2024-08-16
Auto ibride plug-in: nessuno le vuole, riescono a inquinare più delle termiche
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Le autovetture che si possono ricaricare alla spina raccolgono ben poche preferenze sul mercato e vengono offerte con forti sconti. Nei numeri delle vendite di giugno ecco la dimostrazione: -25,9% con significativa contrazione della quota di mercato da 5,4% a 3,5%. Esattamente il contrario delle ibride mild, senza ricarica a spina, che con batterie più piccole vengono preferite (+27%, quasi al 39% del mercato).
Le autovetture che si possono ricaricare alla spina raccolgono ben poche preferenze sul mercato e vengono offerte con forti sconti. Nei numeri delle vendite di giugno ecco la dimostrazione: -25,9% con significativa contrazione della quota di mercato da 5,4% a 3,5%. Esattamente il contrario delle ibride mild, senza ricarica a spina, che con batterie più piccole vengono preferite (+27%, quasi al 39% del mercato).Nelle intenzioni autunnali della giunta comunale milanese ci sarebbe anche la folle idea di estendere le restrizioni dell'Area B anche nei fine settimana, costringendo un'altra fetta di cittadini a rottamare automobili che di veramente inquinante nulla hanno, e che oggi già vengono usate prevalentemente il sabato e la domenica. Ma se gli effetti della mega-Ztl lombarda sulla qualità dell'aria sono pressoché irrilevanti, tra i motivi ci sono anche comportamenti degli automobilisti verdi o quasi che portano a maggiori emissioni create da un mercato automotive ormai impazzito. È il caso delle autovetture ibride plug-in, ovvero quelle che si possono ricaricare alla spina e che siccome sul mercato raccolgono ben poche preferenze, vengono offerte con forti sconti perché tanto «si possono ricaricare anche mentre vanno». Nei numeri delle vendite di giugno ecco la dimostrazione: -25,9% con significativa contrazione della quota di mercato da 5,4% a 3,5%. Esattamente il contrario delle ibride mild, senza ricarica a spina, che con batterie più piccole vengono preferite (+27%, quasi al 39% del mercato).Non ci vuole un master in ingegneria per capire che la riduzione delle emissioni di una plug-in è possibile quando essa usa il motore termico il meno possibile, perché soltanto in questo modo si hanno sia i vantaggi dell'elettrico, mentre il motore a combustione interna regala il grande sollievo di azzerare l'ansia da ricarica alla colonnina. Ma dal momento che quasi nessuno vuole installare una ricarica a casa sua, specialmente nei condomini, poiché è costoso e complesso, la ricarica avviene quasi sempre durante la marcia e così le ibride inquinano di più a parità di cilindrata e potenza delle auto a termiche a benzina. I vantaggi finanziari all'acquisto ci sono, ma quelli ambientali dipendono da una ricarica regolare, altrimenti si inquina di più, anche perché il peso della vettura con la grande batteria da trasportare “sempre e comunque” diventa un fattore fortemente condizionante e il povero motore termico di bordo deve sopperire funzionando a un regime mai ottimale, quindi consumando di più, nonché consumando più rapidamente gli pneumatici, infine avendo comunque prodotto più inquinamento nel momento della costruzione in fabbrica per l'uso di materiali nobili impiegati per creare la parte elettrificata. Insomma, un disastro annunciato, tanto che costruttori come Kia hanno già dichiarato che le ibride plug-in sono difficili da vendere e non avranno grande futuro, almeno così come le conosciamo, a causa dei costi di produzione. Come se non bastasse, il costo delle ricariche alle colonnine è ormai prossimo a quello della benzina ma l'operazione comporta ancora molto tempo, scoraggiando gli automobilisti nell'affrontare la spesa.Salvo qualche episodio di virtuosismo, come chi percorre lunghi tratti in discesa e sfrutta la pendenza per la ricarica della batteria, arrivando anche a percorrere cento chilometri con meno meno di due litri di benzina, usare le plug-in come fossero «mild-hybrid» è insensato, eppure ci sono esempi perversi, come il caso delle ibride plug-in usate da flotte aziendali. Normalmente il carburante viene rimborsato al dipendente, quindi il conducente non ha alcun motivo per fermarsi a una colonnina né per investire denaro in un impianto di ricarica presso la sua abitazione. Infine c'è l'emblema dell'assurdo, ovvero l'autonoleggio che consegna una vettura con la batteria quasi completamente scarica. Alla rimostranza di chi scrive è seguita la risposta che più di tutte sottolinea l'assurdità della corsa all'elettrificazione in ogni forma: «Non si preoccupi, la vettura va comunque e alle stesse velocità». Peccato che l'utilitaria in questione, con motore da circa mille centimetri cubici, sia arrivata a consumare dodici litri per cento chilometri con soltanto due persone a bordo, praticamente come la Innoncenti Mini DeTomaso turbo con la quale noi boomer ci siamo tanto divertiti negli anni Ottanta.Certo, esiste il mondo quasi perfetto di chi ricarica a casa, magari gratuitamente perché ha i pannelli solari e le batterie di accumulo, ma se provate a contarli, questi casi non fanno una percentuale significativa. In questa lotta alla sopravvivenza dai provvedimenti ideologici si continuano a negare le leggi della fisica, a dimenticare che per spostare una determinata massa serve una altrettanto determinata quantità di energia che da qualche parte essa deve essere prodotta e, soprattutto, conservata e spesa in modo efficiente. Magari senza dover trascinare cento chili di batteria nell'effimero tentativo di ricaricarla.
Intervista a Raffaele Borsari di Ristobar international, che si occupa di forniture per ristoranti e alberghi. Tra i suoi clienti alcuni grandi nomi di Milano da Just me a Crazy Pizza passando per Philippe Plein.
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