2023-06-13
Aveva il dono di farti sciogliere. Ecco la sua tattica per conquistare ha vinto lui
Possedeva una capacità di comunicare e relazionarsi con le persone unica, poteva raccogliere consensi anche in situazioni ostili. L’umanità veniva prima dell’ideologia: per questo la sinistra, con lui, è andata in tilt.Che cosa ricordare? L’uomo che ha creato dal nulla un partito e in poche settimane ha vinto le elezioni? Il politico che ha segnato la storia d’Italia? Che negli ultimi trent’anni è stato per tutti, alleati e avversari, il punto di riferimento? Oppure l’imprenditore che ha creato dal nulla la tv commerciale? Quella che ci ha emozionato quand’eravamo ragazzi e correvamo a casa in tutta fretta, c’è il Biscione che ti aspetta? Ricordare Drive In e il Mundialito? Mike Bongiorno e Striscia la notizia? Ricordare il quartiere di Milano Due, ancora oggi all’avanguardia, costruito negli anni in cui altri costruivano solo orrori di palazzoni che vorremmo abbattere? Ricordare i processi affrontati e vinti, la lunga battaglia contro i magistrati? I vertici internazionali da Pratica di Mare in giù? Oppure le imprese sportive? Il Milan stellare? Gullit e Van Basten? Il calcio cambiato per sempre, esattamente come l’edilizia, la televisione e la politica? Ricordare un uomo che dove arrivava rivoluzionava, la persona sempre un passo avanti tutti? Certo c’è tutto questo, e forse tanto di più. C’è l’uomo di Stato, l’innovatore, l’imprenditore, c’è il protagonista della vita pubblica, dello sport, della televisione, c’è il politico cui nel giorno della morte, almeno in quello, rendono omaggio anche gli avversari. Ma se dovessi scegliere un frammento per raccontare la storia di Silvio Berlusconi, dal mio piccolo angolo di visuale in cui l’ho potuto seguire e conoscere in questi trent’anni, io sceglierei la sua capacità di comunicare, di conquistare, di mettersi in relazione con gli altri con un occhio sempre attento a chi stava davanti a lui. Magari anche per interesse, magari solo per tattica. Magari lo faceva soltanto, da grande venditore qual è sempre stato, per farti abbassare le barriere, per vincere le resistenze. Ma in un mondo di persone semi autistiche, che parlano guardando il loro ombelico, lui guardava sempre chi aveva davanti. E sapeva come conquistarlo. Ricordate quando andò nello studio di Michele Santoro? Nella tana del nemico? Ricordate quando spazzolò la sedia di Marco Travaglio con il sorriso sulle labbra? Ecco: Silvio Berlusconi era una persona capace di raccogliere consensi anche nelle situazioni più ostili. Figurarsi altrimenti. In effetti, ogni volta che l’ho visto tornare negli studi di Mediaset, la tv che ha fondato, per un’intervista o un talk show, ho assistito ammirato allo spettacolo della sua capacità di parlare con tutti, persino con l’ultimo dei cameramen o degli elettricisti. Per ognuno aveva una battuta, un incoraggiamento, per i più anziani un ricordo, una domanda sui figli, la moglie, il lavoro, il calcio. Anche i più lontani ideologicamente, incontrandolo, non potevano fare a meno di sciogliersi, di mettere le ideologie da parte. Perché alla fine la grandezza di Berlusconi è stata anche e soprattutto questa: metteva il rapporto umano sempre prima dell’ideologia. Di qualsiasi ideologia. E non c’è niente di più liberale di questo.Perciò la sinistra, con lui, è andata in tilt. Non ha capito che la sua capacità di conquistare si fondava non sull’ideologia ma sull’umanità. Per loro è stato una specie di alieno. Incomprensibile. Fuori dai loro schemi. Comunisti, post comunisti e sessantottini cresciuti a «tutto è politica», infatti, sono sempre pronti a sacrificare ogni relazione umana in nome dell’ideologia. Berlusconi no. Magari s’arrabbiava, s’infuriava, si dispiaceva.Ma poi guardava negli occhi la persona che aveva davanti. E la metteva sempre al centro, fosse questa persona un operaio, un giovane di belle speranze o il presidente degli Stati Uniti d’America, non importa. Era così che conquistava, che superava le differenze, che abbatteva gli ostacoli, che costruiva laddove altri pensavano solo a distruggere, che univa laddove altri pensavano solo a dividere. Ed è così che ha vinto la sua battaglia con quelli che per una vita hanno provato a ridurlo a mero simbolo, a maschera, a fantoccio da colpire. Lui ha vinto perché aveva un’arma in più rispetto a tutti gli altri: la sua capacità di parlare alle persone. Si poteva essere d’accordo o no con lui, si potevano condividere o no le sue idee, si potevano contestare mille cose, ma la sua umanità era così grande che non poteva essere rinchiusa nei confini stretti di un simbolo da abbattere. Nel novembre del 2003 ero in ospedale ad Alessandria, mio padre era mancato da pochi minuti. La prima telefonata che mi arrivò sul cellulare era di Silvio Berlusconi. Allora era presidente del Consiglio, alle prese con mille grane, ovviamente. Ma fu il primo a chiamarmi. E a darmi conforto. Sono gesti che non si dimenticano per il resto della vita. E oggi vorrei saper trovare le parole che trovò lui per me per abbracciare Marina e Pier Silvio, vorrei avere la sua umanità per consolare gli altri figli, i familiari, gli amici. Invece non mi resta che ricordare l’ultima volta che l’ho incontrato, brevemente, poche settimane fa.Ho un groppo in gola a ripensarci perché non ho fatto tempo a dirgli nulla, a informarmi sulla sua salute, perché lui mi ha anticipato, chiedendomi a bruciapelo come ha sempre fatto da trent’anni a questa parte, ogni volta che mi ha visto: «Come stanno i tuoi figli?». Forse non ha nemmeno sentito la risposta, ma non importa: ancora una volta mi stava dimostrando che, per lui, la persona che aveva davanti valeva più di qualsiasi cosa. Persino più della sua sofferenza. L’ultima lezione che non dimenticherò mai.
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