2020-02-24
Attenti alla psicologia: può fare disastri
La storia è piena di esperimenti condotti sugli esseri umani per provare teorie che hanno lasciato sulle vittime segni indelebili In nome della scienza e senza alcuna etica, troppo spesso sono stati sacrificati i minori, in particolare se non avevano i genitori.PSICOLOGIDel piccolo Albert abbiamo non solo una foto, ma anche un video: digitate il suo nome piccolo Albert e lo troverete. Il nome è fasullo, per motivi di privacy, ma la storia del piccolo Albert è vera. Un bel caso di psicologia sperimentale.È entusiasmante leggere gli articoli originali sulla sua vicenda e constatare come gli autori completamente liberi da qualsiasi vincolo etico - l'etica è sempre una noia - potessero respirare un'aria potente dove, in nome della scienza, tutto era possibile. Il fatto che la psicologia, contrariamente alla chirurgia, non versi sangue (almeno non immediatamente), può spingere le persone a un'ingenua e folle idea che si tratti di qualcosa di innocuo. La psicologia, invece, fa morti e feriti.L'esperimento del piccolo Albert fu fatto dallo psicologo John Broadus Watson. Siamo nel 1920. Il piccolo Albert, di appena nove mesi, è ricoverato in ospedale. Non ha padre. Questo è un punto fondamentale, che non ci sia un padre che ti spacchi tutte le ossa che hai se fai male al suo bambino. Il piccolo è figlio di madre single che lavora nello stesso ospedale. Detto in parole povere: se mamma protesta, sarà licenziata. Albert cresce all'interno dell'ospedale, quindi può essere facilmente a disposizione degli sperimentatori.A otto mesi e ventisei giorni Albert è sottoposto al primo test: un suono può causare paura? Uno sperimentatore distrae il bambino mentre un altro colpisce con un martello una sbarra di ferro. Un rumore forte, sgradevole. Il bambino all'inizio è solo spaventato. Poi, però, scoppia a piangere: esperimento riuscito. Il suono della sbarra fa piangere il bambino. In seguito, al bambino vengono presentati numerosi, per così dire, «target»: topolino bianco, coniglietto, cagnolino, scimmietta, alcune maschere, bambagia, giornale infuocato e altro.Il piccolo Albert è un bimbetto coraggioso e non ha paura di nessuna di queste cose. Ma, se si fa risuonare l'orrendo suono della sbarra mentre gli vengono mostrate, ne è terrorizzato e, a quel punto, il terrore resta anche davanti all'oggetto senza più il suono della sbarra. Tenete presente che gli esperimenti erano fatti su un bimbo solo e senza la mamma, quindi con gli ormoni da stress già alti.Appena Albert allunga la manina per toccare il topino o altro, dietro la sua testa parte di nuovo il rumore della sbarra. All'inizio il bambino cade in avanti, con la faccia nel materasso ma senza piangere. Poi, al successivo colpo sulla barra, comincia a piagnucolare e, a quello successivo, piange disperato. E i colpi continuano. Alla fine, piangerà terrorizzato alla sola vista dei cosiddetti «target», senza più necessità di colpire la barra. Finalmente, il bambino perfettamente condizionato, appena vede il topolino o il cagnolino o la scimmietta o la bambagia o qualsiasi tipo di maschera o il fuoco comincia a piangere e urlare per il dolore. Perfino i capelli del ricercatore lo intimoriscono.Dopo circa tre mesi, il bambino è terrorizzato da innumerevoli cose. Gli autori, genialmente, concludono che questo potrebbe condizionare la personalità e quindi il corso della vita del bambino. A questo punto, pensano che cosa potrebbero fare per desensibilizzare il bambino. Ma ignorano che la madre si è resa conto di che cosa sta succedendo. Preso il suo bambino, la donna si licenzia e nessuno l'ha più vista. Immaginiamo che il piccolo Albert abbia vissuto una vita tranquilla, punteggiata da notevoli fobie e un continuo terrore di cose innocue. Immagino quanto lo abbiano sfottuto a scuola o sotto il militare e mi auguro che non abbia mai scoperto il potere dell'alcool sul terrore.Un altro esperimento psicologico brillantemente riuscito dove le cavie non se la sono passata troppo bene è il cosiddetto «Monster Study», svolto nel 1939 dal Wendell Johnson, dell'University of Iowa, e dalla sua dottoranda Mary Tudor, su 22 bambini orfani.Dati gli standard etici estremamente bassi dello studio, i risultati non furono