2024-01-15
«La guerra non è più un’ipotesi remota. E si vince con i dati»
Pietro Batacchi, direttore di Rid- Rivista Italiana Difesa (Imagoeconomica)
Il direttore di «Rid» Pietro Batacchi: «Le informazioni sono la variabile decisiva. A breve termine ci servono corazzati e unità anti sommergibili».Quanto è pronta davvero la Difesa italiana e di quali armi ha bisogno? Lo abbiamo chiesto a Pietro Batacchi, direttore di Rid - Rivista Italiana Difesa, cercando un parere su quale sia il reale livello e stato delle nostre Forze Armate anche alla luce delle polemiche sorte due settimane fa con la gaffe del ministro Guido Crosetto sul presunto numero limitato di missili a disposizione delle nostre unità navali. Informazione che, in qualsiasi Paese, è secretata per ovvie ragioni di sicurezza.Direttore Batacchi, siamo equipaggiati e pronti oppure davvero scarsi?«Dobbiamo abbandonare la sindrome di Pierino che noi italiani abbiamo l’abitudine di darci. Dagli anni Novanta l’Italia è tra i principali fornitori di sicurezza al mondo, lo dicono i fatti. C’è richiesta di intervento italiano: questo significa che il nostro strumento militare, uomini e mezzi, è adeguato e moderno. L’alto numero di teatri operativi nei quali siamo impegnati, dal Baltico all’Est europeo, fino al supporto per le operazioni anti Isis e a quelle navali delle ultime settimane, ne sono la dimostrazione. Bisogna capire che la guerra non è più un’ipotesi remota, ma una drammatica realtà del mondo contemporaneo».E rispetto ad altre nazioni? «Quanto a capacità siamo subito dopo la Francia (unica nazione Ue a disporre di armi nucleari, ndr), ma facciamo nettamente meglio della Germania che ha noti problemi di prontezza, infatti i tedeschi non vengono chiamati a svolgere le operazioni per le quali noi siamo invece apprezzati. Non dobbiamo quindi crederci peggiori di quello che siamo effettivamente».Quale necessità abbiamo, a breve termine, per ciascuna forza armata?«Certamente nel medio periodo sarà necessario rafforzare le nostre capacità antisommergibile, seppure siano in ordine due nuove fregate Fremm (accordo tra Francia e Italia), ma c’è urgenza di un velivolo pattugliatore marittimo antisommergibile che sia anche in grado di lanciare siluri, capacità che per esempio l’ottimo ATR-72 non ha, seppure sia equipaggiato con una suite elettronica di altissimo livello. Riguardo l’Esercito, la componente corazzata negli ultimi trent’anni è stata bistrattata in tutta Europa; ora stiamo modernizzando i carri Ariete e acquisiremo i Leopard 2A-8, che dovranno però essere modificati con l’installazione di una torretta dotata di un sistema di puntamento e comunicazione di produzione nazionale (Leonardo, ndr) e per questo giocoforza serve tempo». Sul piano finanziario le risorse sono adeguate?«Le nostre spese di esercizio sono limitate, nel 2024 saranno inferiori a due miliardi di euro, significa doversi ingegnare per fare operazioni di mantenimento, anche se il comparto della Difesa ha dimostrato di saper fare grandi economie. Ma questo riguarda tutta l’Europa».Perché sono così importanti spazio e ciberspazio?«Oggi sono entrambi dei formidabili fattori abilitanti. Lo spazio da sempre è il dominio dal quale si governano i sistemi di navigazione e comunicazione; il ciberspazio è l’ambiente nel quale si garantiscono la protezione e la qualità delle informazioni. E queste, se ricevute esatte e nel momento giusto, fanno la differenza in ogni azione di difesa. Dunque lo spazio cibernetico è considerato un ambiente strategico che porta a prevalere, come hanno dimostrato le operazioni in Ucraina all’inizio del conflitto. Le informazioni sono state proprio la variabile sulla quale si è giocata la prima fase della guerra. Nessuno nega l’eroismo delle forze di Zelensky nell’affrontare l’esercito russo, ma i risultati di contrasto all’avanzata di Mosca hanno potuto contare su informazioni precise, puntuali e soprattutto integre provenienti dai sistemi informatici, dai satelliti e da tutti gli strumenti di osservazione degli Stati Uniti e della Nato. Probabilmente senza quelle informazioni oggi a Kiev al posto di Zelensky ci sarebbe Victor Yanukovic. Un altro esempio è quanto sta accadendo nel conflitto tra Israele e Hamas, una guerra asimmetrica nella quale l’elaborazione delle informazioni consente di neutralizzare un nemico altrimenti quasi invisibile. In ogni scenario senza le informazioni non sarebbe possibile colpire prima e meglio».Anche nello Yemen, dove negli ultimi giorni sono cominciati raid da parte delle forze inglesi e americane? «Assolutamente, le costanti operazioni di ricognizione effettuate con droni e velivoli, quindi via satellite, permettono di redigere un elenco di bersagli da valutare, mantenere sotto controllo e quindi colpire con efficacia nel momento opportuno».