2021-09-08
Bandiera bianca sul green pass: «Sui trasporti è impossibile»
Dopo i proclami delle scorse settimane sui controllori anti Covid da sguinzagliare sui trasporti, Enrico Giovannini ammette: «Verifiche irrealizzabili». Quanto andranno avanti con contraddizioni e bugie?È bastato attendere una settimana per scoprire il bluff di Enrico Giovannini, ministro delle infrastrutture e delle mobilità sostenibili (ma di quelle insostenibili, cioè che inquinano, il ministro chi è?). Con l'avvicinarsi dell'inizio delle lezioni e il ritorno alle normali attività lavorative, si sapeva che il problema dei trasporti si sarebbe riproposto. Ma, con una pomposa intervista rilasciata al Corriere della Sera, il responsabile del dicastero che vigila su treni, autobus e metropolitane aveva garantito che tutto era pronto per evitare il peggio, cioè i contagi. Ora il piano annunciato con tanta enfasi - un'intera pagina del suddetto quotidiano - si sta rivelando quel che era, ossia aria fritta. Giovannini aveva infatti annunciato maggiori controlli, per evitare che i mezzi pubblici fossero troppo affollati e i passeggeri non rispettassero le misure di prevenzione anti Covid. Per l'occasione, l'ex presidente dell'Istat prestato alla politica aveva addirittura rispolverato i verificatori, ossia gli incaricati di accertare che i viaggiatori siano provvisti di biglietto. Spariti da tempo da tram e autobus e non per il Covid ma per carenza di personale, le poche centinaia di controllori avrebbero dovuto, secondo Giovannini, trasformarsi in una specie di polizia urbana addetta a dirimere il traffico sui mezzi pubblici, vale a dire il distanziamento, ma soprattutto il corretto uso della mascherina, oltre naturalmente che il green pass. Peccato che arrivati al dunque, cioè all'inizio della stagione scolastica, il ministro ammetta che le cose non stanno esattamente come ce le aveva raccontate. Intervenendo ieri durante una trasmissione televisiva sulla Rai, Giovannini ha candidamente detto che «l'introduzione del green pass su treni a lunga percorrenza, aerei e navi ha funzionato molto bene, ma non lo si può imporre sul trasporto pubblico locale semplicemente perché dal punto di vista organizzativo non sarebbe gestibile».In pratica, sta succedendo ciò che avevamo denunciato fin dal principio, ovvero che il green pass sarebbe servito solo per i treni ad alta velocità. Tanto per capire di che cosa stiamo parlando, le Fs ogni anno trasportano poco più di 190 milioni di passeggeri, mentre sui Frecciarossa ne viaggiano 5 milioni e rotti. Dunque, il successo celebrato da Giovannini riguarda il 2,5% della popolazione che sale sui treni: mica male come trionfo. Naturalmente da questo calcolo sono esclusi i passeggeri di metropolitane, tram e autobus, perché per quelli, come ha spiegato egli stesso durante la puntata di «Agorà», non è possibile pretendere l'esibizione del green pass, dunque, «nella prima fase i controllori opereranno da terra, per evitare ad esempio di far salire le persone quando il bus è pieno». In pratica, i verificatori non potranno praticamente fare nulla, perché essendo poche centinaia a fronte di decine di migliaia di corse, non saranno certo in grado di contare i viaggiatori e men che meno il distanziamento a bordo o il corretto uso dei dispositivi di protezione. Ma il ministro alla Fuffa si consola annunciando di aver imposto in ogni città l'istituzione del mobility manager, ovvero di aver risolto il problema scaricandolo su un burocrate appositamente incaricato. Tra le incongruenze per cui si distingue l'azione di alcuni ministri dell'attuale governo ne segnaliamo una che, manco a dirsi, riguarda Roberto Speranza, il noto esperto di pandemia che dopo aver affrontato l'emergenza con i risultati che sono a tutti conosciuti ora si prefigge di vaccinare il mondo. Tra le nuove disposizioni che vorrebbe introdurre con il green pass allargato, oltre all'obbligo per cuochi, camerieri e personale di servizio a contatto con il pubblico (c'è da chiedersi perché i clienti erano tenuti ad averlo già dal 6 di agosto e chi cucinava e consegnava i piatti sarà obbligato ad esibirlo solo dal primo di ottobre, ma questo è un dettaglio), c'è il tampone per chiunque si rechi in ospedale. Sì, presto non basterà più essere vaccinati con due dosi, né disporre del green pass, ma per accedere alle corsie come visitatori o anche solo per sottoporsi a una visita, sarà indispensabile un tampone eseguito nelle ultime 48 ore. Con il che il ministro della Salute certifica che il green pass - ossia il certificato vaccinale che dovrebbe garantire di essere esente da Covid - non garantisce un bel niente, perché come è ormai evidente si può essere contagiati e contagiosi anche dopo aver ricevuto una o più dosi di siero. Dunque, ci si chiede, ma perché avete raccontato agli italiani che il lasciapassare verde era un documento indispensabile per assicurare la sicurezza in luoghi al chiuso? Perché, in sostanza, continuate a prendere in giro gli italiani, raccontando una montagna di balle?
Kim Jong-un (Getty Images)
iStock
È stato pubblicato sul portale governativo InPA il quarto Maxi Avviso ASMEL, aperto da oggi fino al 30 settembre. L’iniziativa, promossa dall’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali (ASMEL), punta a creare e aggiornare le liste di 37 profili professionali, rivolti a laureati, diplomati e operai specializzati. Potranno candidarsi tutti gli interessati accedendo al sito www.asmelab.it.
I 4.678 Comuni soci ASMEL potranno attingere a queste graduatorie per le proprie assunzioni. La procedura, introdotta nel 2021 con il Decreto Reclutamento e subito adottata dagli enti ASMEL, ha già permesso l’assunzione di 1.000 figure professionali, con altre 500 selezioni attualmente in corso. I candidati affrontano una selezione nazionale online: chi supera le prove viene inserito negli Elenchi Idonei, da cui i Comuni possono attingere in qualsiasi momento attraverso procedure snelle, i cosiddetti interpelli.
Un aspetto centrale è la territorialità. Gli iscritti possono scegliere di lavorare nei Comuni del proprio territorio, coniugando esigenze professionali e familiari. Per gli enti locali questo significa personale radicato, motivato e capace di rafforzare il rapporto tra amministrazione e comunità.
Il segretario generale di ASMEL, Francesco Pinto, sottolinea i vantaggi della procedura: «L’esperienza maturata dimostra che questa modalità assicura ai Comuni soci un processo selettivo della durata di sole quattro settimane, grazie a una digitalizzazione sempre più spinta. Inoltre, consente ai funzionari comunali di lavorare vicino alle proprie comunità, garantendo continuità, fidelizzazione e servizi migliori. I dati confermano che chi viene assunto tramite ASMEL ha un tasso di dimissioni significativamente più basso rispetto ai concorsi tradizionali, a dimostrazione di una maggiore stabilità e soddisfazione».
Continua a leggereRiduci
Roberto Occhiuto (Imagoeconomica)