2024-05-28
L’auto elettrica non sfonda. Goldman corregge al rialzo i consumi globali di greggio
Il picco viene spostato al 2034, ma la domanda resterà elevata almeno fino al 2040. Un’altra conferma che i target fissati dalla Commissione Ue non sono raggiungibili.La ricerca diffusa ieri dagli esperti di Goldman Sachs è sulla domanda globale di greggio per il 2030 e l’impatto sui titoli del settore. Ma racconta molto anche sugli effetti delle strategie del Green deal e sul mercato dell’automotive. Perché nello spiegare le previsioni, il report di Goldman delinea uno scenario assai chiaro: il consumo di petrolio raggiungerà il picco entro il 2034 a causa di un potenziale rallentamento nell’adozione di veicoli elettrici (Ev), mantenendo le raffinerie in funzione a tassi superiori alla media fino alla fine di questo decennio. A confermare il trend non è uno studio qualsiasi, ma una stima fatta dagli analisti di una delle più grandi banche d’affari americane. Una di quelle che danno l’impronta al mercato. E che sta confermando, con la sua previsione, che i target fissati al 2035 da Bruxelles in termini di utilizzo di auto elettriche non sono raggiungibili. Cosa farà l’Europa? Li aggiornerà allungando i tempi con concretezza? Vedremo, anche alla luce di come e se cambierà «l’azionariato» politico della Commissione dopo il voto di inizio giugno. Di certo, i numeri contenuti nel report di Goldman Sachs non sorprendono. E arrivano dopo l’allarme lanciato lo scorso 22 aprile quando un audit della Corte dei conti Ue ha sottolineato che ridurre le emissioni delle auto è più facile a dirsi che a farsi perché l’industria europea delle batterie è in ritardo rispetto ai concorrenti mondiali, soprattutto cinesi, e questo rischia dunque di non far raggiungere i target. La raccomandazione dei giudici di Lussemburgo partiva dal fatto che per azzerare le emissioni nette entro il 2050 è necessario diminuire le emissioni di carbonio prodotte dalle auto a motore endotermico, esplorare le opzioni di combustibili alternativi e favorire la diffusione dei veicoli elettrici sul mercato di massa. Il Green deal va però conciliato con la sovranità industriale e con l’accessibilità economica per i consumatori. Ebbene, il primo punto non si è finora concretizzato, il secondo risulta non sostenibile su vasta scala e il terzo rischia di essere costoso sia per l’industria che per i consumatori della Ue. Quello dei veicoli elettrici sta diventando un rompicapo per la Ue, ora lo dice anche Goldman. Tornando allo studio pubblicato ieri, la divisione di ricerca della banca Usa ha alzato la sua previsione di domanda di petrolio greggio per il 2030 a 108,5 milioni di barili al giorno da 106 milioni e si aspetta che la domanda raggiunga il picco di 110 milioni nel 2034, seguito da un lungo plateau fino al 2040. Cosa significa? Un periodo più lungo di crescita della domanda di petrolio potrebbe incrementare i redditi dei produttori come i membri dell’organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio e i suoi alleati, noti come Opec+, e anche aumentare le emissioni di combustibili fossili, che riscaldano il clima. Sullo sfondo, ci sono i dati relativi alle vendite di veicoli elettrici che si sono raffreddate ulteriormente negli ultimi mesi perché i consumatori attendono l’arrivo sul mercato di modelli più convenienti. All’inizio di maggio, l’Agenzia internazionale dell’energia, che prevede che la domanda globale di petrolio raggiungerà il picco prima del 2030, ha ridotto le sue previsioni per quest’anno di 140.000 barili al giorno a 1,1 milioni, aumentando il divario con il gruppo di produttori Opec. «La recente stagnazione delle vendite di veicoli elettrici fa aumentare le probabilità che di uno scenario di lenta adozione di veicoli Ev che implica che la domanda di petrolio continuerebbe a a crescere fino a circa 113 milioni di barili al giorno entro il 2040», si legge nello studio. La durata del ciclo di crescita della raffinazione globale potrebbe inoltre essere più lunga di quanto attualmente previsto dagli investitori. Gli esperti di Goldman Sachs sono, dunque, «più costruttivi sui distillati medi (diesel/carburante per aerei) che sulla benzina, poiché la crescita dell’offerta di distillati medi è più lenta della crescita della domanda nel periodo 2024-2027, in parte a causa del successivo picco della domanda che ci aspettiamo per i distillati medi (metà degli anni Trenta) che per la benzina (2028)», afferma il rapporto.Nel frattempo, a proposito di auto elettriche, i principali produttori automobilistici cinesi mirano a lanciare la produzione di massa di batterie allo stato solido per veicoli elettrici nei prossimi anni. Saic, di proprietà statale, prevede di implementare batterie complete allo stato solido nei propri marchi di veicoli elettrici a partire dal 2025 e di avviare la produzione di massa nel 2026. La batteria avrà una densità di energia di oltre 400 Wh/kg. Questo può supportare almeno mille km di autonomia, secondo le previsioni del settore. L’obiettivo è sopperire alle carenze delle batterie ternarie e al litio ferro fosfato dominanti, come prestazioni di sicurezza irregolari o autonomia di guida limitata. Le batterie allo stato solido hanno una durata più lunga, dimensioni più piccole e prestazioni più sicure.
