2022-09-13
La zona grigia Bce: 1.300 miliardi con cui Francoforte può fare politica
La sede Bce a Francoforte (Getty Images)
Il report: zero trasparenza su parte degli acquisti di obbligazioni. E col Tpi aumenteranno distorsioni e pressioni verso gli Stati.Misteri e scarsa trasparenza. La Bce ha una zona grigia da 1.300 miliardi. Dal 2015 al 31 dicembre 2021 la Banca centrale europea ha acquistato titoli e obbligazioni del Vecchio continente per un totale di 3.600 miliardi. Il bilancio depositato elenca le varie voci di asset suddivise solo per programma di acquisto e non per categoria. Si va, infatti, dal progenitore del Pspp (Public sector purchase programme) fino al più recente Pepp (Pandemic emergency purchase programme). Nello stesso periodo, che va dal 2015 alla fine dello scorso anno includendo i picchi del Covid, i debiti pubblici del Vecchio continente sono aumentati però di 2.300 miliardi. Una cifra enorme ma molto più piccola degli acquisti effettuati dall’eurosistema della Bce. La zona grigia di 1.300 miliardi è quindi dovuta al fatto che Francoforte si è inserita di peso nel mercato secondario delle obbligazioni diventando di fatto un acquirente diretto ed evitando ai vari Stati di emettere ulteriore debito. Un bene? Certo perché ha evitato situazioni peggiori. Un male perché lo si è fatto aggirando le norme e quando si aprirà il vaso di pandora si rischieranno brutte sorprese. L’articolo 123 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea vieta acquisti diretti. Motivo per cui nella primavera del 2020, la Corte costituzionale federale della Germania ha stabilito che il governo federale e il Bundestag avrebbero dovuto esaminare le decisioni prese per introdurre e attuare il Pspp e spiegare in che misura fossero proporzionate. Ed è qui che sta il busillis. Bce, politica e autorità fiscali europee hanno approfittato della zona grigia per cercare di aggirare il più a lungo possibile i mandati monetari, senza però dichiarare le dinamiche dei singoli acquisti. Inoltre, con il tempo, la percentuale di acquisti diretti ha subito un balzo. «Secondo le nostre stime, alla fine del 2021 l’eurosistema deteneva ben il 26% del debito pubblico in essere degli Stati membri», si legge in un interessante report a firma Julian Marx, analista di Flossbach von Storch, celebre casa di gestione con sede a Colonia.lo studio «Quanto debito deve ancora acquisire l’eurosistema per poter parlare di finanziamento statale? In realtà, la Bce dovrebbe fornire una motivazione intrinseca a contrastare la narrativa del finanziamento monetario e divulgare le cifre. In tutto questo, a irritare ancora di più è il fatto che gli acquisti della Bce non vengano comunicati in modo trasparente», si legge sempre nel documento. «Pertanto, in molti potranno speculare su quante obbligazioni federali tedesche abbia effettivamente acquistato la Bce».Il punto di vista di un analista tedesco è doppiamente interessante. La denuncia di Julian Marx non è solo utile ai fini della trasparenza di bilancio ma anche ai fini degli equilibri politici. Per capirsi, dei 1.300 miliardi di acquisti sul mercato secondario non è dato conoscere alcuna suddivisione territoriale. Ma soprattutto il prezzo di acquisto. L’analista di Flossbach von Storch va dritto al sodo: «Gli acquisti dell’eurosistema non sono suddivisi in obbligazioni federali, statali e altre obbligazioni di istituzioni pubbliche, né è chiaro a quale prezzo siano stati comprati i vari titoli. Può essere ad esempio», conclude, «che un Bund a lunga scadenza sia stato acquistato al 40 o 50% oltre il valore nominale». Se così fosse la banca guidata da Christine Lagarde dovrebbe giustificare una tale mossa. Perché intervenire favorendo Berlino con prezzi molto superiori a quelli dell’emissione? Il tema è ancor più cogente per il futuro. Marx, infatti, anticipa il prossimo rischio, un rischio destinato a colpire l’Italia. Il futuro programma di acquisti, in gergo Tpi (Transmission protection instrument) sarà ancor meno trasparente dei precedenti. Se la Bce giunge alla conclusione (e l’analista di Flossback von Storch usa l’aggettivo) soggettiva che i rendimenti dei titoli di Stato dell’Europa periferica siano troppo elevati - e potrebbero quindi compromettere il meccanismo di trasmissione dei suoi impulsi di politica monetaria - potrà acquistare a sua discrezione Bond di tali Paesi. Gli acquisti nell’ambito del Tpi non sono limitati, né vi è, come in precedenza, un orientamento verso lo schema di sottoscrizione delle Banche centrali nazionali. «Cosa verrà acquistato, in che misura e a quale prezzo rimarrà probabilmente un segreto della Bce», sentenzia Marx. Con la fine della pandemia e l’uscita di scena di Mario Draghi attorno a Francoforte abbiamo assistito a una morsa politica crescente. Tanto che con il Tpi è stato passato il Rubicone. Consiglio Ue e Commissione avranno voce in capitolo nelle scelte della Lagarde. Saranno le due sovrastrutture a vigilare sul Pnrr. i parametriE, se domani decidessero che l’Italia non ne rispetta i parametri, Roma si troverà relegata in un angolo e vedrà avviarsi una spirale in grado di alzare lo spread e quindi di imporre al governo nazionale di affidarsi mani e piedi alla Bce che a quel punto avrà un vero potere condizionale su tutte le scelte di natura fiscale. In pratica sulle scelte sovrane. Lasciare che gli acquisti sul mercato secondario così come quelli diretti tramite Tpi possano avvenire senza criteri pre definiti significa permettere che la zona grigia cresca a dismisura.