2023-03-13
Bari Weiss, l'ex «New York Times» divenuta la beniamina dei conservatori americani
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Nel riquadro Bari Weiss (Getty Images)
·La giornalista americana, dimessasi dal quotidiano statunitense per l’ostilità di alcuni redattori, ha fondato un proprio portale d’informazione per combattere la narrazione dominante dei media tradizionali. Nel 2017, a soli 33 anni, Bari Weiss aveva raggiunto l’apice della sua carriera di giornalista: essere editorialista del New York Times. Ai tempi era descritta come una «liberal critica con l’estrema sinistra», ma l’esperienza è durata meno del previsto perché, contro ogni previsione il 14 luglio 2020 decide di dimettersi dal times e lo annuncia con un post sul suo sito personale.Ma facciamo un passo indietro. Classe 1984, la Weiss si forma nel più classico dei modi: come molti colleghi giornalisti frequenta la Columbia University. Lì fonda The Current, un periodico dedicato alla comunità ebraica americana. Negli stessi anni fonda un’associazione insieme ad altri studenti, la Columbians for Academic Freedoms che denuncia l’antisionismo di alcuni professori dell’università. Nel 2007 entra al Wall Street journal dove rimarrà fino al 2017, a parte una parentesi di due anni in Israele nella redazione di Haaretz. Ed è proprio il 2017 l’anno della svolta, Bari Weiss segue il suo capo Bret Stephens al New York Times.Il loro ingresso è fortemente voluto dall’allora capo della sezione delle opinioni James Bennet per allargare l’offerta editoriale: entrambi infatti erano visti come i migliori in grado di rivolgersi l’ampia fetta di americani che aveva votato per Trump.Weiss irrompe subito con la sua penna e già dal primo anno suscita grande clamore. In un pezzo dal titolo molto efficace: “Adesso siamo tutti fascisti”, criticò l’illiberalismo della sinistra americana. In un altro criticò una manifestazione organizzata contro Trump: la Women’s March del 21 gennaio 2017, organizzata contro la retorica dell’odio del presidente americano per la giornalista era profondamente incoerente perché a suo avviso alcune delle manifestanti erano antisemite. Insomma Weiss è divisiva ma lei si ritrae come "una liberale a disagio con gli eccessi della cultura di sinistra”. Un disagio che evidentemente non sente solo lei perché è un’altra rottura a farle decidere per l’abbandono. In seguito ad un editoriale scritto dal senatore repubblicano dell’Arkansas Tom Cotton il 7 luglio 2020. Il senatore chiedeva un intervento dell’esercito americano per reprimere e fermare le manifestazioni violente del movimento Black Lives Matter scaturite all’indomani della morte di George Floyd a Minneapolis nel marzo 2020. Questo intervento causò molte polemiche esterne ed interne al giornale e culminò con le dimissioni, ottenute su richiesta, di James Bennet. Bari Weiss descrisse la cosa come il frutto di una «strisciante guerra civile» all’interno del giornale tra i nuovi «social justice warriors» e chi invece, specie tra i redattori più anziani, avrebbe voluto difendere la libertà di parola e il 14 luglio 2020 annunciò le sue dimissioni dal giornale.La nuova Weiss finalmente si sente libera di dire e scrivere quello che vuole. Fonda Commons Sense, una newsletter sul portale Substack, con il quale riesce a far iscrivere 283mila utenti unici. Oggi “mi fa guadagnare più soldi di quanti avrei mai potuto immaginare possibili nel giornalismo”, ha detto alla Cnn. Il sito MarketWatch ha calcolato che il suo fatturato si aggira sugli 800 mila dollari l’anno. Per la Weiss il segreto del suo successo è la risposta al fallimento dei media tradizionali che non si occupano più di pubblicare quel che accade ma soltanto quello che “si adatta alla narrazione” corrente, lasciando così un enorme spazio da colmare con idee, storie e dibattiti che possono sembrare “sconvenienti o sgradevoli” al mainstream.Diviene in poco tempo la beniamina della classe conservatrice, raccontando anche le storie delle persone che hanno perso il lavoro per aver detto cose considerate sgradevoli soltanto perché non rispondono alla narrazione woke.