2021-12-19
Avvisi del fisco con vizi di notifica: per impugnarli bisogna prima pagare
Ernesto Maria Ruffini (Ansa)
Stretta sui cittadini nel nuovo decreto. Nei frequenti casi di errori di consegna da parte dell’Agenzia delle entrate, non si potrà più fare ricorso senza saldare. Confedercontribuenti: «Stravolto il diritto». Da metà dicembre in molti casi non è più possibile impugnare gli avvisi di pagamento dell’Agenzia delle entrate, fatta eccezione per il pregiudizio per la partecipazione a una procedura di appalto, per il blocco di pagamenti da parte della pubblica amministrazione e la perdita di un beneficio nei rapporti con una Pa. I contribuenti continuano dunque a perdere terreno nei confronti dell’amministrazione fiscale che invece ottiene sempre più potere. La novità è stata introdotta all’interno del decreto Fisco- lavoro, grazie all’aggiunta di un comma in sede di conversione al Senato, che sottolinea come dal 15 dicembre i contribuenti non possono più impugnare gli avvisi di pagamento che presentano vizi di notifica (ad esempio, se il portiere non può ricevere l’atto, il plico viene consegnato ad un’altra persona, eccetera) fatta eccezione per le tre ipotesi riguardanti la pubblica amministrazione e le procedure di appalto. Per capire l’entità della misura è bene fare un passo indietro. Prima della modifica introdotta del decreto Fisco-lavoro, ci si poteva recare all’Agenzia dell’entrate, scoprire che si avevano degli avvisi di pagamento non recapitati in modo regolare e procedere con l’impugnazione del contenuto. In questo modo si bloccava l’azione dell’amministrazione fiscale e si aveva il tempo di contestare l’atto (i ricorsi contro gli estratti di ruolo sono circa il 40%).Ora con la novità fiscale non sarà più possibile fermare l’agire dell’amministrazione finanziaria. E dunque se si viene a scoprire che ci sono degli atti non recapitati si dovrà aspettare la prima intimidazione di pagamento per poi procedere con l’impugnazione che però questa volta non fermerà il fisco. E significa dunque che il contribuente dovrà in primis saldare l’importo indicato nella cartella, per poi in un secondo momento impugnare l’atto e seguire tutto l’iter legislativo del caso. Insomma, se prima si poteva avere la possibilità di difendersi nei confronti di una notifica del fisco (che poteva essere anche sbagliata), adesso si deve saldare la somma, e solo successivamente dimostrare che è stata l’Agenzia delle entrate ad aver fatto un errore e chiedere quindi il rimborso. Situazione paradossale se si ragiona sue due numeri. Il primo è presente all’interno della convenzione Mef-Agenzia delle entrate 2020-2022. Nel documento è imposto come obiettivo per il Fisco che il tasso di positività dei controlli sia del 94%. Significa dunque che una volta che il controllo è avviato l’Agenzia delle entrate deve produrre una contestazione nel 94% dei casi. Se poi a questa evidenza si aggiunge anche che il 40% degli accertamenti, come sottolinea il commercialista Giampiero Guarniero in una sua riflessione pubblicata su Eutekne, che finiscono in contenzioso danno ragione al contribuente, si capisce come la novità non agevoli di certo gli italiani. Anzi, da più potere all’amministrazione fiscale che diventa sempre più ingiusta, togliendo al contempo ai contribuenti il diritto di difendersi, unica arma da poter usare contro l’Agenzia delle entrate. Siamo dunque di fronte a un’amministrazione fiscale che si pone un gradino sopra gli italiani bloccando ogni possibilità di confronto. Eppure nel discordo fatto da Ernesto Maria Ruffini per inaugurare il suo nuovo e secondo mandato da direttore dell’Agenzia delle entrate si era disegnato un fisco equo e corretto sotto il motto di: «Giustizia sociale, contrasto a chi non rispetta le leggi e servizio ai cittadini devono essere i punti di riferimento del fisco equo in cui è necessaria una nuova stagione di riforme in materia tributaria per rimettere tutti sul fuso orario di un Paese moderno e sostenere la crescita, le partite Iva, chi fa impresa, le famiglie, così come i professionisti del settore». Parole che suonano come una beffa nei confronti di tutti i contribuenti che con questa norma non solo non sono «serviti» dall’amministrazione finanziaria ma sono costretti a piegarsi alla sua volontà in ogni caso, anche quando è proprio l’Agenzia guidata da Ruffini a fare un passo falso. «Qui viene violato il diritto alla difesa. Qui viene stravolto il diritto costituzionale a difendersi. Qui si vuole fare vincere sempre e comunque in ogni caso un fisco scellerato che i questi anni non ha mai proceduto secondo le norme e secondo la legge nel perfetto rispetto per le notifiche delle cartelle esattoriali e dunque per consentire ai contribuenti di potersi difendere», dichiara il presidente nazionale Confedercontribuenti, Carmelo Finocchiaro. Come è altrettanto imbarazzante che tutte le forze politiche, a eccezione di 44 parlamentari contrari, abbiano approvato «la conversione di una legge che impedisce al contribuente di difendersi».
Alessandra Coppola ripercorre la scia di sangue della banda neonazi Ludwig: fanatismo, esoterismo, violenza e una rete oscura che il suo libro Il fuoco nero porta finalmente alla luce.