotower sono di un +1,9% nel 2022, di un +1,7% nel 2023 e di un +1,8% nel 2024. La Lagarde ha infine definito come «altamente improbabile» ogni ipotesi di un aumento dei tassi di interesse nel corso del 2022. Le decisioni prese ieri dal consiglio direttivo hanno avuto «un’ampia maggioranza, pochi sono stati contrari», ha precisato la Lagarde. Secondo indiscrezioni sarebbero stati i governatori di Austria, Belgio e Germania a essere in disaccordo con alcune misure annunciate. Da segnalare ieri anche l’intervento della Banca centrale della Turchia che ha tagliato il suo tasso di interesse chiave di un punto al 14% dal 15%, in linea con le volontà del presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Si tratta del quarto taglio consecutivo dei tassi in meno di tre mesi. Le Borse europee, intanto, hanno superato indenni il test delle Banche centrali: in Gran Bretagna l’indice Ftse 100 è salito dell’1,29%, mentre a Francoforte il Dax ha guadagnato l’1%. A Parigi il Cac40 è avanzato dell’1,12 % e a Piazza Affari il Ftse mib ha chiuso con un aumento del +0,44%.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)