2025-09-06
Pure Mediolanum sceglie di aderire all’offerta di Mps su Mediobanca
La holding Finprog ha conferito l’intera partecipazione pari allo 0,96%: era tra i principali componenti del patto di controllo su Piazzetta Cuccia. Intanto i Doris festeggiano i 25 anni della loro società spagnola.Anche la famiglia Doris ha deciso di aderire all’Opas di Mps su Mediobanca. La holding Finprog Italia, la cassaforte della famiglia di Tombolo e fondatrice di Banca Mediolanum, ha conferito all’offerta di Rocca Salimbeni - ormai prossima alla scadenza, fissata per lunedì salvo eventuali riaperture - 8 milioni di azioni di Piazzetta Cuccia, pari allo 0,96% del capitale. Si tratta dell’intera partecipazione detenuta, che collocava la società tra i principali componenti del patto di consultazione di Mediobanca.A seguito dell’uscita della notizia, Sara Doris, vicepresidente di Banca Mediolanum, nel corso di un evento con la stampa per i 25 anni della banca spagnola del gruppo ha dichiarato: «Abbiamo aderito all’Opas di Mps lanciata su Mediobanca con la partecipazione della famiglia detenuta da Finprog dello 0,96% di Mediobanca, visto come si sono evolute le cose e considerando che a questo punto l’operazione si fa».Nel frattempo, le adesioni all’Opas di Mps su Mediobanca hanno superato il 40% del capitale. Lunedì scorso il consiglio di amministrazione di Mps ha approvato il rilancio dell’offerta, che prevede l’aggiunta di 0,9 euro in contanti per ciascuna azione Mediobanca. Contestualmente, la banca senese ha annunciato la rinuncia alla condizione di efficacia fissata al 66,67% delle adesioni, mantenendo però il requisito minimo del 35%. L’offerta pubblica, avviata a gennaio come scambio di 2,533 azioni Mps per ogni titolo Mediobanca, si concluderà l’8 settembre 2025 alle 17.30. È inoltre prevista una riapertura dei termini dal 16 al 22 settembre, durante la quale le condizioni migliorative saranno estese anche agli azionisti che avranno già aderito in precedenza.E mentre i Doris alzano il pollice su Mps, continuano la loro avanzata anche sul mercato spagnolo attraverso Banco Mediolanum, gruppo bancario che quest’anno compie 25 anni. Al 30 giugno 2025 le masse gestite hanno raggiunto 14,2 miliardi di euro, con una raccolta netta semestrale di 1,2 miliardi, in aumento del 90% rispetto all’anno precedente. I clienti sfiorano le 300.000 unità (+12% in 12 mesi) e i consulenti finanziari attivi, i cosiddetti family banker, superano quota 1.600.«Spagna e Italia sono due mercati molto simili», ha detto Gianluca Bosisio, amministratore delegato di Banco Mediolanum. «In Italia, il patrimonio gestito dalle reti è raddoppiato negli ultimi dieci anni, toccando i 900 miliardi di euro e arrivando a controllare il 20% della ricchezza delle famiglie. Ci aspettiamo che questa tendenza di crescita arrivi anche in Spagna e già lo stiamo vedendo».Il gruppo intende sviluppare anche la presenza fisica sul territorio delle sedi del gruppo. A breve l’apertura di una nuova sede a Malaga, seguita entro il prossimo anno dall’avvio delle attività a Bilbao. «Stiamo crescendo anche da un punto di vista logistico, e non solo», ha continuato Bosisio. «Copieremo le attività che si stanno sviluppando in Italia e che stanno avendo successo. Tra queste Next, il programma per attrarre giovani e talenti che aspirano a diventare family banker, il conto Selfy e Manager academy, una scuola di formazione per i manager della rete. Siamo in un mercato che ci guarda positivamente e ora anche le autorità ci dicono che il nostro è il modello da seguire».Banco Mediolanum è nato nel 2000 in seguito all’acquisizione di Fibanc e, ai tempi, le autorità spagnole non mancarono di manifestare scetticismo. «Era nata da appena quattro anni e poi nessun’altra banca italiana aveva avuto successo in Spagna», ha detto Carlos Tusquets, presidente di Banco Mediolanum e fondatore dell’allora Fibanc. «Tutti dicevano che sarebbe stato un fallimento. Invece, l’integrazione tra le due banche è andata bene e oggi le stesse autorità che dubitavano ci usano da esempio».«Nel 2000, il sistema bancario spagnolo era radicato e poco flessibile, con una filiale ogni 1.000 abitanti», ha aggiunto Sara Doris, vicepresidente di Banca Mediolanum. «Abbiamo portato un concetto diverso e quella visione si è dimostrata giusta».La banca di Basiglio ha anche diffuso i dati relativi all’Italia: 144,4 miliardi di euro di patrimonio gestito, circa 2 milioni di clienti, un Cet1 ratio al 22,4% e un utile semestrale di 477,3 milioni di euro, in crescita del 6% su base annua. «La nostra non è un’aggregazione di prodotti e servizi, ma un modo di fare banca basato sulla consulenza che accompagna il cliente in tutto il ciclo finanziario. Siamo convinti che questo modello abbia tanto da dire sia in Italia sia in Spagna», ha fatto notare Igor Garzesi, oggi direttore generale di Banca Mediolanum e in passato amministratore delegato di Banco Mediolanum.