pubblicati poiché lo psicologo americano temeva che sarebbe stato paragonato alle sperimentazioni del regime nazista. Quindi, è stato completamente inutile. La teoria da dimostrare è che se si ripete di continuo a un bambino che è balbuziente, alla fine lo diventa sul serio. L'esperimento riuscì: i bambini divennero balbuzienti.Per partecipare al test di Johnson furono reclutati piccoli orfani, divisi in due gruppi: balbuzienti e non balbuzienti. Ai bambini che avevano effettivamente avuto una balbuzie, fu detto che erano perfettamente sani mentre agli altri, che erano privi di balbuzie, fu detto che avevano bisogno di una severa logopedia per correggere il difetto.Fu loro diagnosticato che avevano grossi problemi di parola, fu loro ingiunto di fermarsi immediatamente appena non trovavano la parola, fu loro imposto di tacere se non erano certissimi di parlare bene. Furono duramente derisi e ripresi per ogni piccolo errore, vero o anche immaginario. Cinque bambini su sei svilupparono una balbuzie. Peccato che poi gli sperimentatori non furono in grado di curarla.Nel 2007, in realtà, sei degli originari 22 orfani hanno ricevuto circa un milione di dollari come compenso per il trauma emotivo causato dall'esperimento di Johnson. Gli altri non sono arrivati vivi a questa data. Ci domandiamo: quanti lavori hanno perso per una balbuzie, se qualcuno di loro è diventato alcolizzato, quanti non hanno osato proporsi alla donna che veramente amavano. I nostri complimenti agli sperimentatori.Nel 1961 ci fu invece l'esperimento di Stanley Milgram, fatto su adulti consenzienti (e, onestamente, questo lo rende più simpatico) e, anche qui, l'esperimento riuscito ha prodotto qualche danno sulle cavie e i loro parenti di primo grado, specie se conviventi.Apparentemente, la sperimentazione consisteva nello studiare gli effetti del dolore sulla memoria. I volontari erano divisi in due gruppi: il «gruppo A» cercava di memorizzare delle parole e il «gruppo B» lo puniva con scosse elettriche, progressivamente ingravescenti in caso di errore. L'esperimento, in realtà, era focalizzato sulla tendenza a eseguire supinamente gli ordini, anche se clamorosamente criminali. Il test in sé era una burla: nessuna vera scossa elettrica, infatti, fu somministrata. Chi riceveva le scosse (ovvero quelli che sbagliavano le parole), erano in realtà attori che simulavano il dolore delle scosse sempre più forti.Tuttavia, l'esperimento mise in luce alcune informazioni utili che, peraltro, avevamo già prima, anche se forse non erano state messe proprio così a fuoco. Si scoprì, per esempio, che una parte della gente esegue gli ordini e un'altra no. Si scoprì che quando ci sentiamo in colpa tendiamo a criminalizzare la vittima (non sono io che sono cattivo, è lui che sbaglia queste stupide parole). Insisto: erano tutte cose che sapevamo già. Il punto fondamentale, però, è un altro.Molte delle persone che parteciparono all'esperimento di Milgram divennero peggiori. Su che cosa sono stati basati il nazismo, il comunismo e tutte le altre dittature dove gente normale è diventata terribilmente violenta e criminale? Il cervello umano è basato su abitudini. Grazie all'esperimento molte persone hanno scoperto la gioia del sadismo: si sono abituati a infliggere dolore, si sono abituati alla terrificante sensazione che si prova ad avere un altro pugno. Persone che non avevano mai assaggiato l'ignobile affascinante calice dell'arbitrio, lo hanno trovato dannatamente piacevole. Del resto, i nostri antenati - gente che aveva due gambe e due braccia come noi -andava a vedere i cristiani torturati e bruciati al Colosseo.Nessuno pensi, dunque, che la psicologia sia neutra. Non lo è mai. La psicologia sperimentale ha fatto disastri, ma la psicologia è sempre sperimentale. E soprattutto, osservando un fenomeno, per il solo fatto di osservarlo, lo si modifica.Nulla in psicologia è mai stato o può essere neutro. Prendiamo nota: fare disastri è più facile che ripararli, distruggere è sempre facile mentre riparare non sempre è possibile. Chi distrugge la mente di un bambino, chi instilla il terrore o la disabilità in un bambino, chi ispira la crudeltà in un uomo non è uno scienziato. È un criminale.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)