2023-02-05
Ci serve un fondo Ue anti Lagarde per non far raddoppiare le rate
Più di 3 milioni di famiglie sono in difficoltà. I vecchi mutui sono cresciuti del 43%, comprare auto o lavatrici è sempre più difficile. Se non si interviene per bilanciare i deficit, Francoforte colpirà ancora di più gli italiani.Il governatore della Banca d’Italia invita a non puntare solo sulle politiche monetarie. «Giusto lottare contro l’inflazione, ma vanno valutate le implicazioni sull’economia».Lo speciale contiene due articoli.Le famiglie italiane indebitate sono circa 6,8 milioni su un totale di 25. Poco più di 3,3 milioni sono quelle che pagano un mutuo. L’altra metà circa è indebitata anche per le spese correnti: il cosiddetto credito al consumo. Parliamo, secondo i dati pubblicati ieri dalla Fabi, il sindacato bancario, di un valore annuale di 256 miliardi. Questa è la fascia più colpita dalle scelte di politica monetaria della Bce e del governatore Christine Lagarde. Quattro esempi. 1 Le rate dei vecchi mutui a tasso variabile sono cresciute del 43%: vuol dire che chi pagava 500 euro al mese, oggi ne paga 715, cioè 215 in più. E, con le scelte dello scorso 2 febbraio di portare i tassi al 3%, ci saranno altri rialzi. 2 I nuovi mutui a tasso variabile potrebbero arrivare, a breve, in media, al 3,4% (dallo 0,6% di fine 2021). «Vuol dire», scrive la Fabi, «che per un prestito da 150.000 euro della durata di 20 anni la rata mensile sarà di 872 euro, ben 206 euro in più (+31%) rispetto a un anno fa».Fin qui la batosta sui mutui. Peggio se si tracciano i costi del debito al consumo. Alla fine del 2021, il tasso d’interesse medio era dell’8,1%, alla luce della decisione dello scorso 2 febbraio potrebbe arrivare all’11,3%. Anche qui altri due esempi di effetti diretti delle scelte della Lagarde.3 Per acquistare un’automobile da 25.000 interamente a rate, con un finanziamento da 10 anni, il costo totale passa da 37.426 euro a 42.986 euro, con una differenza complessiva di 5.560 euro.4 Per acquistare una lavatrice da 750 euro interamente a rate, con un finanziamento da 5 anni, il costo totale passa da 942 a 1.022 euro, con una differenza di 81 euro, l’8,6% in più.Bastano questi quattro esempi per comprendere l’effetto sulla vita quotidiana delle persone. Perché nel frattempo l’inflazione non accenna a diminuire e dopo la crisi energetica i prezzi della grande distribuzione resteranno alti per via della crisi delle materie prime. Non è un caso che anche Ignazio Visco, dal palcoscenico del Forex, abbia ribadito che «l’onere di affrontare i molteplici risvolti di questa crisi non può ricadere, come è avvenuto spesso in passato, sulla sola politica monetaria», aggiungendo che «Ciampi affermava che la stabilità monetaria è una responsabilità comune, un bene mai definitivamente acquisito». Il senso è che in una fase di forte incertezza le scelte di tutti gli attori, «autorità europee, governi nazionali e parti sociali, devono essere tra loro coerenti, tenendo conto del contributo che l’azione di ciascuno fornisce al risultato finale».Al di là del politichese, anche da Visco emergono le prime critiche. Ciò che non viene detto apertamente è che rispetto al passato in questi mesi l’autonomia della Banca centrale non si può più considerare tale. Il mandato specifico della Bce, la gestione dell’inflazione, è stato surclassato da un nuovo mandato di natura prettamente politica. La Bce - come Bruxelles - opera per la transizione ecologica. Per spingere l’economia del Vecchio Continente in una direzione precisa e deformare le attuali filiere produttive. Numerosi esponenti del mondo finanziario l’hanno detto chiaramente, sostenendo che l’inflazione elevata aiuterà a far sì che la transizione sia più celere.Non basta quindi criticare la Bce e le mosse che portano a bruciare ricchezza e disponibilità finanziaria. I governi devono intervenire su Bruxelles e sulla Bce ponendo una condizione fondamentale. Nessuna scelta di politica monetaria va presa senza prima aver chiuso un accordo europeo sul fondo di sviluppo che miri a rilanciare interi settori produttivi.Il tentativo di creare il fondo non è da valutare soltanto nella chiave di contrasto all’enorme massa di incentivi messi a terra dalla Casa Bianca, ma va visto anche con l’obiettivo di bilanciare sui vari Paesi membri dell’Ue l’effetto delle scelte della Bce e in generale dell’inflazione. Se i due binari non vanno avanti in parallelo, chi come noi non ha alcun bazooka da sparare si troverà a pagare l’inflazione generata dalla Germania, per fare un esempio concreto. A quanto risulta alla Verità, le prossime mosse coordinata dal governo Meloni dovrebbero essere quelle di avviare con la Spagna una bozza iniziale di lavoro per poi allargare il tavolo a un’altra dozzina di nazioni. Quindi non accordi in base al colore dei governi, ma in base alle necessità monetarie da condividere. Se invece si va avanti ad attendere Commissione e Consiglio, il rischio è quello del price cap sul gas: un meccanismo che funziona solo quando non serve. E intanto le famiglie spendono senza che le imprese riescano a produrre ricchezza.