2020-06-19
Bambini affidati apposta ai pedofili con il plauso delle autorità tedesche
Una ricerca universitaria ha svelato uno dei più sconcertanti casi di abuso della storia: dal 1969 al 2003 lo psicologo tedesco Helmut Kentler affidò minori difficili a molestatori, supportato dai servizi sociali di Berlino.Lo psicoanalista austriaco Wilhelm Reich (1897-1957) pensava di avere trovato una cura per il fascismo e, più in generale, per tutti i regimi autoritari. Era convinto che ogni disgrazia dell'umanità fosse da attribuire alla repressione sessuale. Sin dalla nascita, sosteneva, gli individui sono inseriti all'interno di un sistema repressivo che non consente loro di esprimere e diffondere la forza vitale, producendo disastri di ogni tipo: dal proliferare dei tumori alla formazione di regimi politici dittatoriali. A suo dire, «il principale centro di alimento dell'atmosfera ideologica del conservatorismo è la famiglia coattiva», che è servita «come fabbrica di mentalità autoritarie e di strutture conservatrici». Per ribaltare questo sistema oppressivo, diceva Reich, serve una rivoluzione. Per un periodo, lo psicoanalista - trasferitosi in Germania nel 1930 - fu iscritto al partito comunista tedesco, ma ciò che davvero gli stava a cuore non era la rivoluzione politica, bensì quella del corpo e del sesso, che teorizzò in un libro (La rivoluzione sessuale) elaborato nei primi anni Trenta, nel clima libertario della Repubblica di Weimar. In quel volume egli spiegava che «la nuova regolazione della vita sessuale deve prendere le mosse da una diversa educazione del bambino». Ai più piccoli, insomma, andava consentita una libera espressione della sessualità, e imposta una educazione «sessuo-affermativa». «L'esperienza passata», teorizzava Reich, «dimostra inequivocabilmente che occorre eliminare ogni ostacolo alla sessualità infantile e adolescente da parte di genitori, insegnanti o autorità governative». Queste idee, almeno inizialmente, non portarono grande fortuna a Reich. Nel 1939 lasciò la Germania per trasferirsi negli Stati Uniti, e col passare del tempo il suo pensiero si fece sempre più mistico, quasi magico, e lo condusse verso una brutta morte in carcere nel 1957. La sua grande rivalsa arrivò, postuma, alla fine degli anni Sessanta. Benché molti considerassero Reich una sorta di invasato, più un discutibile guru che uno scienziato o addirittura un truffatore, il suo pensiero diventò estremamente influente dopo il 1968, quando sembrava che la rivoluzione sessuale da lui teorizzata potesse finalmente realizzarsi. Proprio in Germania, le idee di «liberazione» erano persino più diffuse che altrove. Studenti e studiosi sventolavano La rivoluzione sessuale come una sorta di libretto rosso, e i movimenti tellurici arrivarono a scuotere le istituzioni. Fu in questo ambiente che si impose un altro psicologo, le cui teorie erano ancora più estreme di quelle di Reich, specie riguardo ai bambini. Costui si chiamava Helmut Kentler, era nato nel 1928 e insegnava all'Università di Hannover. Kentler sembrava riprendere in larga parte le intemerate reichiane contro le strutture morali repressive, partecipava a trasmissioni radiofoniche e televisive, scriveva libri di un certo successo. Nel 1974 firmò la prefazione a un libro di educazione sessuale per ragazzini intitolato Zeig Mal! (Mostrami!), in cui le fotografie di Will McBride in effetti mostravano bambini nudi con i genitali esposti. Nel suo testo, Kentler esibiva una certa approvazione per le attività sessuali fra adulti e bambini. Non era certo una novità, per quegli anni. Sempre ispirati dagli scritti di Reich, vari intellettuali e politici di sinistra nei primi anni Settanta sostennero lo sdoganamento della cosiddetta «pedofilia non violenta». Tra i capofila di questa tendenza c'erano i Verdi tedeschi (a cui la faccenda è costata un grosso scandalo nel 2013), e personaggi come Daniel Cohn-Bendit (in seguito presidente dei Verdi europei). Non stupisce più di tanto, dunque, che Kentler venisse considerato un'autorità, né che i suoi libri fossero tradotti all'estero (in Italia Bompiani, nel 1971, pubblicò L'educazione critica della sessualità). Lascia però inorriditi ciò che le autorità tedesche concessero di fare a questo fanatico