2023-12-11
«Basta parlare da uomo a uomo». Fazio usa Cecchettin per incolparci tutti di patriarcato
Fabio Fazio e Gino Cecchettin (Ansa)
Il papà di Giulia, ospite sul Nove: «Creerò una fondazione per l’impegno civico».Dopo la sua omelia laica nel Duomo di Padova il giorno dei funerali della figlia Giulia, 22 anni, uccisa senza pietà da Filippo Turetta, Gino Cecchettin ha scelto la «parrocchia» di Fabio Fazio, l’abatino del politicamente corretto, per ripeter che noi maschi siamo colpevoli, il femminicidio è conseguenza di una cultura patriarcale. Ieri sera ospite di Che tempo che fa sulla “9” ha di nuovo messo in piazza il suo dolore per invocare che la morte di Giulia non sia vana. Vestito blu fiocco rosso d’ordinanza e Fazio che lo ringrazia. «Patriarcato», sostiene Cecchettin, «c’è un concetto di proprietà, usiamo espressioni come la mia donna. Sembra innocuo ma non è così. Dobbiamo cambiare». E Fazio insiste: «E’ un problema culturale, ci sono ancora i giochi per le bambine: le bambole, le spazzole per pulire». Sostiene Gino «magari non fanno danno nella generalità delle persone, ma nelle menti più fragili producono effetti pericolosi». Poi Cecchettin che è d’accordo con la figlia Elena che ha detto che Turetta non è un mostro ma un figlio normale del patriarcato dà anche buoni consigli: «Dobbiamo cambiare a partire dalle espressioni che usiamo tutti i giorni. Con un amico mi son detto parliamoci da uomo a umo poi mi sono bloccato perché quella è un’espressine del patriarcato. Noi educhiamo ancora in modo che ci sia il padre padrone». Sono le parole che ha usato l’altra sua figlia Elena che a reti unificate ha puntato il dito contro tutto e tutti: la scuola, le istituzioni, le famiglie ree di obbedire alla logica patriarcale. Così la morte di Giulia è diventata un evento mediatico. Purtroppo come la ragazza veneta altre decine e decine di donne sono state uccise dall’inizio dell’anno, ma per loro nessuna diretta, nessuna mozione. Semmai un’emozione, un dolore privato. Invece Giulia Cecchettin è diventata il pretesto per una campagna. E diventa anche l’oggetto di una Fondazione e che il padre Gino annuncia a mezza bocca mentre Fazio lo incita a dire che il femminicidio è colpa di questa società, dei maschi. Non ci arriva, ma si percepisce lontano un miglio che vorrebbe aggiungere: e di questo governo. Ieri il legale di Gino Cecchettin, Stefano Tignani, ha annunciato una raffica di querele: due sono già partite. «Sul Web», come capita a chiunque si esponga, «si sono scatenati i critici contro Cecchettin e sostiene il legale che ogni diffamazione sarà perseguita». Viene da dire che a far diventare la morte di Giulia un fatto non più privato sono stati proprio il padre e la sorella. Ma sul conto di Cecchettin che se la prende con la rete ci sarebbero diverse ombre che emergono proprio dal Web che ha il brutto vizio di non dimenticare nulla. L’intervista di Fabio Fazio doveva forse partire da lì. Da una domanda molto semplice: sono suoi quei post? Inutile sperare che Fabio Fazio faccia una domanda scomoda a qualcuno che è funzionale al luogo comune. Perché a questo hanno ridotto il femminicidio Fabio Fazio e, forse inconsapevolmente, Gino Cecchettin con la sua ospitata in prima serata. Che è cominciata con il conduttore di Che tempo che fa che annuncia «Abbiamo sempre scelto di non entrare nelle vicende private salvo che nel caso di Giulio Regeni che in quello di stasera che ha una valenza politica». E viene da pensare che proprio per questo Fazio gli dà spazio con Cecchettin che prova a spiegare perché è apparso così razionale davanti alla morte della figlia. E dice : «Grazie per avermi invitato a questa trasmissione: il discorso di Padova è nato da un profondo dolore per indagare le cause che mi hanno fatto vivere questa avventura». E la causa l’ha trovata nel patriarcato. Ci si doveva interrogare sulla banalità del male si è finito per trovarsi di fronte al male della banalità.
Pedro Sánchez (Getty Images)
Alpini e Legionari francesi si addestrano all'uso di un drone (Esercito Italiano)
Oltre 100 militari si sono addestrati per 72 ore continuative nell'area montana compresa tra Artesina, Prato Nevoso e Frabosa, nel Cuneese.
Obiettivo dell'esercitazione l'accrescimento della capacità di operare congiuntamente e di svolgere attività tattiche specifiche dell'arma Genio in ambiente montano e in contesto di combattimento.
In particolare, i guastatori alpini del 32° e i genieri della Legione hanno operato per tre giorni in quota, sul filo dei 2000 metri, a temperature sotto lo zero termico, mettendo alla prova le proprie capacità di vivere, muoversi e combattere in montagna.
La «Joint Sapper» ha dato la possibilità ai militari italiani e francesi di condividere tecniche, tattiche e procedure, incrementando il livello di interoperabilità nel quadro della cooperazione internazionale, nella quale si inserisce la brigata da montagna italo-francese designata con l'acronimo inglese NSBNBC (Not Standing Bi-National Brigade Command).
La NSBNBC è un'unità multinazionale, non permanente ma subito impiegabile, basata sulla Brigata alpina Taurinense e sulla 27^ Brigata di fanteria da montagna francese, le cui componenti dell'arma Genio sono rispettivamente costituite dal 32° Reggimento di Fossano e dal 2° Régiment étranger du Génie.
È uno strumento flessibile, mobile, modulare ed espandibile, che può svolgere missioni in ambito Nazioni Unite, NATO e Unione Europea, potendo costituire anche la forza di schieramento iniziale di un contingente più ampio.
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A Dimmi La Verità Stefania Bardelli, leader del Team Vannacci di Varese, fa chiarezza sul rapporto con la Lega e sulle candidature alle elezioni degli esponenti dei team.