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/aumento-rate-tassi-bce-2659373473.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="monito-di-visco-alla-bce-cautela" data-post-id="2659373473" data-published-at="1675578403" data-use-pagination="False"> Monito di Visco alla Bce: «Cautela» «L’onere di affrontare i molteplici risvolti di questa crisi non può ricadere, come è avvenuto spesso in passato, sulla sola politica monetaria». Il messaggio è stato lanciato ieri a Milano dal governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, in chiusura del suo intervento davanti alla platea del congresso degli operatori finanziari Assiom Forex. Evocando anche le considerazioni finali sul 1981 di uno dei suoi predecessori, Carlo Azeglio Ciampi, che quarant’anni fa ricordava come la stabilità monetaria sia «una responsabilità comune, un bene mai definitivamente acquisito». Era vero allora nel nostro Paese, ha dunque sottolineato Visco, ed «è vero oggi nell’area dell’euro: in una fase di forte incertezza le scelte di tutti gli attori, autorità europee, governi nazionali e parti sociali, devono essere tra loro coerenti, tenendo conto del contributo che l’azione di ciascuno fornisce al risultato finale». Tradotto: la Bce non può continuare a muoversi su una gamba sola. Va trovato un nuovo equilibrio per gestire questo momento complicato. Ci vuole equilibrio fra il rischio di attenuare l’azione di controllo dei prezzi attraverso l’aumento dei tassi lasciando l’inflazione troppo alta a lungo, incidendo cosi sulle aspettative e sulla stabilità, e quello di fare troppo con gli aumenti, con possibili cadute del reddito e dell’occupazione, compromettendo la stabilità finanziaria. Dopo l’ultimo aumento di mezzo punto ne arriverà un altro di pari importo a marzo. Dopo, ha sottolineato Visco, occorrerà procedere valutando volta per volta gli indicatori, a partire dall’inflazione, visti i suoi mutevoli scenari. E bisogna farlo con grande attenzione, ha poi proseguito il governatore a proposito dei difetti di comunicazione ai mercati e all’opinione pubblica che si sono purtroppo registrati. Il rischio, ci permettiamo di aggiungere, è però anche quello di cadere in un ossimoro come quando nell’intervento di ieri al Forex si legge che «l’azione restrittiva può ora proseguire con la giusta cautela, valutando con attenzione le implicazioni per l’economia e le prospettive d’inflazione delle misure già adottate». Insomma, va bene l’equilibrio ma di certo l’austerità non può essere espansiva. Ma torniamo al discorso di ieri. Secondo Visco, in Italia la politica di bilancio può continuare a mitigare gli effetti dei rincari dell’energia redistribuendo risorse, «con interventi mirati e temporanei, a favore delle famiglie e delle imprese più colpite». Questo però «dovrebbe avvenire attraverso una redistribuzione tra percettori di reddito, tanto da lavoro quanto da capitale, e senza ricadute sulle future generazioni». Quanto alla situazione finanziaria delle famiglie, che pure risente del peggioramento delle prospettive economiche, «si mantengono nel complesso circoscritti. Nell’ultimo decennio il debito è rimasto sostanzialmente stabile, poco sopra il 40% del Pil. L’incremento dell’incidenza dei mutui negli anni passati ha riguardato in particolare quelli a tasso fisso; nel corso del 2022 sono invece andati aumentando quelli a tasso variabile, fino a rappresentare, per l’accresciuta onerosità dei finanziamenti a tasso fisso, la maggioranza delle nuove erogazioni, anche se è cresciuta la quota dei mutui con un massimale al tasso applicabile, una tendenza che contribuisce ad attenuare l’impatto dei rialzi dei tassi», ha spiegato Visco. Ricordando che come per le imprese, anche per le famiglie un ulteriore fattore di attenuazione dei rischi è rappresentato dall’ampia disponibilità di attività liquide: lo scorso settembre i depositi e il circolante superavano 1.600 miliardi. «In prospettiva, le risorse accumulate appaiono in grado di sostenere la capacità delle famiglie di onorare gli impegni finanziari anche in uno scenario avverso caratterizzato da riduzioni del reddito reale e incrementi dei tassi di interesse significativamente più elevati di quelli attesi», ha aggiunto il governatore.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 12 settembre con Flaminia Camilletti