della sessualità libera. A partire dal 1969, infatti, Kentler guidò un esperimento delirante, approvato dal Senato di Berlino (quindi da un'istituzione pubblica), che prevedeva l'affidamento di bambini «difficili» a pedofili. Per essere ancora più chiari: qui non parliamo di bambini senza casa, orfani o provenienti da situazioni di disagio dati in carico a gente che poi ne ha abusato. No, stiamo parlando di piccoli affidati volontariamente a pedofili conclamati, che ovviamente ne hanno approfittato per compiere violenze atroci. Questa storia aberrante è rimasta sostanzialmente segreta fino al 2016, anno in cui due delle giovani vittime, ormai adulte, si sono decise a venire allo scoperto. Ma ora c'è una novità. Un gruppo di studiosi dall'Università di Hildesheim ha pubblicato una ricerca approfondita sul «progetto Kentler» e ha scoperto che gli affidamenti di bambini a pedofili sono proseguiti dal 1969 fino al 2003. Le cose andarono più o meno così. Kentler era un'autorità del Centro per le ricerche educative di Berlino. Le sue posizioni libertarie in materia di relazioni sessuali fra adulti e minorenni lo portarono a credere che dalla pedofilia potesse nascere qualcosa di buono. Sostanzialmente, alla base del suo progetto c'era la convinzione che un pedofilo potesse diventare un bravo genitore affidatario proprio in virtù del legame sentimentale e sessuale che avrebbe stabilito con il bambino o il ragazzo destinato alle sue «cure». Così, per oltre 30 anni, bambini e ragazzini dai 6 ai 15 furono dati in affidamento dai servizi sociali a dei molestatori. Un ragazzino di nome Marco, nel 1989, ad appena 6 anni, fu tolto al padre accusato di violenze e affidato a Fritz H, un pedofilo con precedenti la cui casa divenne - fra il 1973 e il 2003 - una sorta di mattatoio. Gli furono dati in custodia 10 minorenni dai servizi sociali di Berlino, e lui abusò di tutti loro (uno di questi, Sven, è stato anche filmato). In alcuni casi li faceva vivere come reclusi, separati dal mondo esterno, e per fare questo percepiva un assegno da parte delle autorità tedesche in quanto affidatario. Fritz è morto nel 2015, e nessuno lo ha mai processato per i suoi crimini. A quanto sembra, Kentler rimase per tutto il tempo in contatto con i pedofili e annotava i risultati ottenuti (non è chiaro quanto davvero sapesse a proposito delle violenze). Nel 1988 produsse addirittura un rapporto ufficiale per dare conto dei risultati del suo progetto, ma a quanto pare nessuno, a Berlino o altrove, si scandalizzò. I ricercatori dell'Università di Hildesheim scrivono nel loro studio che le «case di accoglienza» in cui venivano spediti i minorenni «erano, in realtà, uomini che vivevano da soli, spesso uomini potenti e influenti [...] provenienti dall'ambiente accademico, da organizzazioni di ricerca e altri contesti educativi». A quanto risulta, insomma, oltre ai pedofili conclamati come Fritz H. ce n'erano anche altri più altolocati e discreti che beneficiavano comunque del «sistema Kentler».Resta da capire come le autorità abbiamo potuto tollerare tutto questo, come mai nessuno abbia controllato. Quattro anni fa il Senato di Berlino ha incaricato una commissione di inchiesta di indagare sulla faccenda, ma finora il risultato è stato un nulla di fatto. Vari politici tedeschi hanno promesso che indagheranno a fondo, anche se sembra che il Dipartimento dell'educazione di Berlino faccia resistenza e non fornisca - trincerandosi dietro la difesa della privacy - nomi e contatti dei partecipanti al folle progetto. Una delle vittime, Marco, ha ricevuto un risarcimento di 100.000 euro, più una pensione mensile di 2.500 euro. Sia i pedofili sia i sostenitori della «liberazione sessuale», tuttavia, l'hanno fatta franca. Nemmeno Kentler è stato mai portato in un'aula di tribunale anche se, di fatto, ha lavorato per decenni come procacciatore di prede per i molestatori. Lui stesso, in alcuni scritti rinvenuti dopo la sua morte, ha ammesso che affidare dei minori a dei pedofili era in effetti «contro la legge», ma ha continuato a mostrarsi convinto delle sue teorie. È morto nel 2008, non prima di aver descritto il suo esperimento come «un successo».
Charlie Kirk (Getty Images)
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