Giorgia Meloni (Ansa)
Alla vigilia del Consiglio europeo di Bruxelles, Giorgia Meloni ha riferito alle Camere tracciando le priorità del governo italiano su difesa, Medio Oriente, clima ed economia. Un intervento che ha confermato la linea di continuità dell’esecutivo e la volontà di mantenere un ruolo attivo nei principali dossier internazionali.
Sull’Ucraina, la presidente del Consiglio ha ribadito che «la nostra posizione non cambia e non può cambiare davanti alle vittime civili e ai bombardamenti russi». L’Italia, ha spiegato, «rimane determinata nel sostenere il popolo ucraino nell’unico intento di arrivare alla pace», ma «non prevede l’invio di soldati nel territorio ucraino». Un chiarimento che giunge a pochi giorni dal vertice dei «volenterosi», mentre Meloni accusa Mosca di «porre condizioni impossibili per una seria iniziativa di pace».
Ampio spazio è stato dedicato alla crisi in Medio Oriente. La premier ha definito «un successo» il piano in venti punti promosso dal presidente americano Donald Trump, ringraziando Egitto, Qatar e Turchia per l’impegno diplomatico. «La violazione del cessate il fuoco da parte di Hamas dimostra chi sia il vero nemico dei palestinesi, ma non condividiamo la rappresaglia israeliana», ha affermato. L’Italia, ha proseguito, «è pronta a partecipare a una eventuale forza internazionale di stabilizzazione e a sostenere l’Autorità nazionale palestinese nell’addestramento delle forze di polizia». Quanto al riconoscimento dello Stato di Palestina, Meloni ha chiarito che «Hamas deve accettare di non avere alcun ruolo nella governance transitoria e deve essere disarmato. Il governo è pronto ad agire di conseguenza quando queste condizioni si saranno materializzate». In quest’ottica, ha aggiunto, sarà «opportuno un passaggio parlamentare» per definire i dettagli del contributo italiano alla pace.
Sul piano economico e della difesa, la premier ha ribadito la richiesta di «rendere permanente la flessibilità del Patto di stabilità e crescita» per gli investimenti militari, sottolineando che «il rafforzamento della difesa europea richiede soluzioni finanziarie più ambiziose». Ha poi rivendicato i recenti riconoscimenti del Fondo monetario internazionale e delle agenzie di rating, affermando che «l’Italia torna in Serie A» e «si presenta in Europa forte di una stabilità politica rara nella storia repubblicana».
Nel passaggio ambientale, Meloni ha annunciato che l’Italia «non potrà sostenere la proposta di revisione della legge sul clima europeo» se non accompagnata da «un vero cambio di approccio». Ha definito «ideologico e irragionevole» un metodo che «pone obiettivi insostenibili e rischia di compromettere la credibilità dell’Unione».
Fra i temi che l’Italia porterà in Consiglio, la premier ha citato anche la semplificazione normativa - al centro di una lettera firmata con altri 15 leader europei e indirizzata a Ursula von der Leyen - e le politiche abitative, «a fronte del problema crescente dei costi immobiliari, soprattutto per i giovani». In questo ambito, ha ricordato, «il governo sta lavorando con il vicepresidente Salvini a un piano casa a prezzi calmierati per le giovani coppie».
Nel giorno del terzo anniversario del suo insediamento, Meloni ha infine rivendicato sui social i risultati del governo e ha concluso in Aula con un messaggio politico: «Finché la maggioranza degli italiani sarà dalla nostra parte, andremo avanti con la testa alta e lo sguardo fiero».
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