2024-05-08
Mps, c’è una pista che porta a Bilbao
La sede di Bbva (Getty Images)
Dopo il fallimento delle nozze tra Bbva e Banco Sabadell, l’istituto basco potrebbe ritornare a un suo vecchio pallino: la banca senese. La quale, già corteggiata invano nel 2006, nel primo trimestre ha visto profitti in aumento del 41% e fatturato su del 15%.«Non dobbiamo consumare capitale per comprare asset bancari. Magari con il nuovo piano considereremo un approccio diverso per la nostra politica di distribuzione dei dividendi. Cercheremo di cogliere le opportunità derivanti dalle partnership già esistenti, ma penso che dobbiamo essere attivi e ottimizzare il capitale in eccesso». L’amministratore delegato di Mps, Luigi Lovaglio, ha risposto così a una domanda su eventuali operazioni straordinarie della banca senese che nel primo trimestre di quest’anno ha registrato un utile netto di 333 milioni, in aumento del 41,1% rispetto allo stesso periodo del 2023. I ricavi totali sono arrivati a 1,01 miliardi, con una crescita del 15,2%. In una nota, la banca sottolinea che i risultati sono da ricondurre soprattutto alla crescita del margine di intermediazione primario, in aumento sia rispetto al margine di interesse, del 16%, sia rispetto alle commissioni nette, salite del 10%. «Abbiamo iniziato il 2024 con una performance operativa record», ha sottolineato Lovaglio durante la presentazione dei conti agli analisti, spiegando che la banca punta a minimizzare l’impatto negativo dato dalla normalizzazione dei tassi d’interesse con «la nostra capacità di generare commissioni sulla gestione del risparmio». Confermata la guidance per l’utile pre-tasse 2024 «sopra gli 1,3 miliardi di euro», sopra il risultato dello scorso anno depurato dagli accantonamenti per i rischi legali. L’ad ha poi aggiunto che per il 2025 la banca si aspetta un impatto dal calo dei tassi sul margine d’interesse, ma punta ad incrementare la base dei depositi e a un aumento delle commissioni. Mps fornirà «un aggiornamento sugli obiettivi strategici di medio termine in occasione della presentazione dei risultati del secondo trimestre, considerando che siamo in anticipo sugli obiettivi del piano industriale 2022-2026», ha poi proseguito. Niente risiko, quindi? Il gruppo senese entro il 2024 dovrà rispettare gli accordi presi nel 2017, ai tempi della ricapitalizzazione precauzionale, con le autorità europee. In meno di sei mesi lo Stato è sceso dal 64% al 26,7% del Monte dei Paschi con due operazioni di mercato. Lo scorso 9 aprile al Salone del Risparmio, incalzato sulla ricerca di un partner per Mps, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti aveva risposto: «La scarpetta è pronta, credo che il 2024 credo possa essere l’anno buono». La discesa del Mef dal Monte rende, inoltre, la banca più contendibile (l’essere sotto al 30% implica la perdita del controllo dell’assemblea straordinaria). Però in Italia non c’è ancora nessuno pronto a portarla all’altare dando vita al terzo polo bancario. Qualcosa, però, sul fronte del consolidamento bancario europeo si è mosso in Spagna: il Bbva ha presentato una proposta di nozze al Banco Sabadell ma la proposta è stata rifiutata. Se la soluzione nazionale per il Montepaschi ripercorre copioni consumati già nel valzer di ipotesi degli ultimi mesi, diverso potrebbe essere il discorso se si guarda oltreconfine. E non solo al Credit Agricole o a Bnp Paribas, comunque già ben radicate. Il Bbva ha infatti lanciato nel nostro Paese la sua piattaforma di homebanking e una nuova banca digitale. L’opzione di una vendita di Mps a una banca estera sembra complicata, soprattutto per la gestione delle ricadute sociali degli esuberi, ma non si potranno chiedere proroghe a Bruxelles in eterno. E il gruppo iberico potrebbe riaprire il dossier Italia chiuso malamente qualche anno fa: dopo la fallita aggregazione con Bnl del 2005 e prima dell’acquisizione di Antonveneta dal Banco Santander, a fine 2006, il Bbva fu fermato a un passo dall’altare proprio con il Monte. Del gruppo Bbva-Mps, la Fondazione avrebbe avuto il 12%, un terzo dei consiglieri e un premio di maggioranza di un miliardo, ma Mussari & C. preferirono fare affari con la concorrente Santander della famiglia Botin. Il Bilbao potrebbe, ora, prendersi una rivincita. Chissà, forse è solo una suggestione finanziaria. O una favola come quella di Cenerentola e della sua scarpetta.
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