Palazzo Justus Lipsius a Bruxelles, sede del Consiglio europeo (Ansa)
Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa (Ansa)
Protagonista di questo numero è l’atteso Salone della Giustizia di Roma, presieduto da Francesco Arcieri, ideatore e promotore di un evento che, negli anni, si è imposto come crocevia del mondo giuridico, istituzionale e accademico.
Arcieri rinnova la missione del Salone: unire magistratura, avvocatura, politica, università e cittadini in un confronto trasparente e costruttivo, capace di far uscire la giustizia dal linguaggio tecnico per restituirla alla società. L’edizione di quest’anno affronta i temi cruciali del nostro tempo — diritti, sicurezza, innovazione, etica pubblica — ma su tutti domina la grande sfida: la riforma della giustizia.
Sul piano istituzionale spicca la voce di Alberto Balboni, presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato, che individua nella riforma Nordio una battaglia di civiltà. Separare le carriere di giudici e pubblici ministeri, riformare il Consiglio superiore della magistratura, rafforzare la terzietà del giudice: per Balboni sono passaggi essenziali per restituire equilibrio, fiducia e autorevolezza all’intero sistema giudiziario.
Accanto a lui l’intervento di Cesare Parodi dell’Associazione nazionale magistrati, che esprime con chiarezza la posizione contraria dell’Anm: la riforma, sostiene Parodi, rischia di indebolire la coesione interna della magistratura e di alterare l’equilibrio tra accusa e difesa. Un dialogo serrato ma costruttivo, che la testata propone come simbolo di pluralismo e maturità democratica. La prima pagina di Giustizia è dedicata inoltre alla lotta contro la violenza di genere, con l’autorevole contributo dell’avvocato Giulia Buongiorno, figura di riferimento nazionale nella difesa delle donne e nella promozione di politiche concrete contro ogni forma di abuso. Buongiorno denuncia l’urgenza di una risposta integrata — legislativa, educativa e culturale — capace di affrontare il fenomeno non solo come emergenza sociale ma come questione di civiltà. Segue la sezione Prìncipi del Foro, dedicata a riconosciuti maestri del diritto: Pietro Ichino, Franco Toffoletto, Salvatore Trifirò, Ugo Ruffolo e Nicola Mazzacuva affrontano i nodi centrali della giustizia del lavoro, dell’impresa e della professione forense. Ichino analizza il rapporto tra flessibilità e tutela; Toffoletto riflette sul nuovo equilibrio tra lavoro e nuove tecnologie; Trifirò richiama la responsabilità morale del giurista; Ruffolo e Mazzacuva parlano rispettivamente di deontologia nell’era digitale e dell’emergenza carceri. Ampio spazio, infine, ai processi mediatici, un terreno molto delicato e controverso della giustizia contemporanea. L’avvocato Nicodemo Gentile apre con una riflessione sui femminicidi invisibili, storie di dolore taciuto che svelano il volto sommerso della cronaca. Liborio Cataliotti, protagonista della difesa di Wanna Marchi e Stefania Nobile, racconta invece l’esperienza diretta di un processo trasformato in spettacolo mediatico. Chiudono la sezione l’avvocato Barbara Iannuccelli, parte civile nel processo per l’omicidio di Saman, che riflette sulla difficoltà di tutelare la dignità della vittima quando il clamore dei media rischia di sovrastare la verità e Cristina Rossello che pone l’attenzione sulla privacy di chi viene assistito.
Voci da angolature diverse, un unico tema: il fragile equilibrio tra giustizia e comunicazione. Ma i contributi di questo numero non si esauriscono qui. Giustizia ospita analisi, interviste, riflessioni e testimonianze che spaziano dal diritto penale all’etica pubblica, dalla cyber sicurezza alla devianza e criminalità giovanile. Ogni pagina di Giustizia aggiunge una tessera a un mosaico complessivo e vivo, dove il sapere incontra l’esperienza e la passione civile si traduce in parola scritta.
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