2022-02-16
Balneari, il governo butta un salvagente ai concessionari: si cambia dal 2024
Spiagge in gara tra due anni, ma il Cdm prevede uno scudo per i piccoli imprenditori. Decreti legislativi nell’arco di sei mesi.Alla fine l’emergenza politica ha prevalso su quella economica. E così ieri il Consiglio dei ministri, contrariamente a quanto si aspettava la maggior parte degli osservatori nei giorni scorsi, ha messo sul tavolo il dossier balneari anziché quello del caro-bollette. La differenza di priorità l’ha fatta la concreta possibilità (peraltro ancora non scongiurata) che la questione balneari possa allo stesso tempo dividere la maggioranza di governo e far deflagrare una coalizione di centrodestra già ai minimi storici in fatto di concordia. Evidentemente, al premier Mario Draghi interessava mettere in sicurezza con un provvedimento concordato con la Lega di Matteo Salvini la stabilità di un esecutivo che più andrà verso le prossime Politiche, più potrà essere preda della competizione e della guerra di posizionamento dei vari partiti che lo sostengono. Il caso dei balneari, in quest’ottica, potrebbe essere solo il primo dei tanti scogli sulla rotta che porta alla scadenza naturale della legislatura. Da una parte Giorgia Meloni che incalza a suon di mozioni ed emendamenti, con le mani ancor più libere dopo l’infelice conclusione per il centrodestra dell’elezione del presidente della Repubblica, dall’altra Salvini e Silvio Berlusconi costretti a negoziare un punto di caduta coi giallorossi sui dossier che stanno più a cuore ai rispettivi partiti.Non è un caso, dunque, che il Cdm che ha licenziato le norme che nei suoi auspici dovrebbero risolvere l’intricata questione delle concessioni balneari poste in scadenza a fine 2023 da una sentenza del Consiglio di Stato, è giunto il giorno dopo una telefonata tra il presidente del Consiglio e il leader leghista. Al primo premeva infatti di non contraddire la citata sentenza e i numerosi richiami di Bruxelles all’osservanza della direttiva Bolkenstein sulla concorrenza, mentre al secondo (che sulla Bolkenstein e lo stop alle concessioni balneari ha molto da ridire) premeva che si disinnescasse la mina rappresentata dalla mozione presentata alla Camera da FdI, che qualora approvata impegnerebbe il governo a prorogare per ulteriori 15 anni le concessioni. Una mozione, quella del partito della Meloni, non sottoscritta dalla Lega, e che proprio in virtù di questo non poteva arrivare al voto d’aula (previsto per la prossima settimana) senza un’adeguata copertura politica. Non è escluso, una volta incassato il provvedimento del governo, che la maggioranza presenti una sua mozione unitaria da contrapporre a quella di Fratelli d’Italia.Che l’operazione colga nel segno, poi, resta tutto da verificare. Il Cdm è stato preceduto da un incontro tra governo e Regioni e da numerosi contatti telefonici tra ministri e leader politici che si sono protratti anche in corso d’opera, visto che la riunione è stata sospesa una mezz'ora dopo l’inizio per procedere a ulteriori negoziati coi partiti. Entrando nel merito delle norme c’è subito da dire, che pur ponendo fine alle proroghe il 31 dicembre 2023 attraverso un emendamento al ddl concorrenza (attualmente in esame al Senato) l’esecutivo ha in una certa misura gettato la palla in avanti, poiché la definizione dei criteri per le nuove gare è stata affidata a una serie di decreti legislativi da approvarsi in un arco di sei mesi, dopo che il Parlamento avrà approvato la legge-delega messa a punto ieri. Uno dei problemi principali è tutelare le famiglie che detengono in concessione uno stabilimento (soprattutto i più piccoli) da molti anni e, nel corso di questi, hanno operato migliorie e investimenti non ancora ammortizzati. Inoltre, c’è il rischio oggettivo di un assalto alla diligenza da parte di soggetti economici stranieri e di grandi dimensioni, cui i piccoli imprenditori nostrano non potrebbero controbattere.In soldoni, ieri è stato stabilito che i prossimi decreti legislativi dovranno valorizzare, per i bandi dal 2024 in poi, gli imprenditori che nei cinque anni precedenti al bando hanno maturato un’esperienza specifica nel campo in questione, oltre che le piccole imprese a conduzione familiare per le quali la gestione di uno stabilimento rappresenta l’unica fonte di reddito. Saranno inoltre indennizzati gli operatori che, qualora dovessero perdere la concessione, non hanno ancora ammortizzato gli investimenti fatti nel corso degli anni. E' poi previsto un tetto massimo alle concessioni di cui può essere titolare uno stesso soggetto, una clausola sociale che premi chi garantirà stabilità occupazionale ai propri dipendenti e una economica legata alla qualità e alla convenienza dei servizi offerti ai clienti. Il fatto che si tratti di una delega, le prime reazioni giunte dalle associazioni di categoria e dai partiti lasciano intuire che il cammino parlamentare del provvedimento sarà tutt'altro che agevole. Per ora i più soddisfatti appaiono i grillini, mentre Salvini ha fatto filtrare che già da oggi incontrerà i rappresentanti dei balneari per «migliorare il testo». Non pervenuto, per il momento, il Pd, ma negli ultimi tempi non si tratta di una novità.
Jose Mourinho (Getty Images)